Il mondo del vino, con tutti i suoi pregi e difetti, ci racconta storie umane inedite ed ogni volta diverse, sono storie di uomini, di terre, di famiglie e a volte di avventure. Ed è proprio un’avventura quella che ci racconta Giuseppe Maria Sesti.
Arriviamo al Castello di Argiano che è già buio. Qui si trova la sede di questa cantina, che più volte ci ha convinto negli assaggi degli ultimi anni e che eravamo desiderosi di visitare.
Giuseppe ci accoglie con circospezione, in attesa di capire meglio i motivi della nostra improvvisa ed inaspettata visita.
Entriamo nella sala di degustazione antistante alla bottaia e notiamo sul tavolo in bella mostra il libro “Le Dimore del Cielo. Archeologia e mito delle costellazioni”, autore: Giuseppe Maria Sesti.
Ovviamente a questo punto le domande sono d’obbligo e Giuseppe, con il suo simpatico accento inglese, ci racconta la sua storia, mettendoci completamente a nostro agio.
Vive la sua infanzia a Terracina , nel Lazio, dove è assegnato il padre, ufficiale dell’esercito. All’età di 11 anni, a seguito della promozione del padre a Colonnello e nuova destinazione, avviene il trasferimento della famiglia a Venezia.
Qui Giuseppe dopo il diploma, frequentando la biblioteca comunale, si appassiona alla storia dell’astronomia, e decide che sarà una delle sue ragioni di vita. Comincia così a dedicarsi completamente a scrivere libri su questa straordinaria materia.
All’età di 28 anni, si trasferisce In Galles per poter avere la tranquillità per la sua produzione letteraria. Si sposa con una donna inglese e nascono due figli: uno che attualmente fa lo scultore a Londra, e l’altra Elisa, che attualmente conduce l’azienda vinicola.
Negli anni ’70 decide che è giunto il momento di ritornare in Patria e così dopo una vacanza a Montalcino compra l’attuale tenuta di più di 100 ettari, e qui si trasferisce nel 1974 con tutta la famiglia. Il lavoro di ristrutturazione del Castello è lungo e dura qualche anno.
Nel frattempo grazie alla perfetta conoscenza della lingua inglese, Giuseppe collabora con diverse aziende di Montalcino nel settore delle esportazioni. Viene dunque a contatto con enologi, viticultori, agronomi e carpisce molte informazioni utili successivamente per la sua avventura enoica.
“Siamo nature friendly”, ci dice Giuseppe orgoglioso, “vinifichiamo e travasiamo seguendo le lune in modo da evitare di aggiungere molti solfiti”
10 ettari vitati, con un’altezza media di 300 metri e terreni composti da sabbie e fossili marini e ricchi di sostanze minerali, una vinificazione tradizionale con utilizzo di botti grandi, sono gli elementi che rendono i vini di Giuseppe ed Elisa, i grandi vini che sono.
Dal 1999 la riserva di Brunello prende il nome di fantasia “Phenomena” e ogni anno cambia etichetta, con un disegno dedicato all’evento astronomico dell’anno.
Ad esempio nel Phenomena 2006 è raffigurata un’eclissi solare, mentre nel 2004 è rappresentato uno spettacolare incontro planetario.
Non riusciamo ad assaggiare tutta la gamma aziendale, ma la colpa è la nostra, non avendo avvisato Giuseppe che, in assenza della figlia, non conosce la disposizione delle bottiglie in cantina.
Gli assaggi comunque, ci confermano le nostre sensazioni precedenti sulla qualità sulla produzione aziendale, che potremmo definire, dato il contesto, “siderale”.
Già Il Rosso di Montalcino 2012, mostra muscoli e carattere con toni speziati ed agrumati ed una buona avvolgenza e freschezza. La nuova annata 2010 di Brunello ha un tannino vellutato ed una grande materia e chiude con sensazioni minerali e di macchia mediterranea. Fuori programma degustiamo il Brunello 2006, fresco, dinamico di grande sprint, che ha sentori di frutta secca e ricordi di arancia sanguinella.
Avremo modo di completare i nostri assaggi e di darvene conto nella prossima trasferta a Montalcino, magari stavolta conoscendo più da vicino Elisa Sesti.
Foto di Daniele Moroni (Vino da Bere)
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