di Marina Alaimo
Il Consorzio di Soave è molto attivo, sostiene soprattutto il principio del fare ed il 23 e 24 maggio ha aperto le porte alla stampa ed agli operatori del settore per presentare le ultime annate e l’innovativa scheda di valutazione dei vini in 3 D. Le tre dimensioni del vino: origine, stile, valore. In effetti già da qualche tempo ci si è scostati molto dai canoni consueti e un po’ riduttivi delle schede di degustazione, dando maggiore spazio ai concetti di tipicità e coerenza con il territorio di appartenenza. Il nostro Paese si accende dei molteplici colori declinati dalle tantissime realtà vitivinicole.
Ognuna legata ad un territorio preciso, fatto di gente, di storia, di vitigni e vini con una identità forte e propria. In effetti è proprio questo il nostro vantaggio. E la grande attenzione ormai incentrata sulla produzione vitivinicola spinge consumatori e appassionati a ricercare soprattutto questi caratteri. Il Consorzio di Soave ha quindi colto la giusta direzione del vento ideando la scheda in 3D che obbliga ad avere il cervello ben acceso durante la degustazione ed a individuare coerenza e verità di stile nel vino in assaggio. Abbiamo trovato particolarmente valido ed interessante il lavoro di zonazione condotto sulle diverse zone del Soave che riesce ad esprimere una pluralità di realtà ben identificate. Si può ritenere un modello produttivo assolutamente valido, dove la vigna regna sovrana disegnando un paesaggio splendido e di grande armonia. Pochi i centri abitati e costretti in spazi ridotti.
E’ la pergola veronese a presidiare il territorio, totalmente destinato alla viticoltura. La natura vulcanica dei suoli dà poi quella spinta in più ai vini ormai riconosciuta, tanto che il format Vulcania, ideato dal Consorzio di Soave e allargato ad altri territori italiani, sta ottenendo un grande successo. Sia in Italia che all’estero. La coerenza stilistica è poi rappresentata soprattutto nella solida scelta di produrre un unico vino bianco, forti della consapevolezza della massima espressione della gaganega in questi luoghi. Senza ricercare inutili adattamenti alle tendenze di mercato.
Qui si è puntati ad una identità precisa ed autentica. Ed il tempo, mentore infallibile, ha dato pienamente ragione alle scelte di partenza. La pioggia insistente di questi giorni ha impedito di godere a pieno dei vigneti e del paesaggio. Ma nonostante ciò hanno saputo incantare non poco i visitatori. Il Soave non si è ancora aperto in maniera decisa all’enoturismo. Certamente questo tipo di attività costituirà un altro solido motore di sviluppo per la gente del luogo che già vive una economia stabile, improntata totalmente sulla produzione vitivinicola.
I vini in assaggio hanno raccontato un certa diversità di stili ed espressioni. Nella maggior parte dei casi il Soave rappresenta sempre un gran bel bere in bianco.
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