di Stefano Tesi
Che colore hanno i sogni dei ciechi? Che suoni può avere una voce quando non è articolata in parole? E quanto la suggestione creata da un vino, o del contesto in cui esso nasce, può contribuire a suggerire delle risposte a questi interrogativi, se non a darne qualcuna?
Erano domande che aleggiavano eteree mentre assai orazianamente, sub arta vite (nella fattispecie una pergola puteolana, consociazione di vite e di limone), un mesetto fa sorseggiavo il mio calice di Scala Fenicia, un Capri Bianco Doc che definire singolare è poco. E la cui complessa singolarità giustifica l’attacco un po’ aulico di questo articolo.
Innanzitutto è uno dei pochi vini che conosco la cui produzione si potrebbe misurare in metri. In metri quadrati, per la precisione: uno a bottiglia. La vigna è infatti di 3.600 mq e dalla cantina escono 3.600 bottiglie. Tutto terrazzato, ovviamente. E tutto biologico. Con l’uva sormontata, ombreggiata, intrigata da un pergolato di enormi limoni, secondo l’antico sistema detto appunto puteolano, pensato apposta per consentire, coi suoi quattro metri di altezza, la circolazione dell’aria e per evitare quindi il ristagno di umidità tra i grappoli di Greco (50%, ciunchese in dialetto caprese), Falanghina (30%) e Biancolella (20%, detta localmente San Nicola). Il che vuol dire raccolta a mano, con una lunga scala.
In questa nicchia umbratile creata dal bisnonno sul fianco del Monte Passetiello e che in poco più di un ettaro racchiude vigneto, oliveto, villa e cantina (ricavata da una cisterna romana, tanto per dire) il musicista Andrea Kock e il suo fratello, il designer Filippo, producono vino. Con l’aiuto dell’enologo Giuseppe Pizzolante Leuzzi e l’indispensabile assistenza di Giggino e Gilda Esposito, i veri custodi dell’arcano. O le radici del medesimo, visto che quanto i fratelli Kock sono cosmopoliti (il primo di norma è di stanza a Berlino, il secondo in Olanda), i fratelli Esposito sono stanziali: hanno lasciato l’isola di rado e sempre di malavoglia (“il mare mi piace, ma poco”, afferma lui, oggi ottantenne).
La mondanità caprese, che in alta stagione tende ormai a somigliare sempre di più a una movida giovanile, pare lontana anni luce. E filtrato attraverso le suggestioni che il luogo ispira, anche questo bianco delicato, di un oro leggero appena venato di riflessi metallici, con un naso profondo e composito, vagamente agrumato, e in bocca di una freschezza pungente, ariosa, sapida, diventa anch’esso un vino da meditazione.
Così, un bicchiere via l’altro (e grazie al cielo addio agli assaggi tecnici), i raggi solari che tralucono dai tralci portano il discorso sulla musica che Andrea Koch sta componendo per accompagnare un documentario sul colore dei sogni dei non vedenti, a cavallo tra ipnosi e immaginazione. E da qui sulla maritabilità sonora tra voce umana e batteria, canti armonici e salmodie. Dalla pergola agronomica alla pergola sonora, sotto cui tutto lentamente e dialetticamente matura.
Vabbè, discorsi da simposio primaverile.
Vi chiederete allora dove si trovi questo vino singolare, cioè dove si compri o si beva.
Visti i volumi, non è cosa facile (considerato che neppure i ristoranti capresi pare lo servano troppo). Io me lo sono comprato in azienda a 12 euro la bottiglia e me lo ricomprerò al prossimo giro, tenuto conto che a Scala Fenicia stanno pure aprendo qualche alloggio agrituristico.
Vi chiederete poi che se ne fanno dei limoncioni che il pergolato produce in abbondanza.
Per scoprirlo questo basta andare al porto, visitare la gelateria “Il Gelato al Limone” e assaggiare (indovinate quale gusto?).
Scala Fenicia
Sede via Fenicia, 15
Capri (Na)
Tel. 081.8389403
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