di Pasquale Carlo
LAZIO
Le due chiocciole laziali sono espressione di due precisi vitigni, entrambi a bacca bianca. Da una parte Sergio Mottura, con le inaspettate ed interessanti sfaccettature del grechetto; dall’altra la cantina Sant’Andrea, con i diversi discorsi interpretativi del moscato di Terracina.
SERGIO MOTTURA
Poggio della Costa – Grechetto 2009
Non è un caso che due etichette di Mottura ottengano anche il fregio di Vino Slow e di Grande Vino. Alla versione che con molta ristrettezza definiamo base va la menzione di Vino Slow. Il calice convince fino in fondo grazie ad una piacevolissimo e persistente bagaglio acido. In apertura c’è grande soddisfazione per l’ampio ventaglio olfattivo vegetale e fruttato a cui segue, in perfetta corrispondenza, un impatto di verve giovanile al palato dove il vino offre con schiettezza tutto il suo bell’equilibrio.
Latour a Civitella – Grechetto 2007
L’evoluzione del vitigno ci offre un vino più complesso. Naso più nascosto rispetto alla versione precedente e non a caso il vino mi ha interessato soprattutto al palato, con bella frutta gialla matura e note sapide che rendono particolarmente piacevole il finale. Sicuramente un bianco capace di vivere diversi anni. Muffo – Grechetto 2007 Pur non avendo ottenuto altri tipi di valutazioni in guida, la versione “dolce” del grechetto di Mottura mi ha particolarmente colpito. Dove “dolce” viene usato volutamente con le virgolette. Le noti muffate sono di grande eleganza ed al naso fanno alternanza con sentori di miele ed altre note dolci. Il palato fa dimenticare quasi tutto il dolce mentre l’eleganza si lascia accompagnare da una piacevole freschezza. Un vino per formaggi erborinati.
CANTINA SANT’ANDREA
Oppidum Moscato di Terracina secco 2009
Su questo sito abbiamo già scritto della versione 2007 di questo vino veramente interessante. Piace l’intensa avvolgenza al naso del calice, che evidenzia in maniera esuberante l’impianto olfattivo tipico del vitigno. Come nelle versioni precedenti il palato è tutt’altra cosa, dove l’aromaticità si avverte con il grado giusto e si crea un bel equilibriodi alcol ed acidità. A trovare una pecca resta da dire che rispetto alla versione 2007 il vino (Vino Slow) si coglie leggermente più corto. Sogno Circeo Rosso 2007 Come da tradizione del Lazio meridionale ecco un uvaggio tra merlot e cesanese, affinato per dodici mesi in legno e sostato per un altro rilevante periodo in vetro. Frutta rossa al naso ed al palato dove si avvertono le noti conferite da un buon uso del legno. Moscato di Terracina passito Alla lavorazione vengono dedicate le uve lasciate dopo la raccolta per la versione secca che restano sulle piante per circa tre settimane. Dopo l’appassimento si giunge alla lavorazione sul finire del mese di dicembre. L’impianto olfattivo cede parte della sua esuberanza per dare posto ad albicocca e fichi secchi. In bocca il vino non è stucchevole per via del buon tasso di acidità.
SARDEGNA
Le quattro chiocciole sarde mostrano una Sardegna dai svariati volti enologici. Non è un discorsosolo di vitigni, ma anche di processi lavorativi e soprattutto di uomini tenaci, ben fermi e sorretti dalle proprie convinzioni.
TENUTE DETTORI
Dettori bianco 2007
E’ il discorso più estremo, con il produttore che segue processi lavorativi a dir poco insoliti. Il vino resta tre anni in vasche di cemento, con temperatura non controllata. Questo bianco paga peròun problema di volatile particolarmente evidente che potrebbe anche allontanarci dal calice. Ad andare fino in fondo emerge un bell’agrumato ed un alcol sostenuto caraatterizzante un vino particolarmente caldo. Tuderi 2006 Anche in questio caso il processo lavorativo è più o meno lo steesso. Il naso si mostra più piacevole anche all’impatto rispetto alla versione bianca. Quello che colpisce è un impianto olfattivo con marcate note di erbe aromatiche: c’è mirto ma anche timo e rosmarino. E queste note si avvertono anche al palato, soprattutto nel finale. In bocca il vino deve poi faare i conti con un tasso alcolico veramente estremo, visto che siamo sui 16°.
PANEVINO
Forse la nuova guida di Slow Food è bella soprattutto perchè si ha modo di conoscere oltre ai vini anche le storie degli uomini che ci sono dietro. E sicuramente GianfrancoManca di storie non potrebbe raccontare. Al suo banco la degustazione è stata, per così dire, monca, visto che abbiamo avuto la possibilità di degustare solo il rosso Piccadè Isola dei nuraghi Igt. Uvaggio di carmignano e monica, due uva che provenngono dalla stessa vigna. Al naso discreta complessità con il pepe a primeggiare e bella rotindità al palato dove si avverte una avvolgente frutta rossa matura e una piacevole freschezza.
ORLANDO TONDINI
Karagnanj Vermentino di Gallura 2009
Un rosso travestito da bianco. Calice di buona fattura, particolarmente viscoso l’impatto al vetro in virtù del tasso alcolico che si attesta sui 14.5°. Ma il bello del vino e che ne al naso e neemmeno in bocca tutto questo alcolo si avverte. Olfatto ampio, grazie alle buone escursioni termiche, di cono i produttori, che gode la zona dove è la vigna. Al palato le note agrumate e la frutta gialla convince appieno e mostra una bella persistenza. Vino piacevolissimo. Siddaju 2007 Ecco un’altra storia insolita da raccontare, questa volta legata al vitigno. Uvaggio di nebbiolo (si, nebbiolo), sangiovese e cannonau. Se questo vino mi ha convinto è forse dovuto anche all’utilizzo del legno che si è voluto perseguire: 18 mesi di affinamento, ma in tonneua di 5 quintali. A seguire una lunga stasi in bottiglia. Belle note di fumè sia al naso, dove emerge tanta frutta rossa, come in bocca, dove tuttavia il vino fa scorgere qualche insolita nota di mineralità che non dispiace affatto. Il finale è legante, con tannino ben ammorbidito.
Lajcheddu passito 2007
Restiamo a parlare di cose insolite. Questo vino dolce parte da uve moscato. Ed il vitigno si avverte tutto al naso, mentre il palato resta sempre piacevole, mai stucchevole grazie ad una bella irruenza di acidità. Ben fatto.
CAPICHERA
Vigna’ngena Vermentino di Gallura 2009
Un vermentino di Gallura in piena regola, tipico e convincente. Calice elegante e di struttura, dolce ed agrumato al naso e complesso e rotondo al palato, dove si avveerte una elegante vena acida che lo accompgna a lungo. Ed è proprio nel finale che il vino si fa ancora più inteeressante, mai stucchevole e di lungo affondo.
Capichera Assajè 2007
Il protagonista del calice è il vitigno carignano. (syrah). Un rosso elegante già dal colore, con un rubino particolarmeentebrillante ed evidenti riflessi di gioventù. Vino di grande potenza ma mai invadente, polposo e vellutato al palato dopo l’ingresso ancora fruttato al palato dove si inizia ad avvertire anche belle evidenze balsamiche. Nel finale in bocca tanta complessità vieene accompgnata anche da una piaacevole avviso di mineralità. Un rosso certamente da provare.
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