Roma Caput Mundi, ca va sans dire. Da qualche anno la Capitale ha vissuto un processo di internazionalizzazione del panorama gastronomico. Ristoranti etnici di ogni tipo hanno colorato la grande bellezza capitolina di sapori e profumi d’Oriente ed allargando il tradizionale panorama culinario all’ ombra del Colosseo. A dominare la scena, come moderni imperatori, sono ovviamente i ristoranti giapponesi. La cultura modaiola e trendy del sushi è approdata anche quì ed è proprio a Roma che ha raggiunto l’ apice della ricercatezza e raffinatezza estetica, a tratti un pò barocca. Uno dei ristoranti giapponesi più noti di Roma è senza dubbio Somo Sushi Restaurant. Progetto concepito e realizzato dall’architetto spagnolo Elena Piulats, Somo fonde la tecnologia e la modernità allo stile orientale. Design e modernità sono gli elementi che trasportano i clienti in un viaggio virtuale verso l’ oriente. Il decoro del ristorante è molto ricercato e sofisticato, ma non è marcatamente giapponese, anzi. Gli elementi sono “Pan-Asiatici”: legni, statue del Buddha, tatami, drappi, tessuti. Luci ed ombre si combinano per creare una sala davvero unica nel suo genere, moderna, contemporanea e maestosa. Somo Sushi Restaurant infatti, è noto per essere il punto di riferimento dei personaggi famosi della capitale per una cena giapponese a base di sushi e non solo.
Mise en place e ligne de table in linea con il decoro della sala. Legno e pietra, beige, oro e marrone. Colori e materie che vogliono riflettere la filosofia nipponica del legame forte tra l’ uomo, la spiritualità e la terra. Complessivamente l’ effetto scenico è di chiaro impatto, anche se a ben vedere, i colori caldi alla lunga finiscono per diventare opprimenti e troppo assorbenti, impedendo di godere appieno dell’ ambiance. Il design degli interni forse qui è portato troppo ad un eccesso di essenzialità.
La linea di cucina di Somo è essenziale ed è pensata al fine di far brillare la materia prima, il pesce freschissimo, magari accompagnato da qualche verdura o da qualche spezia ad accentuarne la presenza. Non c’è spazio per gli sperimentalismi. Tutto è materia ed essenzialità e va benissimo così. La prima portata è stata un Temaki, cono di alga Nori con salmone, avocado e uova di salmone Ikura. Alga nori freschissima e croccantissima, parte centrale della ventresca e del filetto salmone, le sue uova e fette di avocado. Gusto avvolgente, semplice, immediato e rotondo. La qualità del salmone è magnifica e l’ avocado non risulta essere troppo terroso. Un piatto monodimensionale questo è certo, semplice ma centrato.
Seconda portata in linea con la prima. Tartare di salmone con avocado e crema di zucchine alla menta. Repetita Iuvant. La ripetizione della materia prima quì non stufa, la diversa consistenza ne aiuta ad apprezzare la profondità del gusto e dei profumi. La crema di zucchine alla menta inoltre è un richiamo riuscitissimo ad un elemento di Romanità che sicuramente caratterizza la proposta di Somo. Nella crema si percepiscono distintamente oltre al tocco aromatico della menta, erba aromatica della tradizione romana, anche i cristalli di fior di sale e l’ olio extravergine di oliva in lucidatura, che gli donano colore, consistenza ed eleganza.
Seconda delle Tartare, una tartare di tonno rosso, sedano e crema al wasabi. Semplice, forse troppo. Sedano un po’ fibroso e wasabi troppo diluito e sbiadito se aggiunto ad una crema. Peccato perchè la materia prima è di livello eccezionale. Garantito. In tal caso forse proporre una tartare più mediterranea, o magari giocata sulle note acide o agrumate sarebbe stata la scelta ideale per elevare la carnosità di questo straordinario tonno rosso del mediterraneo.
Sushi Set. Tra i soliti noti un pò troppo semplici quali, salmone, branzino, gambero rosso, California Roll, orata e quant’ altro, brilla sotto la luce dei riflettori l’ ombrina. Sia i nigiri di ombrina che i rolls con ombrina, mango e patè di edamame sono davvero unici. Questa interpretazione filosofica della cucina fusion è davvero innovativa. Un fusion visto dalla prospettiva del Giappone. Sushi riproposto con pesci e materie prime dei nostri mari. Addirittura nel connubio, la commistione di sapori risulta essere ancor più vincente che in altri casi. Una selezione che sebbene non sia di matrice omakase, denota personalità e pensiero nelle scelte e negli abbinamenti.
Ad un livello superiore è il filetto di Black Cod, con funghi porcini e duxelle di funghi Shiitake. Basta la foto per capire la qualità della materia prima e la perizia nell ‘esecuzione. Due elementi, tecnicamente ineccepibili e messi bene sul piatto. Come dicono in Giappone, madre natura è la vera artista, l’ uomo deve solo stare attento a non complicare troppo le cose.
Vale il prezzo del biglietto il signature roll di Somo Sushi Restaurant, il loro take, la loro interpretazione del tradizionale California Roll. Questa visione fusion alla romana infatti prevede l’ ultilizzo della spigola marinata al lime, cetriolo ed avocado. Agrumato, leggero e delicato. Il fatto che non ci siano salse e salsine all’ interno rende il tutto ancor più fresco e godibile. La spigola, sebbene inusuale si presta divinamente all’ interno di questa preparazione e non risulta essere assolutamente coperta dagli altri sapori, anzi forse viene esaltata sia dalla marinatura che dalla nota croccante del cetriolo all’ interno. Il riso che Somo utilizza è un Nishiki, versatile ed ambivalente, si presta sia per le preparazioni calde che per il sushi. Non ha una grande personalità, ne viene accentuato dai condimenti questo è certo, ma se il concept del ristorante vuole far brillare il pesce, allora l’ assenza di verve è pienamente giustificata.
Stile e personalità. Eleganza e raffinatezza. Semplicità ed immediatezza. Queste sono le linee guida e le parole chiave che hanno fatto di Somo uno dei ristoranti giapponesi più apprezzati di Roma. La contaminazione c’è, ma a ben vedere il cuore vivo e vibrante di Trastevere c’è sempre e batte più forte che mai, nella materia prima e nella cordialità dello staff, attento a dare al cliente un servizio puntuale, cortese ma mai invadente. S.P.Q.R: Sushi Pure Quì a Roma!
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