di Virginia Di Falco
Spazio Niko Romito è tornato a Roma. Per qualche anno all’ultimo piano di Eataly, ha aperto il 27 gennaio ai Parioli in piazza Verdi dove eleganti case liberty e l’imponente palazzo che fu sede della Zecca e Poligrafico dello Stato convivono loro malgrado con una delle costruzioni in alluminio anodizzato più brutte di Roma, che ospita l’Authority del mercato e della concorrenza.
Cominciamo dunque col dire che con Spazio Niko Romito Roma c’è innanzitutto una nuova iniezione di bellezza nel quartiere: architettura, design e arredamento hanno dato forma ad una idea in linea con le altre strutture dello chef imprenditore, ma con molti spunti di originalità.
Gli indirizzi in realtà sono due, anche se i locali sono comunicanti: c’è il format “Pane e Caffè” dedicato al bar, con forno per il pane e rosticceria per la colazione e l’aperitivo, aperto dalla mattina alle 23:00 e dall’altro lato, su via D’Arezzo il ristorante vero e proprio.
Già dai primi giorni di apertura il caffè è stato preso d’assalto, sia per la prima colazione (ottimo il pane appena sfornato, con la marmellata) che per un lunch veloce: dalla focaccia con patate a quella con pomodoro, parmigiano e limone; poi ci sono le zuppe, le polpette al sugo e le fettone di pane con i carciofi alla romana, il prosciutto affettato al momento o ancora, con la ricotta e aringa affumicata.
Dalla pasticceria, infine, dolci da prima colazione e dessert tradizionali, come la torta di mele e pinoli, la caprese con panna oppure la zuppa inglese.
Al ristorante, invece, i coperti sono una settantina, distribuiti tra una sala corridoio, parallela alla gigantesca cucina a vista, e la sala vera e propria ospitata in una veranda coreografica, circondata dal verde.
La pietra bianca, il legno al naturale, il ferro ricordano gli elementi di Casadonna, così come le linee essenziali e pulite di tavoli, sedie e mise en place.
In cucina, l’executive chef è Gaia Giordano, da più di cinque anni protagonista delle cucine di Spazio, prima a Roma e poi a Milano. In sala a coordinare la giovane squadra del servizio, Sabrina Romito e Valerio Capriotti, sommelier e maitre di lungo corso.
Insomma, un’apertura importante che si regge su spalle forti. Anzi fortissime: da un lato la fama di Niko Romito, con le sue tre stelle Michelin, dall’altro l’esperienza consolidata del team che lo affianca.
E infatti sebbene agli inizi, sala e cucina girano alla perfezione, ed è solo la comprensibile eccitazione da apertura che si respira durante tutto il pranzo a profumare di nuovo: per il resto non si avverte nessun segnale di rodaggio. Un servizio ben coordinato alterna il personale più giovane a quello più esperto; la distanza tra i tavoli e una buona insonorizzazione rendono piacevole il tempo di attesa.
Il menu è pulito ed essenziale: 18 voci, 6 per ogni portata, ciascuno dei piatti va dai 15 ai 18 euro. Verdure, ortaggi, legumi sono i veri protagonisti, prima ancora di pasta, pesce e carne. Il pane di grano di saragolla, appena sfornato, è buono e fragrante. La lista dei vini al bicchiere varia, curiosa e ben fatta.
Molti sono i riferimenti alle ricette della tradizione, dagli ziti cacio e pepe al baccalà e patate alla pizzaiola, dall’agnello con i carciofi al maialino alla cacciatora. Pochi i punti interrogativi, dunque, durante la lettura del menu.
Tra gli antipasti, elegante per gusto e presentazione la lingua brasata, vivacizzata dalla freschezza acida delle eteree sfoglie di rapa bianca. Sentori orientali, quasi da ramen contadino, nella zuppa di ceci, funghi cardoncelli e castagne.
Tra i primi, irresistibile il richiamo al ‘Reale’, il ristorante dei genitori dove Niko Romito ha iniziato la sua carriera, al quale è dedicato il piatto di cappelletti di scampi in brodo di crostacei, profumato al dragoncello.
Molto meno incisivo l’altro primo piatto provato, una zuppa di lenticchie, cazzarielli (piccoli gnocchetti di farina di semola e acqua, tipici dell’Abruzzo) e nocciole: il legume robusto e croccante, il profumo persistente e un po’ antico dei pomodori arrostiti avrebbero meritato un formato di grano duro perchè i minuscoli e fragili bocconcini di pasta fresca si perdono completamente nell’insieme.
Spazio Niko Romito Roma
Tra i secondi di pesce una tenera seppia arrosto con il suo estratto, accompagnata da verdure di stagione e da un delicato tono agrumato. Di grande efficacia, innanzitutto estetica, il piatto vegetale di radicchio tardivo e mandorle: per essenzialità e pulizia ad un primo impatto la memoria visiva corre alla verza fermentata e, paradossalmente, al piccione fondente e pistacchio del Reale di Casadonna. Sarà il rosso vivo, l’amaro assoluto, la morbidezza della crema di mandorle, unico elemento grasso. Davvero una intensa esperienza gustativa con un piatto di disarmante semplicità.
Chiusura dolce con un cremoso di mandorle a prova di goloso e un’intrigante crostatina integrale (con zucchero di canna) ricoperta di cioccolato bianco e profumata al pompelmo rosa.
In sintesi un’esperienza che consigliamo vivamente di fare. Una cucina di grande tecnica, dove Scuola ha la S maiuscola per la capacità indiscussa di saper trasmettere conoscenza e passione, senza noioso manierismo. Naturalezza ed eleganza dei piatti, ognuno con la propria storia e le proprie radici, con la sensazione di non perdere mai la bussola della Cucina italiana. Un’occasione, infine, per avvicinarsi all’alta ristorazione senza far soffrire il portafogli. Il che non guasta. Mai.
Spazio Niko Romito Roma
Piazza Verdi, 9E
06 8535 2523
Aperto: tutti i giorni a pranzo e a cena. Gastronomia e caffetteria dalle 7:30 alle 23:00.
www.spazionikoromito.com
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