14 aprile 2001
Siamo stati indecisi sul vino da suggerire per il pranzo di Pasqua. Poi la scelta, forse scontata, ma che ci preserva da errori: innaffiate capretti e agnelli con un bel Lacryma Christi, vino tipico della zona vesuviana le cui origini si perdono nella notte dei tempi e la cui doc è stata resa possibile dalla caparbia determinazione di Antonio Mastroberardino. E se proprio amate seguire un percorso che vi porta fuori dai soliti schemi per andare proprio alle radici della tradizione regionale, allora questo pranzo benedetto può essere accompagnato dal Lacryma Christi dell’azienda più antica della Campania. Parliamo dell’«Antica Casa Vinicola Giuseppe Scala» di Portici (corso Umberto I, 33. Telefono 081 7767641) fondata nel 1830. Da allora ne è passato di vino nelle botti, i Borbone non ci sono più, e per fortuna neanche i Savoia di Chambery, trascorriamo il nostro tempo nella Italietta democratica e repubblicana. Niente di meglio di un pranzo con agnello, capretto e Lacryma Christi per cercare di capire se stiamo meglio o peggio e magari schiarirsi le idee in vista delle prossime elezioni. Il bianco è ottenuto da Coda di Volpe, Caprettone e Verdeca in gran quantità, Falanghina e Greco, il rosso dal Piedirosso, Aglianico, Palombina e Sciascinoso, il rosato, ideale per l’aperitivo, da uve Piedirosso, Palombina, Sciascinoso e Olivella. Per rispettare la par condicio suggeriamo sulla pastiera il Lacrima Dolce nel pieno rispetto della tradizione dei paesi vesuviani. Amiamo il Lacryma Christi, perché è uno dei pochi prodotti campani che si possono comprare a buon prezzo, consolazione degli emigranti di inizio secolo negli Stati Uniti, e siamo sicuri che ben presto i migliori winemaker si cimenterano con questo vino che ha mille potenzialità da esprimere. Miracolose.