
di Marco Contursi
- Gente che cerca dipendenti e non li paga e si lamenta che non trova. Episodio fresco fresco, ragazzo va a fare colloquio per struttura “importante”, risultato 4 euro all’ora e la premessa “può capitare che si sfori di max 2 ore ma sempre quello ti do”. Beeeeeene…
- Ristoratori che fanno preferenze. Domenica a pranzo, locale vuoto (e già questo..), due di noi ad un tavolo e tre persone in quello vicino, conoscenti del titolare, a loro arrivano bruschette all’inizio e amari a fine pasto, a noi nulla. Ora, visto che eravamo vicini, forse era il caso di offrirle pure a noi e non farci sentire clienti di serie B. Professionalità, questa sconosciuta.
- Locali che spacciano cose non vere. Anche questa esperienza diretta, mi invitano a pranzo in “agriturismo” che fa 4-500 coperti nel week end e nei festivi e lavora bene anche in settimana, il titolare mi dice che i salumi sono suoi, gli chiedo quanti maiali alleva e mi risponde “una decina”, ora, ammesso che sia vero, dieci maiali vuol dire 20 pancette e 20 capicolli, più qualche decina di chili tra salsicce e soppressate, se non fa i prosciutti. Come fate a dire che i salumi sono i vostri? Forse lo saranno per qualche breve periodo dell’anno. Idem dicasi per le verdure. Sia chiaro a tutti, chi fa centinaia di coperti e dice che offre solo roba sua, mente. Chi ci crede, è uno sprovveduto.
- Bagni non attrezzati o sporchi. Entrare per primo a cena in un locale, anche di una certa eleganza e non trovare il sapone nel bagno è una caduta di stile inaccettabile, come pure trovarlo sporco o senza carta igienica. In giornate di grande affluenza i servizi vanno rinfrescati più volte, perché chi va a cena quasi conclusa non deve trovare uno schifo. E non è sempre colpa dei clienti, perché la conformazione di alcuni water, rende necessario un rinfresco dei servizi (non scendo in particolari, ma alcuni designer di arredo dovrebbero essere fucilati).
- Locali che comprano prodotti non del territorio per risparmiare. Anche questa mia esperienza diretta fresca fresca, gastronomia cilentana, pane, salumi e finanche mozzarella di altre province perché più economici. Idem dicasi di alcune falanghine e aglianici che trovo ovunque perché costano poco più di niente. Il territorio è un valore aggiunto, e sarebbe auspicabile che produttori e somministratori trovassero un punto di incontro.
- Cibo scadente o mal gestito a matrimoni e cerimonie varie. Estate periodi di matrimoni, battesime, cresime e similia. Mangiare bene è una impresa, tra salumi e formaggi affettati ore prima e messi all’aria aperta, carne cotta male e fritti arrivati freddi. Vista la cifra che il festeggiato spende, servirebbe maggior cura.
- Gente che mette tavoli in ogni dove e gente che si siede contenta. Pescheria-ristorante serale, tavoli sui marciapiedi con le persone che per passare ti urtano e le auto e motorini che scorrazzano a mezzo metro. Gente che chiede di sedersi lì perché si sta più freschi. In estate la gente pur di mangiare fuori, ritiene accettabili, anzi preferibili, soluzioni indegne come marciapiedi, giardini improvvisati, verande abusive. Uno schifo, la cui colpa è da dividere tra chi mette quei tavoli e chi ci si siede.
- Pizze su cui ci finisce di tutto. Vedevo ieri un video dell’ennesimo foodblogger che mangiava una pizza su cui c’era un petto di non so quale volatile, e altre cose ottime (verdure, salse, forse tartufo) e quando addentava siffatta leccornia, cadeva tutto nel piatto, essendo tutto il topping in equilibrio precarissimo. Ecco, questa non è una pizza, perché una pizza è un prodotto in cui impasto e topping si fondono al morso, non in cui l’impasto funge solo da base su cui mettere il mondo che però resta slegato da esso. Se questo concetto non lo si capisce, siamo alla frutta.
- Fritti nelle pizzerie che non sono più fritti ma opere d’arte. Ormai un crocchè semplice o una frittatina senza una costruzione barocca sopra non sono più reperibili. Dovunque un tripudio di salse di pistacchio, fondute di cheddar, granella di nocciole di Giffoni, fette di mele dell’Eden e piume di dodo, col risultato che una frittatina o un crocchè costano da 5 euro a salire…. Ma vaff……
- Gente che organizza convention di chef a cucinare per beneficenza senza che poi si capisca bene dove finiscono i soldi. Festa a Vico, evento serio e ben fatto, ha dato l’idea a molti di fare cose simili senza che poi si dimostri chiaramente quanto si è incassato e quando va alla beneficenza. Chef e pizzaioli che non trovano spazio a Vico, cercano il loro momento di gloria altrove, e già questo la dice lunga….ma ad evento concluso, quasi mai che chi organizza dimostri quanto ha realmente versato in beneficenza, alimentando più di un dubbio. La trasparenza in questo genere di operazioni non è mai troppa.
p.s. Fuori categoria: la Nerano. Sinceramente, ha rotto i c……i, ormai la trovi ovunque, pasta alla nerano, pizza alla nerano, frittatina alla nerano, cornetto alla nerano, gelato alla nerano…che il principe di Sirignano non riposi in pace…
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