VITICOLTORI DE CONCILIIS
Uva: fiano (65%), aglianico
Fascia di prezzo: da 1 a 5 euro
Fermentazione e maturazione: metodo charmat
Non era facile per me, bianchista impeninente uscito indenne, grazie all’acidità, dalle conserve in legno durate quasi dieci anni, scegliere un vino sul tema, i bianchi da refrigerio, proposto dal nostro amico Pierluigi. Nelle zone dove amo scorazzare non mancano certo spunti, persino dalla Puglia stanno venendo fuori grandi Fiano come quello di Santi Dimitri e stavo per proporre a sorpresa una Passerina laziale niente male. Il dilemma è durato tutto il giorno, mentre sfumavano lentamente i vapori e l’eccitazione del mio festone dei 50 anni terminato in nottata con una sfida tra magnum di Barolo e di Taurasi di cui potete leggere il resoconto in altra sede. Stavo quasi per rinunciare, poi l’istinto papilloso mi è venuto nuovamente in soccorso sgombrando ogni elucubrazione cerebrale perché, dovete sapere, il vino è soprattutto immediatezza, come le persone: o sì o no, il resto è attesa, sapiente e magnifica. Mi è venuto in soccorso quanto sta accadendo in un paese in Costiera Amalfitana che amo molto, di cui ho scritto una piccola guida pegno d’amore, Cetara con la sua flotta di pescatori di tonno e la sua colatura di alici che ha stregato i giapponesi. Non ho molta voglia di dilungarmi ulteriormente su questi temi, chi vuole, trova tutto in questo sito, perché distoglierei l’attenzione dal punto centrale, l’inaugurazione della prima cuopperia di pesce in Campania sulla spiaggia tra le barche, la Cuopperia del Convento, uno dei tre locali che hanno fatto grande questo borghetto enogastronomico. Ma cosa è un cuoppo? Nel dialetto napoletano il termine indica due cose, opposte fra loro come lo yin e lo yang. Il cuoppo può essere, infatti, o una donna poco appetibile oppure l’appetibilissimo contenitore a forma di cono di carta anti-oleosa usata per servire la frittura: niente di nuovo nel Mediterraneo, intendiamoci, in un mitico viaggio post-liceale nel 1976 a Istanbul campammo con i miei compagni di classe una estate intera divorando affamati alici e pescetti vari fritti nelle barche e serviti caldi nel porto, a nostro agio tra i baffuti mangiatori di pesce azzurro. Poi questa usanza si è progressivamente persa in giro, a Napoli è sopravvissuta solo la cosiddetta frittura all’italiana (arancini, crocchette, mozzarelline in carrozza, verdura, scagliozzi), in antitesi a quella di paranza (mista di pesce) o a tema, ma sempre di mare (di calamari, di triglie, di alici, eccetera, eccetera). Pasquale Torrente, il mentore commerciale della genovese di tonno di cui è ghiotto Vizzari e che io considero l’ultima grande invenzione in materia di primi piatti dal Dopoguerra in poi dopo lo spaghetto con le zucchine a Nerano, ha aperto la sua Cuopperia in un antico slargo dove si depositavano le barche per evitare che fossero risucchiate dal mare spumoso d’inverno. Cosa bere su questa roba? Stasera va forte il Selim 2006 capsula nera di Bruno De Conciliis. Un vino-evento di questo dannato del ’57 che sta cambiando il modo di pensare campano sulle bollicine secondo meccanismi di cui, confesso, mi sfugge il senso: ma come, dopo fiumi di inchiostro, diremmo tanti spam, sull’Asprinio, paginate sulla tradizione spumantistica aversana, da dove spuntano queste bollicine cilentane capaci per la prima volta di mettere in discussione la supremazia indiscussa del Prosecco in tutti i locali che contano? Da dove spuntano? Da dove? Da quella testa a chicco d’uva di Bruno che ha sempre avuto l’idea di spumantizzare un po’ di uva e che lo ha fatto di getto lo scorso anno sbancando con un blend di Fiano e Aglianico vinificato in bianco metodo charmat a Valdobbiadene stavolta da Ruggeri. Il risultato voluto dal produttore cilentano è un vino che dopo bevuto si dimentica come la trama di un giallo Mondadori ma che mentre lo godi ti distrae fino in fondo: secco, di corpo, strutturato, sfacciato, dissetante. E allora, cosa c’è di meglio per questa nuova puntata del vino dei blogger a cui ho deciso all’ultimo momento di aderire? Il Selim sul cuoppo di frittura di mare. Cinque euro, dieci con un po’ di vino, e siete risucchiati dalle onde in questa prima afosa serata estiva. Dimenticavo: cuoppo può essere aggettivo-sostantivo applicato anche agli uomini. Credo che la negatività unilaterale del termine in dialetto partenopeo derivi sostanzialmente dalla regolarità assoluta del cono: i napoletani, di converso, apprezzano istintivamente tutto ciò che è irregolare, non classificabile, non omologabile. Potrebbero iniziare ad apprezzare la splendida uniformità e monotonia del cono solo se si potesse reggere sulla punta, la magica dimostrazione di equilibrismo non farebbe a questo punto più definire il cono un cuoppo, bensì, appunto, il magnifico, interessante, eccezionale, unico, cono.
Sede a Prignano Cilento, Contrada Querce, 1. Tel. e fax 0974 831090. deconciliis@hotmail.it. D’Orta De Conciliis. Ettari: 4 di proprietà. Bottiglie prodotte: 12.000. Vitigni: aglianico, merlot. Viticoltori De Conciliis.Enologo: Bruno De Conciliis, Ettari: 26 di proprietà. Bottiglie prodotte: 150.000. Vitigni: aglianico, fiano.
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