di Antonella Amodio
Vitulazio, piccolo centro immerso nel verde alla destra della riva del fiume Volturno, conta meno di 8000 anime. Si trova in provincia di Caserta, ed è la culla del bere miscelato, la meta ambita dagli appassionati che arrivano da oltre i confini regionali per bere un cocktail di Gianluca Di Lello.
Vitulazio è diventato negli anni il luogo sacro del drink e sta all’arte della miscelazione come Milwaukee a quella della Harley Davidson.
Sarà l’aria di questo piccolo fazzoletto di terra a produrre grandi talenti, visto che è anche la cittadina della cantina Nanni Copè, che certo non ha bisogno di presentazioni per raccontare chi è e che cosa ha prodotto.
L’appellativo di capitale campana del bere miscelato è dovuto al Manhattan, che ha conquistato Vitulazio. Si tratta di un locale che non ne scimmiotta altri e ha un solido background culturale sugli spirits, che ha fatto tendenza, vista la cultura (oggi anche moda) del bere che nasce proprio da questo bar aperto (in realtà rilevato da Gianluca) nel 2007, dopo il suo rientro dall’estero, dove per circa 15 anni aveva preparato pizze prima che la passione dei cocktail, sviluppata nei viaggi di lavoro, prendesse poi il sopravvento.
L’affluenza davvero straordinaria al Manhattan è fatta di passaparola tra i cultori del drink, che hanno dottrina della mixology, amando sia gli iconici, che le reinterpretazioni. Ma in fondo il successo non arriva per caso, visto che c’è tanta ricerca e studio alla base e le materie prime impiegate non sono trattate come semplici prodotti, ma come passepartout per realizzare cocktail “magici”, indimenticabili, con tanta maestria nella preparazione.
Vitulazio è come Milano, New York e New Orleans, perché il posto non fa differenza quando si fa qualcosa di straordinario. Giusto Gianluca?
E’ quello che ci dicono i clienti la prima volta che mettono piede al Manhattan: la percezione è quella di essere in una capitale del mondo. A me fa molto piacere questo perché significa che sono riuscito a ricreare l’ambiente giusto, reso armonico anche dalla musica live che insieme ai cocktail rappresenta un punto di forza del locale
Gianluca, ci racconti quale è il segreto del successo del Manhattan? Hai clienti che arrivano dal Lazio, dal Molise e da altre regioni, pur di accaparrarsi un tuo drink.
Nessun segreto da rivelare, se non una ricerca maniacale delle materie prime e la capacità di imprimere in ogni cocktail il carattere del Manhattan, fatto di tecniche e anche di tendenze, dove l’ideazione e la preparazione dei cocktail diventa un’esperienza totale. Poi continuiamo a studiare, a mantenerci al passo con le nuove evoluzioni della mixology
Quanti liquori hai?
Non ho ancora fatto la stima quest’anno, però in riferimento all’anno scorso ti dico che ho 70 gin, 50 whisky, 50 rhum, 30 mescal e tanto altro
Il più raro?
Il Ferdinand’s Saar Dry Gin Goldcap, prodotto con il Riesling essiccato di Ziliken, dell’area vinicola della Mosella, con aggiunta di prugne e fave di cacao, nonché acacia e pere locali. Un insolito connubio che ha ottenuto risultati straordinari. È una bottiglia introvabile oramai.
Il cocktail più richiesto?
Nell’ultimo periodo il Negroni, poi il Manhattan e il Paloma
Il tuo preferito?
Il Tipperary, cocktail ufficiale IBA ( International Bartenders Association), realizzato con whisky irlandese, vermouth rosso dolce, chartreuse verde e angostura.
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