di Redazione Slow wine
Sicilia
Ci piacerebbe, un po’ provocatoriamente, che Slow Wine 2013 facesse capire ai consumatori che il vino siciliano… non esiste. Gli ultimi due decenni di boom enologico hanno comunicato un’immagine univoca della regione, complice anche il fatto che gran parte dei vini era imbottigliata sfuttando la “comoda” Igt Sicilia. In questo modo tutto è finito in un unico, gigantesco calderone. Risultato: ogni zona si piegava a produrre vini fatti con lo stampino, iperconcentrati, alcolici, “meridionali” a tutti i costi, a volte autentiche “marmellate” che facevano persino fatica a ruotare nel bicchiere.
La Sicilia, al contrario, è formata da così tanti territori differenti da avere ancora enormi potenzialità nascoste; potenzialità che, se ben interpretate, potrebbero fare di questa regione una delle zone a più alta vocazione qualitativa del nostro Paese. Il nero d’Avola come vitigno può essere preso ad esempio come emblema dell’omologazione. Fino a cinque anni fa era un vino così di moda che si trovava in tutti i wine bar italiani. Poi è scomparso. Come mai? Perché a forza di propinare vini poco dinamici e piatti, senza anima gli appassionati hanno abbandonato la “moda”.
Peccato, perché il nero d’Avola ha potenzialità incredibili se vinificato con serietà. Tra l’altro non è neppure così ricco di colore o di grado alcolico se non si ricorre la doping… A noi piace molto, moltissimo e di seguito vi indichiamo quelli che meglio si sono comportati nelle nostre degustazioni. Il Cerasuolo, che è composto per buona parte da nero d’Avola avrà un post a parte e quindi non rientra in questo elenco.
Vini Slow
Suber 2010 – Gianfranco Daino
Oltre al nero d’Avola anche frappato e alicante, che danno vita a una bottiglia dal carattere intenso e dalla bontà sopraffina, vera interprete di un territorio poco conosciuto come quello di Caltagirone.
Grande Vino
Don Antonio 2009 – Morgante
Un vino possente, ma che non stanca mai, con ciliegia e cappero e una lunghezza che ci ha colpito al cuore.
Vino Quotidiano
Cadetto 2010 – Tenuta Barone La Lumia
Centuno 2010 – Viticultori Associati Canicattì
Eloro 2009 – Curto
Kerasos 2011 – Valdibella
Noto Nero d’Avola 2010 – Marabino
Scurati Rosso 2011 – Ceuso
SP 68 2011 – Arianna Occhipinti
Il Cadetto è una sorta di sopravvissuto di un’epoca lontana. Un vino antico, ma allo stesso tempo di grandissima attualità, perché sa parlare la lingua del suo terroir. Il centuno continua anno dopo anno a convincerci davvero tanto, perché ha una beva travolgente e una purezza olfattiva gradevolissima. L’Eloro ha profumi estremi e selvatici, con acciuga e cappero. davvero intrigante. Valdibella è come sempre una piacevolissima scoperta, grazie a questo Kerasoso dalla beva semplice, goduriosa e leggiadra. Molto convincente il Noto di Marabino, profondo e intenso. Lo Scurati è gradevole e ben definito nelle sue tonalità fruttate. Infine, il piccolo, grande capolavoro di Arianna Occhipinti, la cui maturità stilistica ci consegna un vino dal prezzo conveniente ma dalle note organolettiche complesse e ricche.
Puglia
La mole di riconoscimenti che leggerete di seguito vi darà l’impressione chiara di quanto il Negroamaro e il Primitivo ci siano piaciuti. In Puglia abbiamo la fortuna di avere un gran numero di cantine che sanno interpretare con grande maestria queste due varietà autoctone, esaltando le potenzialità dei terroir dove vengono coltivate. Per il Primitivo sono naturalmente spopolano i due areali principali che sono Gioia del Colle e Manduria. Qual è il nostro preferito è veramente difficile dirlo. Il Salento resta la principale area quali-quantitativa della regione grazie a una viticoltura da tempo improntata alla qualità. I vini rossi sono soprattutto a base negroamaro, pieni di calore mediterraneo e in grado di maturare per molti anni, sono di nuovo all’attenzione del grande pubblico nazionale, sebbene i principali estimatori siano soprattutto all’estero. Discorso in parte diverso per il Primitivo, che riscuote un crescente successo da diversi anni anche in Italia grazie ai nuovi stili affermatisi prima a Manduria e poi a Gioia del Colle, accanto alle versioni più tradizionali; persino nel Salento adriatico, tra Brindisi e Lecce, questo vitigno dà vita a vini sempre più prestanti.
