Vista: 5/5. Naso 26/30. Palato 26/30. Non Omologazione 31/35
I posteri non dovranno risolvere nessuna ardua sentenza: la 2004 è stata una gran bella annata per i rossi di struttura come il Taurasi, il Barolo e lo stesso Brunello. Di più: è anche la prima vera annata in cui è possibile comparare un numero accettabile di etichette campane della prima docg del Mezzogiorno.
Una ennesima riprova di questa doppia verità viene dalla verticale organizzata a Luogosano del Santa Vara, il Taurasi della Cantina La Molara seguita dal bravo enologo Antonio Pesce. Una batteria strabiliante che dal 2007 ci ha fatto attraversare lo scorso decennio sino al 2001, anch’esso perfetto.
Della 2004, caso strano, già abbiamo avuto modo di parlare in questo spazio circa tre anni, funno facili profeti a precedere una buona evoluzione e così in effetti è stato. In questo momento il vino ha il suo magico equilibrio tra la frutta e la spinta acida, al naso ha una buona complessità in cui i frutti rossi maturi si intrecciano con le spezie del legno grande usato per l’affinamento, il sottofondo di cenere e l’agrumato tipico del territorio. Si scriveva nel febbraio 2008: «In bocca è elegante, il suo fascino viene esercitato dalla finezza, non c’è traccia di concentrazione fruttata come purtroppo è avvenuto nell’annata precedente. Un Taurasi da conservare, cinque, dieci, quindici anni. Per sempre»
Ed è certamente così: questo vino a distanta di sette anni è vivo, un bel colore rubino brillante, non ha alcun segno di cedimento, ha buona struttura ed è in equilibrio. Lo abbiamo provato al freddo durante la degustazione e poi un paio d’ore al caldo con il cibo del territorio, come il cuccio ’mbuttunato (coniglio imbottito) di Tenuta Montelaura preparato da Flavia e fotografato da Lello.
Grande vino di territorio, insomma. Sarà sicuramente un buon compagno di viaggio.
Scheda del 1 febbraio 2008. Se avete voglia di vivere bei momenti a tavola lungo tutto il resto della vostra vita prendete l’auto e iniziate a girare fra le aziende taurasine per fare incetta di Taurasi 2004. Non ve ne pentirete perché ovunque, in botte o in barrique, ci sono grandi rossi in circolazione, forse un po’ prematuri da bere in questo momento, ma sicuro molto propensi al buon invecchiamento grazie allo scheletro costituito da una possente e dinamica acidità. Molti ci chiedono spesso di novità, non è semplice rispondere perché se la natalità demografica delle cantine è notevole, dodici nuove in Irpinia con la vendemmia 2006, manca la verifica del tempo e questo spinge alla prudenza. Solo adesso, per esempio, aziende come Perillo, Colli di Castelfranci e Contrade di Taurasi, D’Antiche Terre Tenuta Ponte, partite circa dieci anni fa, hanno una storia di Aglianico da poter raccontare per affascinare gli appassionati. Con la sua strepitosa annata 2004 bussa alla porta La Molara a Luogosano, piccolissimo centro a ridosso di Taurasi che, dopo qualche incertezza produttiva legata al merlot, si presenta in grande spolvero e con convinzione sui piani alti dello scaffale. In cantina c’è il giovane Antonio Pesce, figlio del famoso enologo vesuviano Amodio, scomparso prematuramente. Una presenza sempre più marcata nel territorio irpino, cito Manimurci a Paternopoli e Casali dei Baroni a Frigento, la filosofia produttiva molto decisa: «Per me il Taurasi si deve ricordare, non può essere un vino facile e accessibile a tutti». Questo è il modo per non tradire il vitigno prima ancora del territorio, in giro ci è capitato di sentire persino un po’ di lampone in qualche Taurasi evidentemente pensato come un novello: l’Aglianico ha bisogno di tempo, pochi rossi sono gratificanti come questo quando si sa aspettare e i tannini si ammorbidiscono in maniera naturale senza le piallature a cui spesso sono sottoposti e sacrificati sull’altare del presunto gusto internazionale. E se proprio non volete aspettare, allora bevetelo su piatti squilibrati, come la lasagna di Carnevale napoletana, per esempio, sulla quale il Santa Vara va proprio bene grazie alla sua funzione riequilibrante, strutturata e sgrassante. Il 2004 della cantina portata avanti con passione e competenza da Attilio Colucci ha profumi intensi, persistenti e soprattutto molto complessi, spero che il tempo li conservi, in bocca è elegante, il suo fascino viene esercitato dalla finezza, non c’è traccia di concentrazione fruttata come purtroppo è avvenuto nell’annata precedente. Un Taurasi da conservare, cinque, dieci, quindici anni. Per sempre.
LUOGOSANO, Contrada Pesco. www.lamolara.it Tel. 0827. 78017 . Enologo: Antonio Pesce
Ettari: 10 di cui 7 vitati. Bottiglie prodotte: 50.000. Vitigni: aglianico. Prezzo: 14,5 f.cantina
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