Azienda Agricola Marco Sferlazzo
Uve: catarratto 100%
Prezzo in cantina: 12 euro
Fermentazione e maturazione: legno, vetro
Colore: 5/5 Naso: 29/30 Palato: 29/30 Non Omologazione: 35/35
È la cantina più piccola che ho mai visitato. Ma è anche una delle aziende agricole più interessanti della mia modesta carriera di wine writer. Un vero ecosistema. Un luogo di grande suggestione situato in alta collina a più di 500 metri di altezza. Il panorama e davvero mozzafiato, e nelle giornate a cielo terso si domina buona parte della Sicilia occidentale. Mentre cammini le vigne scopri subito uno dei segreti del luogo: la costante ventilazione, e capisci che si tratta di un sito davvero vocato alla vitivinicoltura. La parola magica qui è una e una sola: equilibrio. Si, perché il vignaiolo Marco Sferlazzo conduce la sua piccola e meravigliosa azienda agricola seguendo i principi della biodinamica. Uomo decisamente affascinante, ha tutta l'aria di un artista nordeuropeo trapiantato in Sicilia.
Nel marzo scorso ero ad un convegno organizzato a Castelbuono dall'Union Europeénne des Gourmets sul tema “Vini biodinamici”, ospite d'onore nonché primo relatore Sandro Sangiorgi, grande cantore di chiara fama dei vini naturali in Italia. Uno dei relatori, razionalista integralista, assimilava, senza mezzi termini, la biodinamica alla stregoneria. Su Wikipedia possiamo leggere: “Se parte delle pratiche codificate nella biodinamica hanno una radice scientifica e una loro intrinseca utilità (ad esempio il “sovescio“, cioè l'interramento di particolari piante a scopo fertilizzante e la rotazione delle colture) altre pratiche risultano decisamente bizzarre e senz'altro più vicine alla magia che non all'agricoltura razionale”.
L'approccio biodinamico, in realtà, lungi da queste ridicole illazioni, ha a che fare soprattutto con la profonda consapevolezza che tutto ciò che è in Natura è soggetto all'influsso ineluttabile di forze terrestri e cosmiche dalle quali ogni intervento dell'uomo non può prescindere, in una visione olistica globale che mira a vedere il Cosmo come uno straordinario contenitore di energia che rende ogni essere vivente collegato ad ogni altro. Sono ovviamente banditi i prodotti di sintesi come fitofarmaci e diserbanti, acerrimi nemici del terreno e dell'ambiente e si prediligono preparati naturali che fungano da catalizzatori di questa energia, in grado di esaltare l'espressione autentica di un terroir. Leggere autori come Rudolf Steiner (fondatore dell'Antroposofia sui cui principi la biodinamica si fonda) e Nicolas Joly (il maggiore divulgatore contemporaneo) può davvero cambiarti la visione dell'Universo. Non è la materia in sé che ci nutre, ma l'insieme di energie creatrici racchiuse in essa, e il vino, millenario alimento liquido in grado di interagire naturalmente con il cibo, non si sottrae a questa affascinante legge universale, ben nota ai popoli antichi e ormai dimenticata.
Marco stappa la prima bottiglia. È il Catarratto Porta del Vento 2011. Porto subito il calice al naso e rimango in religioso silenzio. Si dimostra titubante, un po' sulle sue. Decido di aspettare con tutta calma e concedere ai miei sensi la possibilità di prendere confidenza con il liquido. Ha un aspetto gradevole, una bella luce. Elegante. Una interessante nota di incenso appena accennata ma netta mi strappa un sorriso. Avverto grande tensione, confermata in pieno da una bocca fruttata e nervosa. Dopo circa dieci minuti, mentre parliamo, mi raggiungono distrattamente delicati e piacevoli ricordi di camomilla.
