Sant’Isidoro di Nardò, Salento. Masseria Bellimento: non solo formaggi, qui si mangia salentino

Litoranea Porto Selvaggio – Sant’ Isidoro, Strada Cucchiara 177
Tel. 339.5230705 – 328.6827165 – 0833.579963
Aperto sempre d’estate la sera.
Nell’anno la domenica e i festivi
Il pasto completo 25 euro

di Tommaso Esposito

C’è quest’anno una novità alla Masseria Bellimento.
Di sera si cena all’aperto d’estate e d’inverno nella saletta con il soffitto a volte appena ristrutturato, là dov’era l’antico granaio.

La voglia di una cucina tra i formaggi e i frutti dell’orto della masseria serpeggiava da tempo tra i padroni di casa, Giuseppe e Vincenzo Presicce.
Et voilà, il sogno si è realizzato.
Menu fisso come in un agriturismo, ma qualità e grandi porzioni assicurate.
Il vino è quello delle vigne neretine: Negroamaro in purezza rosso e, lievemente pigiato, rosato. Poi c’è un bianco Chardonnay.

Si brinda con il Negroamaro stasera.
Laura, giovanissima Presicce, gira tra i tavoli e prepara l’attesa, mentre ai fornelli una piccola brigata familiare si destreggia.

Cucina salentina tutta terragna.
Ed è un gran valore qui in riva al mare poco lontano di Porto Selvaggio.
Una carrellata di antipasti buonissimi, semplici e genuini.
A partire dai nodini di fiordilatte che ancora caldi si accompagnano con le olive.

E poi le zucchine dolcissime pugliesi e le melanzane all’uegghiu raccolte dietro l’aia, profumate alla menta e basilico.

Il pane di grano duro e quello misto con un po’ di saraceno dal colore più scuro.

Le frittate di verdura e la morbida voluttuosa ricotta di mucca con accanto un buon salame domestico.

Immancabili bruschette col pomodorino di Nardò e l’olio del frantoio aziendale dove giungono le olive coltivate tra la marina e la pianura  rossa per le zolle ricche di argilla. Sapido e dolce allo stesso tempo.

Le pittule di pasta crisciuta e i fiori di zucca in pastella.
Piacevolmente caldissime, nonostante la stagione; come pure le polpette a palla e i panzarotti di patate e cacio.

Maccarruni con pomodorino, basilico e una grattugiata di formaggio vaccino. Buoni.

E le recchie con le zucchine. Piatto delicato, di sapore e sostanza.

Immancabile l’assaggio di fae, cecore e pane fritto. Buonissimo.

Intermezzo con peperoni di fiume verdi fritti. Amari quanto basta per piacere.

Non resisto a chiedere per loro compagnia scaglie di caciotta stagionata e piccantina. Accontentato lesto lesto.

Giunge finalmente la grigliata di carni tenerissime di maiale, manzo e agnello. Frammista di cervelatine ancora intrise degli umori.

Scarola e lattughina in insalata.

E poi la frutta. Uva e anguria.

La torta pasticciotto ci sorprende per la fattura e la sapienza con cui sono stati amalgamati gli ingredienti dalla pasta frolla, appena croccante, alla crema odorosa di limoni.

Un po’ di rosoli per finire.

E il conto sorprendente: 25 euro compreso il vino.

Con la gioia malcelata di Pasquale che si lecca i baffi che non ha.

Grande convivio in attesa del rientro dal Salento verso Napoli.


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