Aperto sempre, chiuso domenica sera e martedì
Cerza Grossa – Sorbo Serpico
Tel. 0825 986683.
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La maturità è saper usare acceleratore e freno. Dalla macchina a tutti gli altri gesti della vita quotidiana. In cucina è soprattutto metter da parte la voglia di dimostrare che si è bravi e concentrarsi sui palati dei clienti.
Eravamo stati spesso da Marennà, ma, come dire, sempre i nvisita ufficiale abbinando un incontro con i Feudi e l’assaggio dei piatti. Stavolta invece lo abbiamo provato da clienti, prenotando la sera tardi del sabato (che bello una azienda vitivinicola che ti risponde alle 23 e ti da il numero del ristorante) e trascorrendo in tutto relax un pranzo domenicale così come lo intendiamo noi al Sud: pieno, ampio e protratto nel tempo.
La cosa che mi ha fatto più piacere di tutte è stato aver trovato il ristorante pieno e il personale molto motivato e mentre sto scrivendo vorrei ancora stare lì, segno migliore di come si è stati bene in un posto.
Paolo è un cuoco di mestiere, è stato a bottega da Heinz, poi è stato buttato in acqua come si fa con i bimbi e lui ha dimostrato di saper subito nuotare. Nel corso degli anni la sua cucina è migliorata in maniera esponenziale abbondonando un certo barocchismo tipico di molti cuochi della sua generazione impegnati a Roma e immedesimandosi sempre più nello stile campano.
Ma come possiamo definire questo stile? Buttando sempre uno dei due poli dalla torre: acidità al posto di morbidezza, pesce al posto di carne, orto protagonista, concentrazione su una sola materia prima regina della portata.
Paolo ha dunque nel corso degli anni semplificato e intensificato, i suoi piatti sono sempre più precisi, meno cerebrali e più diretti in gola. Non mancano i giochi di parole e di presentazione come vedremo.
Lo start è molto ben messo: freschezza e acidità mettono appetito, niente antipasti che già sono un pranzo. Molto prodotto, divertimento e poca voglia di stupire a tutti i costi, al massimo strappare un sorriso.
Altri piatti hanno una grandissima intensità, come il ceci e baccalà da manuale.
O anche questo canederli, che devono essere scomposti nel brodo perché in realtà si tratta di polpette friabili di verdure. A proposito di gioco. E, per restare in tema, assolutamente indovinati gli agnolotti del plin al gusto napoletano. Da mangiarne a badilate.
L’unico momento di indecisione lo viviamo nella zuppa nella quale capiamo il senso di aggiungere il crudo, ma il risultato finale lo annulla. Resta un buon piatto di mare con un ossimoro non risolto.
I tre piatti di carne, invece, sono semplicemente da manuale, perfetti, rivelano la lunga scuola e, probabilmente, anche la vocazione del nostro giovane cuoco. Triplo bonus per il pollo in carta, alla francese.
Anche il finale dolce è una continua ascesa: proposte divertite, non zuccherine, non grevi, sostanzialmente leggere.
L’esperienza dunque, che costerà sui 50 euro, è sicuramente positiva e in crescita. La nostra impressione è che Paolo Barrale ha ancora molto da esprimere: lui ci ha messo passione e bravura sicuramente, ma val bene la pena di ricordare quanto sia importante per chi svolge lavori creativi potersi esprimere in sicurezza.
L’occhio lungo dei Feudi è stato questo e i fatti, dopo anni di batti e ribatti, stanno dando ragione a chi ha voluto mantere il Marennà.
Da Napoli 50 minuti, da Salerno una trentina, trenta anche da Benevento: un fuoriporta tra le vigne in ua sala ricca di sole ben gestita da Angelo Nudo anche quando è piena come un uovo.
Alè.
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