Vini Slow
Alberelli Di Negroamaro 2008 – L’Astore Masseria
Duca d’Aragona 2006 – Francesco Candido
Gioia del Colle Primitivo 17 2009 – Polvanera
Gioia del Colle Primitivo Ris. 2008 – Pietraventosa
Le Braci 2006 – Azienda Monaci
Primitivo di Manduria Dolce Naturale 2008 – Attanasio
Primitivo di Manduria Dolce Naturale Il Sava 2007 – Vinicola Savese
Il vino de L’Astore Masseria è figlio di un vigneto del 1947, pochissime bottiglie di un vino da uve surmature che ci regala un magnifico spaccato di una viticoltura preziosa e che vale la pena preservare. Il Duca d’Aragona è un vino aristocratico, frutto del blend di negroamaro e montepulciano. Su Polvanera ormai tanto inchiostro è stato utilizzato e quindi non aggiungiamo molto se non che è una delle aziende più interessanti del Sud intero: Chiocciola, Vino Slow e Vino Quotidiano, basta? Anche il vino di Pietraventosa è realizzato sfruttando vecchi alberelli e ci regala una beva coinvolgente e pura. Le Braci riesce a sintetizzare perfettamente complessità gustativa, eleganza, fittezza della polpa e dei tannini, estrema piacevolezza. Il Dolce Naturale di Attanasio fa parte di una tipologia di vino che pare essere stata incomprensibilmente abbandonata, il risultato? Una bottiglia dalla complessità quasi inarrivabile. Quello della Vinicola Savese è un grande classico della tradizione di questo spicchio di territorio, un dolce non dolce…
Grandi Vini
Gioia del Colle Primitivo Etichetta Nera 2010 – Plantamura
Patriglione 2007 – Cosimo Taurino
Primitivo Gioia del Colle Chiaromonte Ris. 2009 – Chiaromonte
Primitivo di Manduria Es 2010 – Gianfranco Fino
L’Etichetta Nera di Plantamura è semplicemente buonissimo, altro da aggiungere? No! Il Patriglione è uno dei vini icona della Puglia e ci regala un sorso aristocratico e prezioso. Il Primitivo di Chiaromonte è ambizioso nell’impostazione e il risultato è all’attezza dell’impegno del produttore e del prezzo della bottiglia. Infine l’Es unisce la tipica potenza e struttura a un corredo gusto-olfattivo improntato all’eleganza, alla bevibilità e alla giusta presenza tannica; doti che, unite alla freschezza, anticipano la grande longevità.
Vini Quotidiani
Gioia del Colle Primitivo 14 2009 – Polvanera
Nativo 2010 – Duca Carlo Guarini
Armecolo 2011 – Castel di Salve
Negroamaro Maru 2011 – Castello Monaci
Primitivo Dolce Naturale 2010 – Masseria Ludovico
Di Polvanera si è scritto sopra, molto intrigante e gradevole. Il nativo è fresco ed elegante. L’Armecolo è un blend ottimamente dosato di negroamaro e di malvasia nera, persistente e avvolgente. Infine il bel vino di Castello Monaci è capace di regalare una pregevole piacevolezza del frutto senza snaturare le caratteristiche del negroamaro. Il vino di Masseria Ludovico è fresco, fruttato, elegante, mai stucchevole: un elisir dolce che può essere un meraviglioso Vino Quotidiano.
Venite ad assaggiare questi vini unici e acquistate il vostro biglietto per la degustazione del 28 ottobre 2012 in occasione della presentazione di Slow Wine 2013, perché saranno lì ad attendervi!
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