di Monica Caradonna
Solaika Marrocco. È donna, ha appena 22 anni, è salentina, di Parabita, porta sempre una treccia e si emoziona facilmente. Ma quando è in cucina testarda e determinata e non sente il passare del tempo. È Solaika Marrocco, classe 1995 e ha vinto la settima edizione del premio Birra Moretti Grand Cru 2017.
Solaika Marrocco, hai vinto con un piatto che sulla carta era sbagliato.
Sì, era completamente sbagliato. Qualunque sommelier mi avrebbe dato della matta. Ho azzardato. Abbinare i Turcinieddhi a una birra bianca è un errore, ma quella era l’unica birra che dava la giusta pulizia e freschezza alla complessità della mia idea. Anche Silvia (maitre e sommelier del Primo restaurant di cui Solaika è executive chef-ndr) era titubante, ma quando le ho fatto assaggiare il piatto l’ho convinta. Ho preparato una ricetta unica, modificando una proposta che avevamo già in carta, ma ora appena torno al ristorante voglio inserirlo così come l’ho presentato alla giuria. Anche Paolo Marchi mi ha detto che sono stata coraggiosa con questo abbinamento.
Sei giovanissima e praticamente autodidatta, ma c’è una cucina alla quale ti ispiri?
Ho frequentato l’istituto alberghiero ma poi non sono stata mai in un grande ristorante. Ho fatto qualche evento al fianco di Maria Cicorella nella cucina de I Sensi, il ristorante dell’azienda vitivinicola della famiglia Cantele, ma niente di più. Sono stata sempre molto curiosa e non smetto mai di leggere, studiare, osservare. A me piace cucinare con il cuore e seguo la strada della semplicità Credo sia molto più difficile emergere con una cucina semplice, essenziale, pulita, senza fronzoli. Ce lo insegna Niko Romito. Lui è uno degli chef che seguo di più e mi piacerebbe provare la sua tavola. Magari con il premio andrò a Castel di Sangro, anche perché diversamente non potrei permettermi di frequentare i grandi ristoranti che ho nel cuore.
Coraggiosa, quindi?
Mi piace sperimentare, osare e provare sempre prodotti nuovi. Non mi pongo limiti in cucina. E in questo devo ringraziare Silvia Antonazzo e Marco Borelli, i proprietari di Primo restaurant, perché hanno creduto in me, hanno scommesso su di me e mi hanno dato la più grande opportunità della mia vita. Sarò per sempre grata a loro e al sogno che mi stanno facendo vivere. Ma accanto alla voglia di sperimentare nuove tecniche sono molto curiosa della storia, della tradizione di casa mia, vado alla ricerca di ricette antiche. Nella mia cucina non possono mai mancare i pomodori e l’olio che sono l’emblema della mia Puglia.
C’è un piatto che ti rappresenta?
I tortelli dal ripieno liquido. Cambio il ripieno ad ogni stagione. Sono un po’ come me.
Sì, proprio come Solaika Marrocco resistente al tempo ma in continua evoluzione. Una ragazzina apparentemente timida, che ancora ha difficoltà a gestire le emozioni, ma quello verrà con l’esperienza, o forse no, e resterà quel volto ingenuo ma determinato di una donna pugliese che come la cucina di questo territorio sta crescendo, che si sta facendo spazio, che sta dimostrando che la Puglia ha una storia straordinaria da raccontare anche a tavola.
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