Uva: aglianico
Fermentazione e maturazione: accaio e legno
Fascia di prezzo: da 15 a 20 euro
Satyricon Luigi Tecce. Ci sono bicchieri che ti fanno pensare al mercato e altri alla terra. Ma quelli veramente grandi hanno la gioia della condivisione.
Non è populismo enologico, ma la banale verità. Bevi la maggior parte dei vini e immediatamente ti viene in mente dove potrebbero essere i potenziali clienti, altri invece ti riportano alla vigna da dove sono nati. Ma quelli davvero straordinari ti staccano la spina e hai solo piacere di berli in compagnia, rilassato, aspettando che il calore del vino ti sciolga il corpo mentre la freschezza rinnova la voglia di bere.
I vini di Tecce sono una sorta di geiser dalla infinita energia che si rinnova in continuazione. Il Satyricon spunta a tavola dopo la verticale di Poliphemo ed è al collo di questo aglianico rustico, austero e lunghissimo che mi attacco per rilassarmi e ascoltare la conversazione.
La 2013 è annata abbastanza facile da interpretare nel bicchiere: piena, con tutte le misure giuste, e in questa curva che da Paternopoli porta alla vigna di Braide in Castelfranci dove si raccoglie l’uva per il Satyricon il tempo si ferma. Non ci sono più il freddo e le nebbie di una volta, tutto finito in uno strano inverno quasi senza neve, ma le escursioni termiche e i venti restano e l’uva cresce sana.
Luigi Tecce ha sviluppato una sensibilità non comune nel trattare il vigneto che ha preso in carico e curato dopo la morte prematura del padre. Il Satyricon è un po’ come lui: apparentemente semplice da decifrare, ma in realtà cerebrale e complesso, con continui sbalzi di umore che si alternano sul suo viso scarno in espressioni pietrificate, quasi assenti, e sorrisi semplici, da contadino.
Beviamo questo Aglianico giovanissimo sui mugliatielli perfettamente preparati dallo stesso Luigi, che è anche un cuoco di compagnia. Si tratta di una ricetta pastorale di cui sono ghiotto molto diffusa in tutto il Sud sulle strade della transumanza delle pecore (in Cilento però è capretto) in cui il sentore animale è espresso al massimo.
In questo abbinamento il Satyricon di Tecce diventa ancora più snello e rivela il suo scopo acidificante grazie ad una frutta prepotente, già annunciata dal naso ciliegioso e in parte terroso che ritorna al palato con toni amari che chiudono la beva agile e scattante.
Impossibile dire quanto potrebbe vivere una bottiglia così: ha un tono energico assoluto che la rende immortale ma soprattutto indimenticabile, come questa giornata old style tra vigne e cantine, pensando a cosa avrebbe potuto essere l’Irpinia, a cosa potrebbe essere, ma anche a quello che è nonostante tutto: uno specchio di Alice nel quale si perde la dimensione del tempo. Che è esattamente quello che cerchiamo quando beviamo un grande vino.
Sede a Paternopoli, via Trinità, 6. Tel.0827.71375. Ettari: 4 di proprietà. Bottiglie prodotte: 8.000. Vitigni: aglianico.
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