di Marina Alaimo
Il tour XXL di Paolo Marchi è arrivato nella penisola sorrentina, da Faby Scarica, nella sua deliziosa Villa Chiara Orto e Cucina. Faby è una chef molto giovane con una carica incredibile che spesso si accende tra i fuochi di chi ama questo mestiere in maniera viscerale.
Non esiste la misura del tempo o il limite delle forze, si sa che bisogna spingere l’acceleratore e nello stesso tempo attingere nello scatolone delle emozioni, rovistare di continuo nella memoria dei sapori, pur rimanendo molto saldi al presente per perfezionare le tecniche e saper anticipare senza isterie qualcosa che è solo tuo e rimarrà memorabile. Tutto ciò tiene molto sotto pressione e solo i più forti e motivati mantengono il passo. C’è un altro fattore che aiuta moltissimo allo stare al gioco, la capacità di divertirsi lavorando, quella che Faby è riuscita a creare in questa serata con le altre chef: Cristina Bowerman, Isabella Preziuso, Ana Ros, Loretta Fanella.
Osservarle lavorare insieme in cucina è stato uno spettacolo non da poco, concentrate, veloci, compatte, ispirate, proprio come accade agli uomini, solo che le donne in cucina sembrano danzare avendo innata la grazia e la femminilità alla quale non dovrebbero mai rinunciare. Finalmente ne incontriamo sempre più in ristoranti più o meno stellati e negli eventi di settore, anche se gli chef tendono ancora a mantenere chiuso il club prediligendo i colleghi maschi quando devono confrontarsi o organizzare kermesse del gusto. Eppure non c’è uomo pronto ad affermare che la migliore cucina sia quella di mammà. Prima di iniziare la cena, la giornalista Eleonora Cozzella ha moderato la presentazione del libro XXL 50 Piatti che hanno allargato la mia vita, in una chiacchierata informale e divertente con Paolo.
Leggendo il libro noto con piacere che un capitolo è dedicato a Napoli, città che l’autore dichiara in maniera decisa di amare per la vitalità pulsante che manifesta in ogni dove e, soprattutto, per la sua cucina così varia e golosa, sia che si mangino piatti di tradizione popolare, sia che si ricerchino raffinatezza e novità. Senza mezzi termini scrive che cli chef napoletani, anche quando lavorano fuori regione, hanno sempre una marcia in più. Si sofferma poi sull’arte della pizza, sulla sua genialità e capacità di sedurre ogni palato e che quando è particolarmente buona e leggera ha il grande difetto di indurre al bis, e di andare anche oltre.
Torna Napoli nella descrizione della “migliore cena della mia vita”, cosa non da sottovalutare considerato il fatto che l’autore è milanese e noi ci immaginiamo sempre che chi è nato a quelle latitudini ci guardi dall’alto in basso o ci ritenga al massimo una realtà esotica, folcloristicamente colorita, ma comunque da toccata e fuga. In questo caso c’ entra la squadra del Napoli essendo stato cronista sportivo per Il Giornale, inviato in Georgia a Tbilisi per una partita di Coppa Uefa insieme all’allegra compagnia di colleghi napoletani, quando giocava il grande Ramòn Diaz. Vi lascio la scoperta dei piatti di questa cena speciale leggendo il libro. Ritornando alle chef della serata ecco i piatti.
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