di Marco Contursi
“Si può dare di più”……questo canticchiavo (imitando la voce di Enrico Ruggeri, mio cavallo di battaglia, da sempre, insieme a quella di Beppe Grillo,) mentre ritornavo alla mia macchina dopo una cena, partita con ben altre premesse.
Amico carissimo sceso dal nord, Paese di mezza collina, ristorante in un bellissimo palazzo d’epoca (un tempo sede di nobile casato), recensioni Tutte positive, menù vario ed interessante pubblicato su alcuni siti.
E pazienza se non c’è una insegna o anche una targhetta sul campanello e quindi a portone chiuso neanche sai che lì dentro c’è un locale. Io infatti ho chiesto dove fosse il locale al maitre che non sapevo essere tale, ossia ad un uomo seduto su una panchina all’esterno della struttura fin dove mi aveva condotto il navigatore.
Interno bellissimo ed elegante, ma menù scritto inesistente, carta dei vini idem.
Come inizio non c’è male….
Il maitre inizia ad elencare i piatti: antipasto misto di salumi e verdure, ravioli e fusilli, con ragù o funghi porcini, lagane e ceci.
Salumi non ne prendo mai, tranne in rare eccezioni e, chi mi conosce come docente di analisi sensoriale degli stessi, può capire il perché (nel 80% dei locali fanno pena).
Vada per 1 fusillo e 1 lagana.
“Gradisce vino? Abbiamo un aglianico, un aglianicone e il vino della casa, un Taurasi”.
“Ma il Taurasi non si fa ad Avellino? Da qui saranno oltre 100 km” dico io, timoroso di una risposta sgarbata.
“Ma io ve lo faccio provare” replica sicuro il maitre……bene, bottiglia anonima, senza etichetta, si rivelerà una delle cose migliori della cena, anche se ho forte dubbi pure che fosse aglianico, vista la nota di peperone verde e il tannino gentile.
D’altronde la scelta era minima, 5-6 bottiglie in bella mostra su un tavolo e nulla più, ma se non hanno fatto scorta a luglio, quando lo faranno????
Arrivano i primi, deludenti i fusilli, resi molli forse da una cottura eccessiva, ottima invece la lagana e ceci, ricchissima del legume e con dosaggio perfetto delle erbe aromatiche. La mangio con piacere.
Mentre raccolgo le ultime lagane dal piatto, sento aprirsi la porta che dà in sala, mi giro, ed entra………un cane.
Cioè, 1 cane da solo.
Con passo fiero ed austero. Senza scadere però nell’albagia.
Deduco che abbia aperto lui la porta, e a sto punto mi aspetto che si segga ed inizi ad ordinare, magari una filetto alla Rossini.
Ma no, lui scodinzola cordiale, e va subito via, come a dire “Questa è casa mia e sono venuto a controllare che sia tutto ok”. Lo ritroverò, a fine serata, al momento di andarmene, seduto all’ingresso, e da perfetto padrone di casa, mi saluta, deferente, con un “bau”.
Un novello Gunther IV???? Chapeau a questo rappresentante canino di sì nobile schiatta.
Ritorniamo alla cena, arriva il maitre, “Gradite un secondo? Abbiamo grigliata mista o tagliata per due, quest’ultima è carne locale, frollata da noi, la consiglio vivamente”.
Scelta assai limitata, ma il maitre è del mestiere e noi siamo facili a lasciarci convincere e facciamo bene. La carne della tagliata, è con osso e tenerissima, e, visto l’uso millimetrico di rosmarino e sale grosso, anche assai gradevole al palato.
Tutto bene, quindi? Vi piacerebbe…..??!!
E invece no, poiché la carne arriva, su piastra di ghisa rovente, cosa che trovi in tantissimi ristoranti e bracerie, e che piace tanto ai clienti che scattano foto, ma che tecnicamente è sbagliatissima, poiché la carne continuerà cuocere finchè sarà sulla piastra e quindi o la mangi velocemente scottandoti il palato e rischiando che vada un boccone di traverso o alcuni pezzi saranno stracotti e asciutti. Senza contare il fumo che fa a tavola.
E quindi, come si dovrebbe servire????
La carne va servita al sangue su un piatto caldo e con piastra a parte così che ognuno possa decidere come e quando mangiarla.
Non pago, chiedo un po’ di olio e qui l’anonimato della bottiglia che per il vino era stato foriero di buone notizie, si rivela invece disastroso, olio locale ma rancido, credo dell’anno scorso almeno. E purtroppo lo stesso olio era stato usato per condire l’insalata (nella pasta e ceci invece non ho avvertito il problema, altro olio o io distratto dagli aromi?).
Vabbè, due dolcini a chiudere, torta di casa e tiramisù (versione nel barattolo e senza un granello di cacao amaro sopra, cosa che invece io amo e che ricetta prevede), e due liquorini presentati come locali, e non ho motivo per dubitarne.
Suspense per il conto, visto che non era stato mostrato uno straccio di prezzo, ma non ci sono brutte sorprese, 70 euro in due.
Ci sta. Anzi sarebbe pure economico senza alcune sbavature facilmente eliminabili.
Ricapitolando:
Pro: Location spettacolare, personale gentile, chef bravo nella tecnica, buoni vino della casa, lagana e ceci, tagliata di carne locale, torta di casa.
Così Così: Tiramisù, liquorini, pane.
Contro: Fusillo molle, olio rancido in bottiglia anonima, insalata con lo stesso olio, mancanza di carta dei vini (e anche mancanza di vini) e del menù scritto, poca scelta dei secondi.
Non so invece in quale di queste tre classi di merito far entrare il portarotolo della carta igienica del bagno degli uomini che, caduto dal suo sostegno, era stato messo sul lavandino nell’antibagno, sicchè se uno si fosse chiuso dentro il bagno vero e proprio, senza accorgersi della mancanza….beh…..spero per lui avesse, seco, dei fazzollettini….(o almeno i calzini, come mi insegnò un amico).
p.s. Le foto sono riportate in modo da non rendere riconoscibile la struttura, ma solo per raccontare meglio quanto ho scritto. Lo scopo è fare riflettere il lettore su aspetti a cui magari da solo non presta attenzionequando va a cena, e qualora lo leggano dal locale in questione, migliorare qualcosa. La critica distruttiva che tanto eccita taluni lettori, non mi appartiene, almeno finchè non ho come la sensazione che l’idea portante del titolare di una attività sia che siamo tutti fessi…..
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