di Ugo Marchionne
Delicata e personale. Sottile e lineare. La fusion di Shinto Napoli interpretata come attore protagonista da Alfredo Versetto, dopo essere stata così compiutamente scoperta dal maestro Tommaso Esposito ha convinto anche me. La location anche se un po’ lontana è sicuramente una delle più belle, curate ed eleganti della Campania. Atmosfere urban, sembra quasi di non trovarsi in Italia. Il servizio di sala è giovane, solerte e molto composto. Nonostante la giovane età le brigate di sala e di cucina nella mia serata di visita hanno girato come un ingranaggio ben oliato, timing di portata corretto e grande precisione tempistica.
Le divagazioni fusion di Alfredo Versetto hanno raggiunto un pieno grado di maturità. Le esperienze accumulate in passato hanno fatto sì che la sua cucina ritrovasse un pieno e compiuto legame con il territorio. Le inflazionate derive partenopee in ambito sushi da Shinto ritrovano piena dignità attraverso un’interpretazione delicata e consapevole. Grande equilibrio di sapori. Lo si vede dalle battute iniziali. Zuppa di miso, Astice, Tofu & Alghe. Delicatissimo. Profumato il brodo misoshiru. Faccio fatica a ricordare un ingresso nel percorso degustazione più completo di questo. Centratissimo.
Golosi i piatti contaminati. Segno di un’avvenuta maturazione della cifra gastronomica di Shinto quì a Napoli. Fedeltà non nostalgica nei confronti del territorio. I peperoncini verdi, la scarola appena stufata con olive e capperi, il tonno del mediterraneo. Nessuna nota di sapore risulta essere prevalente e come dico spesso, Devil is in the details, il diavolo, la parte del Re, sta nei dettagli. L’esecuzione della Tataki, l’aria di Valdobbiadene, la cottura della Capasanta. Poche battute che tengono insieme singoli piatti. Davvero una mano saputa quella di Alfredo Versetto, mai fuori scala, sempre bilanciata nei condimenti e nelle salature.
In accompagnamento a quest’incedere dell’onda fusion di Shinto Napoli, un azzeccatissimo Dom Perignon 2006. Riconoscibile la mineralità al naso. Grande media bocca. Mandorla, cacao e tenui affumicature, punto e contrappunto sugli antipasti.
Ben fatti i fritti. Le Tempure di Gambero & Granchio Reale
I Rolls sono buoni ma meritano qualche appunto in estetica. Il Lobster Roll è qualitativamente valido. Il crostaceo all’interno è cotto bene e si sente appieno, ma la pletora di chips di pasta kataifi croccante risulta troppo coprente e un po’ scomoda nella masticazione e sul tavolo. Una presentazione più ragionata sicuramente sarebbe più lustro a un roll che se lo merita dal punto di vista della resa al palato.
Ben eseguiti i secondi. Il Black Cod e il filetto in salsa Teriyaki. Giusto il punto di dolcezza della salsa, croccanti al punto giusto le verdure e cotture della proteina da menzione speciale. Funzionano, girano bene e sono apprezzati. Bello il taglio francese del filet mignon, sicuramente non è comune trovarlo in un ristorante giapponese, ma da Shinto c’è ed è un ottima aggiunta.
La previsione di Tommaso Esposito fatta nel suo precedente articolo si è avverata. Alfredo Versetto adesso si è spinto su una fusion di prossimità, più flegrea, più vesuviana, ottime materie prime, buona tecnica e nessuna spocchia. Tanta sostanza, qualche imperfezione scenica, ma si può perdonare. Il freno a mano non è ancora tolto del tutto, può osare ancor di più a nostro avviso. Spingersi verso nuove frontiere della fusion, supportato dalla sua mano capace e delicata e da una location di primissimo piano.
Grandi equlibri, buona tecnica e grande futuro. A un anno dall’apertura Shinto Napoli è più maturo, più cresciuto, tanti nuovi progetti davanti a sè e una proprietà giovane che punta molto in alto. Alfredo Versetto guida con competenza i suoi ragazzi motivati da una grande voglia di fare. Vedremo dove ci porterà questo viaggio nei sapori nipponici.
Shinto Napoli Nemea Energy Village Cardito
Via Pietro Donadio
Tel. 081.8305800
www.shintonapoli.it
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