Ed ecco finalmente il Saray 2009 nel calice. Un liquido di 4 vendemmie che, a dispetto del primo, si dimostra immediatamente espressivo, socievole, generoso. Il suo aspetto ambra brillante, carico, decisamente invitante e accattivante, ti cattura lo sguardo fin dalle prime battute, e ti seduce. Poi ti avvicini, cerchi, seppur rispettosamente, di conoscerlo meglio, e scopri un personaggio davvero fuori dal comune. Avverti calore, forza, disponibilità. Quelle note forti ed eleganti al tempo stesso, che sembrano ricordare, a tratti, un grande distillato, rievocano il ricordo di piacevoli serate estive passate con gli amici e una chitarra acustica che spandeva per l'aria emozionanti vibrazioni. La bocca, piacevolissima, evidenzia complessità, profondità, integrità. E una delicata speziatura in sottofondo che gli conferisce una sottile sensualità. Terra. Piante aromatiche. Frutti maturi e sottospirito. E' rassicurante. E' un liquido che racchiude in sé tutta la magia del luogo in cui nasce e del coscienzioso lavoro umano che c'è dietro. Lascio fluire ancora il vino dentro di me e continuo a cercare, ad ascoltare. E ritrovo tutta la bellezza ammirata poco prima camminando le vigne e tutta la mia gioia di essere lì. Benvenuto. Accolto. Abbracciato. Citando ancora Joly: “Quando una vite si trova in un luogo in cui può esprimere tutta la sua potenza, in quanto essere vegetale tanto atipico quanto dotato di buona volontà, conferisce al suo frutto un sapore connotato dal luogo in cui cresce”. E l'ambrato nettare mi comunica tutto questo, come se apprezzasse la mia presenza e riconoscesse il mio livello di coscienza. Esco fuori dalla cantina e per qualche attimo ho modo di godere nuovamente di quella eccitante ventosità che sembra caratterizzare il sito. Mi sento bene e provo una gradevole sensazione di pace ed armonia. È un vino che esprime grandezza, e dimostra ancora tanta voglia di evolversi.
Da quando ho scoperto i vini naturali, non riesco più a tornare indietro. L'unico vino convenzionale che riesco ancora a bere tutti i giorni è quello sfuso. E una ragione ci sarà. Penso alle parole di Nicolas Joly (Il vino tra cielo e terra, Porthos edizioni), quando parla delle energie particolari di un luogo e di quelle forze archetipiche che in Natura sono spesso segnalate dalla presenza di grandi monoliti. Ho intuito subito che quel grande roccione di calcarenite che domina quel piccolo, magico ecosistema, è sicuramente uno dei depositari di quel genius loci che poi ritroviamo nei vini di Porta del Vento. Ci sono navigatori del mondo del vino (tra cui molti enologi) secondo i quali vini come questi, non essendo espressione dei classici protocolli enologici, non sono (e non potranno mai essere) stabili come quelli “normali”. Essendo siciliano purosangue a costoro posso permettermi di rispondere alla Montalbano: minchiate! E la chiudo qui. Chi realizza queste opere d'arte assecondando la Natura le mette in circolazione solo quando sono pronte.
In questa sede stiamo infatti recensendo la vendemmia 2009 e, voglio ricordare, siamo nel 2013! Anne-Claude Leflaive, produttrice biodinamica a Puligny-Montrachet, nonché promotrice della biodinamica nel mondo, non ci nasconde un segreto: la pazienza. “Senza biodinamica si possono fare grandi vini. Ma non si possono fare vini viventi…. Più li aspetti in bottiglia più ti emozioneranno”. C'est vrai!
Azienda agricola Marco Sferlazzo – Contrada Valdibella – 90043 Camporeale (PA). Tel. +39 335 6692875 – tel/fax +39 091 6116531 – www.portadelvento.it – info@portadelvento.it – Fa il vino: Marco Sferlazzo – Estensione vigneti: 12 ettari, di proprietà + 2 in affitto – Estensione vigneto di catarratto: circa 10 ettari – Anno impianto (catarratto): 1972 – 1984 – Terreno (catarratto): sciolto, sabbioso – Vitigni: catarratto, perricone, nero d'Avola – Primo millesimo imbottigliato: 2006 – Numero bottiglie prodotte (Saray 2009): 3.000 – Totale bottiglie prodotte dall'azienda: 45.000 (vendemmia 2012).
Questa scheda è di Carmelo Corona
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