di Marco Galetti
Seta, Milano, sensazioni condensate, come il latte, gioie infantili, la bocca circondata da dolcezze persistenti, godurie preadolescenziali a portata di tubetto, l’amaro in bocca arriverà col tempo, in altre stagioni della vita.
Anche volendo trovare, a tutti i costi, un improbabile pelo nella Seta, come per il latte condensato, qualcosa di stucchevole, una macchiolina minuscola a spezzare la perfezione praticamente senza soluzione di continuità, non ci riesco e non sarebbe corretto, trovo presumibili attenzioni, nei modi, nei gesti, nella postura, attenzioni che, se pur parametrate al livello del locale, brillano di una luminosità superiore a quella bistellare, l’eleganza nel porsi non deve sembrare formale ma naturale, per questo ci vuole predisposizione e molta esperienza, quella di Manuel Tempesta, qui dall’apertura, che sa il fatto suo, il mio e, probabilmente, quello di qualsiasi cliente dovesse presentarsi all’appello, senza preavviso, volutamente, come ho fatto io, oggi, giovedì diciotto maggio.
Ripeto, anche volendo trovare un piccolo difetto nella Seta, invisibile ad occhio nudo e a cronista superficiale o comunque, meno attento ai dettagli è compito arduo.
L’Accoglienza è un parametro difficile da valutare, terreno di scontri e pareri contrastanti tra critica gastronomica, appassionati food blogger, fuf blogger (by LP) e mezzi poeti che saltuariamente riescono a vedere la vita in rosa nei calici e nei piatti.
Nell’elegante dehors seduto al tavolo a fianco al mio c’è un romagnolo, il miglior sommelier al mondo, e poi clientela internazionale, gourmet, gente della moda e gente non a modo che viene per moda, lombardi arricchiti pronti ad aggiungere una tacca che significa, si ci siamo stati, nell’elenco virtuale delle soste gastronomiche imperdibili
Seta, riconoscimenti: 2016, migliore hotel dell’anno, 2 stelle, 3 forchette, 4 cappelli, miglior servizio in sala, 2915, Antonio Guida, chef dell’anno a Identità Golose, questo il biglietto di presentazione, ce ne fosse bisogno.
Ho chiesto un fuori carta e un caffè, pensando di sollevare tempesta, ma Manuel Tempesta, non ha battuto ciglio, nessuna tempesta ormonale né atteggiamenti sgradevoli verso un cliente difficile che chiede una variazione del famoso piatto presentato a Identità Milano 2016, riso in cagnone con verdure, Maccagno, salvia e polvere di lamponi.
Vorrei un risotto senza verdure, con polvere di lamponi, lamponi freschi e mantecato con un pecorino senese semistagionato, chiedo ed ottengo.
La piccola grandissima pasticceria, precede un altro caffè, gentilmente offerto.
Ieri sera ha giocato Neto, aver tenuto Buffon in panchina è stato ininfluente, come il conto odierno.
Seta
Via Andegari, 9, 20121 Milano
www.mandarinoriental.com
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