160 aziende tutte riunite nei saloni della splendida Reggia di Venaria, qualche volto conosciuto, ma poi tanti piccoli vignaioli, fuori dagli onori delle cronache delle guide tradizionali, proprio a significare che questa guida è semplicemente DIVERSA, analizza altri parametri da una diversa angolazione come sottolineato stamattina da Burdese e da Carlo Petrini.
Delle regioni “camminate” dal panel di Slow Wine guidato da Luciano Pignataro, abbiamo tanto parlato in questi anni, cii siamo invece “divisi” i compiti per illuminare anche le chiocciole delle altre regioni del sud, Abruzzo, Puglia, Lazio, Molise e Sicilia. A me sono “toccati” Abruzzo e Puglia, due regioni che adoro. Quattro le chiocciole in Abruzzo, l’unica regione con una forte presidenza di nomi storici, Valentini, che purtroppo non ha inviato nessun rappresentante a prendersi cura del magnifico Montepulciano D’Abruzzo 2006.
Subito di fianco un altra celebrità, i vini di Emidio Pepe, tre annate di montepulciano in degustazione, 2000, 2001 e 2007. Il consueto stile dell’azienda, già apprezzato a Sorrento lo scorso luglio, si conferma alla grande in questi vini che seguono un processo di vinificazione naturale, vasche di cemento e lunghissimo affinamento in bottiglia. Sentori di forte evoluzione pper le annate 2000 e 2001, potente freschezza del frutto, grande vivacità di colore per la 2007, da poco immessa sul mercato.
Pecorino igt 2009 e due montepulciano per Cataldi Madonna: molto buono il Pecorino 2008 – l’azienda lascia affinare i vini in bottiglia almeno 12 mesi prima dell’immissione al consumo. Profumi evoluti e minerali ” da riesling”, colore giallo paglierino con brillanti e vivaci riflessi dorati segno di freschezza e longevità. In bocca è un capolavoro di corrispondenza gusto olfattiva e persistenza aromatica, l’oscar degli assaggi per oggi. Peccato anche per Praesidium da Prezza, anche per loro nessuno a rappresentare l’azienda e il vino abbandonato sul banco.
In pochi passi raggiungo la Puglia, ci sono tutti i vitigni simbolo della regione, mi fermo da Giancarlo Ceci ad Andria, Doc Casteldelmonte, da sempre a conduzione biologica. Assaggio un bombino bianco in purezza, prodotto base, solo acciaio, beeelo fresco, fruttato e con una sorprendente sapidità. 13 gradi alcolici, non si avvertono per nulla. Due i rossi, base Nero di Troia, mi racconta l’enologo interno Sebastiano Mattuozzo, Parcogrande è un interessante uvaggio:60% Nero di Troia, 20% Montepulciano, 20%aglianico.Vinificata solo in acciaio, l’annata 2009, presenta un frutto importante, una buona freschezza e sentori già all’inizio dell’evoluzione con sniffate di speziatura.I tannini sono fini e promettono buona evoluzione con ulteriore riposo in bottiglia. Parco Marano è invece la selezione, nero di troia in purezza, passaggio in legno leggero, aromatico, complesso, con note speziate eleganti e tannini già morbidi ma non marmellatosi.
I Pàstini – Locorotondo, sono una “carta conosciuta” per me, incontro Enzo Carparelli, riassaggio con piacer ele annate correnti della Verdèca e del Fiano Minutolo, Rampone, che, dalla vendemmia 2010 si chiamerà solo Minutolo, perchè si è capito che si tratta di un vitigno che non ha niente a che fare con il fiano, nè dal punto ampelografico, nè da quello organalettico. Entrambi sono freschi, decisamente sapidi, aromatici, strepitoso il rapporto qualità – prezzo. nel 2011 il Rampone avrà raggiunto le sei vendemmie, Carparelli mi preannuncia una verticale…
Il rosso aziendale è un Primitivo 2007 – Arpàgo – vinificato solo in acciaio esce dopo quasi 2 anni di affinamento solo in vetro, rimango colpita dalla freschezza mista alla sapidità, al naso elegante speziatura, note di pepe nero. Il palato è pieno e lungo, i 14 gradi di alcool non si percepiscono affatto. Questo è un vero affare, meno di 5 euro franco cantina, io ne farei scorta.
Di fianco a I Pàstini, ritrovo il mitico Graticciaia di Agricole Vallone nel cuore del Salento, due i vini in degustazione: Vigna Castello 2007, interessante blend di Negroamaro al 70% e Susumaniello al 30%. Potente il frutto, maturo con sentori già evoluti, in retro olfazione avverto sapidità e speziatura. Del Graticciaia si tanto detto e scritto, assaggio il 2006 campione di intesità e complessità in tutti sensi, bellissima speziatura, pepe nero, liquirizia, cacao.
Passo a Polvanera — Gioia del Colle, qui Filippo Cassano, titolare ed enologo dell’azienda, lavora dal 2004 in regime biologico tra vigne piu’ recenti e vigne ad alberello di oltre 60 anni. Assaggio anche qui il Fiano minutolo “Auva” 2009, aromatico, con belle note di muschio e poi il Primitivo 17, chiamato così per la notevole gradzione alcolica che non si percepisce affatto ben fusa con freschezza e tannini ben dosati. Cassano produce anche un ottimo Aleatico dolce naturale.
dii fianco a Cassano, incontro ancora un’azienda molto conosciuta, il Viticoltore Gianfranco Fino con sua moglie Simona, l’azienda è a Lama, due vini Es Primitivo 2006 e Jo Negroamaro 2008, lo stile è un misto tra innovazione e tradizione , più sbilanciato verso quest’ultima. La passione della coppia Fino traspare a libro aperto, girano il mondo, validissimo esempio ch eper testimoniare vini e territori il vino deve “avere le gambe” lunghe e fare migliaia di kilometri.
Chiudo in magnifica dolcezza con il Primitivo dolce naturale di Attanasio, qui Luca e suo fratello Alessandro, hanno ripreso i vigneti di faamiglia, lasciando gli studi universitari e dedicandosi anima e corpo ai vigneti che segue anche enologicamente. Il vino è davvero un campione didattico fresco e dolce allo stesso tempo, per niente stucchevole, ben abbinabile a dolci e formaggi. due giovani simbolo della nuova agricoltura di giovani che è alla base della nuova agricoltura italiana, quella descritta da Slow Wine.
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