Cento anni di storia nel bicchiere
di Gianni Colucci
Sono passati cento anni da quella notte piovosa in cui Alfonso Penna (accanto, in una foto d’epoca) si rifugiò nel retrobottega di un farmacista per scampare al temporale. In quella notte, per passare il tempo, Penna cominciò a trafficare con spezie ed erbe. e alla fine, trasse fuori un infuso che gli parve di gusto squisito e sopratutto dagli effetti mirabolanti sulla digestione. Penna brevettò la «scoperta» e cominciò la produzione della sua piccola azienda. In breve da Sassano la fama dell’amaro giunse in mezz’Europa e alle mostre internazionali ottenne premi e riconoscimenti già nel ’10. Penna morì improvvisamente nel ’30. Il figlio Arturo, come tutte le seconde generazioni, ritenne che quello paterno non fosse un business redditizio e aprì una fornace.
Ma subito si ricredette. Finì con il licenziare 60 operai per tornare a dedicarsi all’amaro inventato dal padre. E da allora l’azienda ha continuato a crescere, conservando però il carattere familiare. «Abbiamo iniziato come in una favola – dice Tiziana Penna, uno dei quattro nipoti (tre sorelle e un fratello) del fondatore – e oggi facciamo rivivere, non abbandonando le nostre rispettive professioni,, il sogno di mio nonno». L’invenzione di Penna ha avuto qualche problema con il ministero della Sanità che voleva imporne la vendita in farmacia, costringendo gli eredi a togliere dall’etichetta la frase «Risolve la digestione in maniera mirabile». Si festeggia l’amaro centenario con concerti, convegni e assaggi in piazza e nell’azienda che è meta di scolaresche anche perchè ha un bel museo da visitare. A Sassano i dieci dipendenti producono qualche decina di migliaia di bottiglie di Amaro (solo con dodici segretissime erbe) e di altri liquori dal nome antico: anisetta, elixir china e infuso di rucola.
www.amaropenna.it
Via Diaz,6
Tel. 0975. 78020
dal Mattino, novembre 2004
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