di Fabrizio Scarpato
Rosa rosae rosae… come è difficile il latino; chi mi aiuta a fare la lezione, sulla prima declinazione?
I ragazzi di padre Tobia eran troppo a modino per bearsi di una bella bottiglia di Franciacorta declinata sui toni infiniti del rosa. Magari erano fottutissimi gastrofighetti degli anni sessanta, non a caso si definivano i ragazzi più ricchi del mondo, e avrebbero guardato col sospetto dell’ignoranza questo bellissimo color cipolla che sconfina nel grigio perla, pur riservando lampi ramati. Accattivante ed elegante, come la schiuma, discreta, mentre la bolla appare piuttosto impetuosa, grossa, pungente, spinosa. Dicevamo appunto come è difficile il latino, e come non ci sia rosa senza spine: luoghi comuni, che però spesso ci azzeccano, perché anche questo bicchiere subito dopo spara piccoli frutti rossi, fragoline di bosco, petali di viola e poco altro, forse un certo venticello minerale, forse un batuffolo di cipria. Così passi lesto al sorso che è pieno e appagante: l’effervescenza in bocca si fa diffusa, ammorbidendo e venando di sasso e talco l’imprescindibile nota di fragoliegia. Schiocchi la lingua, come non si dovrebbe fare, e indovini nel finale un bel morso di anguria, pensando che alla fine il latino, specie la prima declinazione, è tanto facile quanto bello