Ecco il comunicato ufficiale sulla vicenda dell’associazione Le Soste a cui afferiscono alcuni dei migliori locali italiani con cui si risponde al pestaggio mediatico nei confronti della cucina di qualita’: non potrebbero esserci argomentazioni migliori da usare contro una campagna che ha assunto il sapore di una esecuzione sommaria.
Non siamo soliti fare ricorso ai comunicati stampa per esprimere la nostra opinione e, anzi, è la prima volta che ricorriamo a questo mezzo. La ragione di una simile eccezione è la sorpresa che ci ha procurato l’improvvisa, quanto violenta, campagna di disinformazione alla quale stiamo assistendo.
Sarebbe facile sottolineare la totale mancanza di preparazione culturale, sia generale sia specifica, di chi esprime valutazioni sul lavoro di un cuoco, omettendo di assaggiare le sue preparazioni e limitandosi ad osservazioni estetico-funzionali che, persino per un neofita, apparirebbero superficiali.
Sarebbe anche facile ricordare alla redazione di Striscia la Notizia, evidentemente di ciò non informata, che assaggiare un piatto aiuterebbe a formulare giudizi sulla bontà dello stesso. Allo stesso modo, sarebbe facile notare come il lamento all’abuso chimico della trasmissione lasci il passo, nel corso degli spazi pubblicitari, a sponsor che promuovono prodotti, quelli si, realizzati con materie prime di non eccelsa qualità e debitori alla chimica.
Sarebbe, ancora, facile notare come sia un esercizio di viltà giuridica la finzione di riconoscere l’anonimato al cuoco italiano visitato a telecamere (coraggiosamente, complimenti!) nascoste, salvo rendere facile per chiunque la sua identificazione, nominando e mostrando i suoi piatti più famosi, che lo rendono riconoscibile a chiunque.
Sarebbe, tutto ciò, molto facile, ma ci porterebbe su una strada, quella del pettegolezzo, che lasciamo volentieri al nostro inatteso interlocutore e che è troppo lontana dalla nostra, fatta di studio, ricerca e preparazione.
Ciò che è più difficile, invece, ci interessa: fare informazione. Le nostre cucine, da sempre, sono aperte alle telecamere (preferibilmente visibili).
Per chi voglia vedere come lavoriamo, per chi voglia capire la differenza tra cucina ed arte culinaria, per chi voglia analizzare come e con cosa vengono fatti i nostri piatti, noi siamo qui, dove siamo sempre stati.
Non siamo, lo dicevamo inizialmente, persone abituate a parlare tramite comunicati stampa. Non amiamo parlare sui media, preferiamo farlo dalle nostre cucine e, quindi, ci torniamo immediatamente. Speriamo di non dover tornare sull’argomento o, quanto meno, di non doverlo fare in risposta ad accuse che si basano su argomenti come quelli che abbiamo sentito, ovvero che l’utilizzo di prodotti (non si sa quali, ma non importa.) da parte di cuochi (non si sa quali, ma nemmeno questo importa..) è legale, «ma per alcuni dovrebbe essere regolamentato». Argomentazioni del genere sono talmente prive di qualsiasi supporto, che rispondere in modo serio diventa impossibile.
Se, invece, qualche giornalista intendesse, illuminato su un’improbabile via di Damasco, capire che una zuppa inglese può essere buona e genuina anche senza muoversi, Massimo Bottura ed ognuno di noi è pronto a spiegarglielo.
Le Soste
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