Uva: ciunchese, San Nicola, Falaghina
Fascia di prezzo: da 10 a 15 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio
Eh, niente. Ormai mi sono convinto che se i produttori campani non daranno ai loro bianchi lo stesso tempo che si deve dare al Taurasi mai e poi mai questa regione diventerà un territorio vitivinicolo di rispetto. Il motivo è semplice: potreste mai iscrivere un ragazzo di 13 anni all’Università senza che abbia fatto il liceo? Come si possono bere bianchi l’anno dopo sapendo bene che hanno bisogno, quasi tutti, di una loro evoluzione per esprimersi al meglio? Le ragioni economiche sono sicuramente un argomento, ma torniamo sempre al dilemma: meglio un uovo oggi o la gallina domani? Bisogna essere imprenditori di lunga navigazione ed esperienza per aspettare almeno il pulcino.
Facevo queste riflessioni, ne parlammo pe ne parlà come scrive Eduardo, quando ho provato da Suscettibile a Pioppi una bottiglia di Scala Fenicia 2016. Il vino di questa cantina caprese partita nel 2010 già mi era piaciuto esattamente due anni fa come potete leggere sotto nella scheda. Bevuto oggi, a tre estati dalla vendemmia, si è rivelato straordinario perché ben conservato. Si è sviluppata una entusiasmante complessità olfattiva mentre al palato ha mantenuto una freschezza giovanile, irresistibile. Fortunati noi ad averla trovata questa bottiglia nelle pieghe di una carta d’ordinanza, bravi i proprietari a ben conservarla.
Alè!
Scheda del 13 agosto 2017. I premi sono soddisfazioni, indicano comunque che si è fatto un buon lavoro. All’ultima edizione del Concorso Mondial des Vins Extrêmes, organizzato dal Cervim (Centro Ricerche, Studi e Valorizzazione per la Viticoltura di Montagna), con il patrocinio dell’OIV (Organisation Internationale de la Vigne et du Vin) ha premiato questo bianco con una mediaglia d’argento. Siamo ormai al sesto anno di questo bianco caprese ottenuto da uve ciunchese (greco), San Nicola (biancolella) e falanghina seguito dall’enologo Giseppe Pizzolante Leuzzi.
Premio per una viticoltura estrema, certo, per due motivi.
Il primo sicuramente fisico perché non è facile coltivare l’uva nell’Isola e trasformarla dopo averla raccolto nei terrazzamenti strappati alle rocce. La seconda perché è davvero una scelta non comune produrre in una situazione dove tutti gi altri vendono e fanno soldi.
Ma la famiglia Koch conferma il detto secondo il quale dove c’è gusto non c’è perdenza e in una situazione così difficile rema controcorrente con passione e determinazione. Un bell’esempio di tutela del territorio, una testimonianza importante per un vino che potrebbe sulla carta costare qualsiasi cifra visto il nome della doc e che per questo è un affare per il consumatore. Meno di 4000 bottiglie ottenute dal vigneto grande un ettaro e mezzo con la lavorazione semplice, solo usando l’acciaio.
Una semplicità che viene ripagata dalla complessità della natura caprese perchè il vino, in questa sua settima annata, presenta compatto le caratteristiche dei bianchi di costa: profumati, mediterranei, capaci di evocare il mare e la macchia. Altra caratteristica è il suo essere uvaggio, ossia ottenuto con diverse uve, caratteristica comune ai vini della costa amalfitana. Bei profumi floreali e di agrumi, freschezza al palato, mineralità, sapidità, sono le componenti di un bianco giustamente premiato a questo concorso così importante.
Sede a Capri. Via Fenicia, 15 Tel.081.8389403
www.scalafenicia.com
Enologo: Giuseppe Pizzolante Leuzzi. Ettaro: 0,5. Bottiglie prodotte: 3.500
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