Stefano Bonilli e Ferran Adrià. Stefano Bonilli e la voglia di cercare sempre il nuovo e raccontarlo. Lunedì di rientro dopo la follia del Ramadan italiano. Beh forse sarà un pezzo dedicato a una nicchia di lettori molto ristretta, ma una copertina del Gambero Rosso su Ferran Adrià rilanciata da Albert Sapere su Facebook mi ha fatto venire voglia di rileggere Stefano Bonilli sul tema. Il tempo è la misura delle cose, nel vino come negli uomini. E misura gli scritti, le canzoni, le poesie, i romanzi. Nell’epoca di Istragram questo scritto lasciato su Papero Giallo, diventa letterario. Lo ripubblico per i giovani cruochi, i giovani appassionati. Perché insegna che si diventa grandi con la creatività e la conoscenza della materia. Non copiando ricette e comprando prodotti preconfezionati. Più si è vicini al cibo, alla materia, più si nutre lo spirito, la creatività.
El Bulli chiude, due o tre cose che non sapete
Già nel 1976 il Bulli ottiene la prima stella Michelin ma al ristorante manca il telefono, la cucina è piccola, non c’è il parcheggio, un pranzo costa 350 pesetas, cioè € 4, mentre a Roses costa 100 pesetas, cioè € 0,90, e quindi il Bulli viene vissuto dagli abitanti della zona come ristorante costoso. Juli Soler, socio di Adrià, arriva al Bulli nel 1981, Ferran Adrià nel 1984, i due acquistarono El Bulli dagli Schilling nel 1990, nel 1992 venne costruita la nuova, grande cucina quale si vede ancora oggi e da quel momento la rivoluzione del Bulli non ha avuto più soste.
Ferran dopo essere stato in uno dei suoi numerosi viaggi da Jacques Maximin, capisce che deve sviluppare una sua cucina e inizia ad utilizzare ingredienti sconosciuti all’alta cucina come acciughe, sardine, uova di aragosta, olive verdi e grasso di Jamon ibérico.
La agar-agar in polvere che in Asia è conosciuta col nome di kanten e poi l’alga hanno permesso al gruppo creativo del Bulli di creare la gelatina caliente, una delle invenzioni del 1998 che hanno avuto più sviluppi nella storia del Bulli come per esempio la Versione calda de la “gelée de caviar a la creme de chou-fleur” di Joel Robuchon.Decine e decine sono state le invenzioni uscite dalle cucine del Bulli. Adrià e la sua equipe hanno cambiato definitivamente la cucina, la creatività che per anni si è manifestata attraverso menù sempre nuovi, fatti di centinaia di piatti nuovi creati ogni anno, dal 2014 si esprimerà attraverso le attività della Fondazione Bulli. E’ una svolta clamorosa e un’altra rivoluzione. Credo che ancora una volta Adrià sarà un passo avanti a tutti e del resto, come ha detto lui a conclusione della nostra intervista, “Anche mia mamma era stufa che fossimo sempre primi, i migliori, i più famosi. Era ora di ritirarsi”.
Dai un'occhiata anche a:
- Donne produttrici: il vino italiano al femminile 34| Marianna Annio
- I miei migliori morsi del 2024 in ordine di apparizione: 014 gli sfizi alla Tavernetta di Vallo della Lucania
- Dove mangiare la pizza alla Nerano con le zucchine
- I miei migliori morsi del 2024 in ordine di apparizione: 015 l’uovo in cereghino
- L’uomo cucina, la donna nutre – 10. A Montemerano la bistellata Valeria Piccini del ristorante Da Caino
- Donne produttrici: il vino italiano al femminile 38| Le sorelle Cotarella
- I Vini da Abbinare alla Mozzarella in Carrozza
- L’uomo cucina, la donna nutre – 9 Ad Alvignano Rita Cervera (Mamma Rita) della Pizzeria Elite Rossi