26 ottobre 2002
Critichiamo ancora i prezzi troppo alti dei vini campani. Anche perché crediamo proprio che alcune bottiglie abbiamo raggiunto una cifra tale da non poter davvero più salire per i prossimi anni. Per questo a noi piace segnalare chi, come Antonio Ciabrelli e tanti altri, da venticinque anni tira dritto per la sua strada senza cedere alle mode. Cinque ettari a conduzione biologica in quel di Castelvenere, nel cuore della appetitosa Valle Telesina, dove Antonio prosegue il lavoro del padre Raffaele (via Italia, 3. Telefono 0824 940565, sito www.ciabrelli.it). Spenderete non più di cinque euro per una bottiglia di Solopaca Bianco Vigna di Castelvenere da uva grieco, cerreto, falanghina, coda di volpe e malvasia. Stessa spesa per il Solopaca Rosso da sangiovese, aglianico, piedirosso e sciascinoso. E starete ben piazzati con due vini da spendere a tutto pasto, magari proprio nella struttura agrituristica di Antonio avviata dieci anni fa dove si propone la cucina tipica dell’Appennino meridionale. Nella stessa fascia rientra anche la Falanghina, più morbida di quella dei Campi Flegrei, ottima come aperitivo. Il Coda di Volpe è poi una sorpresa ed è incredibile pensare che fino a non molto tempo fa era considerato solo un vino da taglio. Insomma, con Ciabrelli verifichiamo ancora una volta quanto scritto in altre occasioni in questa rubrica su tutte le aziende sannite: qui il rapporto tra la qualità e il prezzo è tra i migliori. Da quel che abbiamo visto in giro siamo sicuri che proprio in questo enorme museo all’aperto di tutti i vitigni piantati negli ultimi decenni in Campania usciranno le novità più interessanti per i consumatori e per gli appassionati. Completano la gamma il Barbera e l’Aglianico, due rossi più impegnativi da spendere sui sughi robusti dei giorni di festa. Non lontano da Castelvenere, a Sant’Agata dei Goti, dalla nuova e moderna cantina di Mustilli (via dei Fiori, telefono 0823 717433. Sito www.mustilli.com) esce il Grifo di Rocca, aglianico giovane presentato alla stampa appena sette giorni fa. Lo beviamo in trepida attesa del Merlot di Leonardo, tra poco in elevamento da bottiglia per qualche mese la cui uscita applaudiamo. Il celebrato Patrimo non poteva restare solo sulla scena e a noi piace tantissimo l’idea di avere il primo Merlot dei Goti! Anche perché quei poveri barbari erano inzuppati solo di birra quando furono massacrati dai Bizantini.