Addio a Severino Garofano. Il grande enologo di origine irpina ma pugliese di adozione se n’è andato improvvisamente a 82 anni, mentre camminava è salito in cielo senza avvertire nessuno.
Una perdita che ci addolora umanamente e professionalente: dopo Beppe Rinaldi, il mondo del vino perde un altro grande protagonista del Rinascimento enologico Italiano, che ha fatto grande la Puglia e i vini del Sud.
Patriglione, Graticciaia, Negroamaro, Cappello del Prete, Gravello. Basta pronunciare questi nomi per capire come il Sud si è imposto all’attenzione italiana e del mondo attraverso le sue magistrali interpretazioni. Nessuno come lui ha ridato dignità al vitigno Negroamaro e le sue creazioni, spero non si offenda nessuno, sono ancora oggi a distanza di 25 anni insuperate.
Severino, che negli ultimi anni si era ritirato ai vita privata, aveva l’incredibile capacità di regalare carattere ad ogni vino. Apparteneva alle generazione di enologi nati con le grandi masse da addomesticare in cantina ed era proprio per questo che aveva lasciato la sua regione per trovare lavoro in Puglia.
Qui si è ben acclimatato, il Salento è diventata la sua terra anche se prima di lasciare l’attività ha reso un omaggio all’aglianico con il suo Sine Die. Le bottiglie del suo ultimo vino, Le Braci, sono ancora oggi dei veri e propri capolavori che si impongono a chi li apre come vino evento, al punto che, se escludiano l’Es di Gianfranco Fino e Simona Natale, dopo di lui nessun vino pugliese, sia pure ottimo, ha avuto la stessa rinomanza tra gli esperti e gli appassionati.
Il nostro è un dolore profondo, perché lo abbiamo conosciuto bene. Lascia al timone dell’azienda di famiglia i figli Renata e Stefano a cui vanno, estese a tutti i familiari le nostre condoglianze.
Siamo umanamente colpiti dalla scomparsa di Severino Garofano e in segno di rispetto e partecipazione interrompiamo le pubblicazioni sino a domani.
Grazie Severino per i momenti magici che mi hai regalato e che ancora i tuoi vini che custodisco gelosamente mi daranno. Grazie per essere stato uno dei pochi che ha dato ancora oggi un senso alla scrivere di vino.
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