Uva: aglianico, montepulciano, olivella
Fascia di prezzo: da 5 a 10 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio
Materialità del vino e spirituralità del cibo
La più grande contraddizione enogastronomica di questi anni è sotto gli occhi di tutti ogni giorno: mentre il cibo si è progressivamente alleggerito sia nei ristoranti che nelle case sin quasi a diventare etereo, idea di se stesso, ricordo del passato, il vino di converso, quello rosso intendo, è diventato sempre più denso e ricco di materia, concentrato, palpabile. In una parola si è rovesciato il rapporto, ché prima il bere accompagnava il mangiare favorendolo con acidità e tannini, oggi il cibo aiuta bicchieri altrimenti sempre più difficili da vuotare. Complicato capire come questo sia stato possibile, fatto sta che nei locali, soprattutto dell’alta ristorazione, improvvisamente ci siamo trovati pieni di carte nelle quali poco si abbinava, almeno secondo i criteri della sommellerie, a quello che saremmo andati a mangiare. Si spiega anche così, forse, il declino improvviso, maturato con grande rapidità in questi ultimi quattro, cinque anni, dei vini eccessivi, ormai abbandonati da quella stessa critica che li aveva portati in auge se leggo, come ho letto, che Cernilli adesso beve preferibilmente bianchi autoctoni passati solo in acciaio (cosa che noi, dico i sei milioni di campani e gli altri sei sparsi in Italia e nel mondo, facciamo da sempre). Niente di male, per carità, ma preoccupa questa difficoltà italiana ad imporre un proprio stile inseguendo ora questa ora quella presunta tendenza. Mi chiedevo ieri sera a Cerreto durante la presentazione della Guida dei Vini del Sannio: e adesso cosa succederà con quei produttori di Aglianico che hanno inseguito questo modello raggiungendo eccessi difficilmente recuperabili senza preoccuparsi di creare nella buona come nella cattiva sorte delle annate un marker gustativo inconfondibile? Non è difficile fare una previsione, del resto è già in atto una dura selezione aziendale: resisteranno non quelle che hanno inseguito quanto quelle che sono state ferme. Un paradosso? Si, verbale perché qui l’immobilismo è inteso non come mancato aggiornamento in cantina e in campagna quanto la intelligenza di raggiungere un standard, possibilmente riconoscibile, e mantenerlo fermo nel corso degli anni a prescindere da quando si diceva, si comprava e si scriveva. Devo anche aggiungere che questo problema in Campania lo leggo soprattutto nei rossi perché non sono affatto poche le aziende, in tutte e cinque le province, che questa regola l’hanno osservata con i bianchi talché è molto facile trovarne alcune decine di buoni, freschi, tipici e moderni in giro in ottimo rapporto tra qualità e prezzo. Per i rossi la vedo molto più complicata invece e, a memoria, posso citare solo otto produttori le cui bottiglie hanno conservato il loro stile di partenza senza ondeggiare negli ultimi anni: Montevetrano, D’Ambra, Fontana Galardi, Terre del Principe, Castelmagno, Contrade di Taurasi, Struzziero e Venditti. Spero di essere stato chiaro: parlo di immediata riconoscibilità e capacità di prescindere dalle tendenze iperconcentrative, morbidose e soprattutto, nell’ultimo periodo, zuccherine. Per Fontana Galardi, Struzziero e Contrade di Taurasi è stato più difficile perché impegnati sull’Aglianico al quale lavorano ormai oltre duecento aziende solo in Campania, quasi cento in Basilicata e una trentina tra Puglia, Molise e persino Calabria. Il più esemplare e simbolico di tutti però è Nicola Venditti che secondo me è la vera star di questi ultimi anni: i suoi rossi semplici, bevibili e profumati, emergono sempre con maggiore convinzione nelle degustazioni, a tavola si bevono che è un piacere, sono abbinabili sia alla cucina tradizionale, pensiamo ad un abbuoto o mugliatiello che dir si voglia, sia a quella dell’alta ristorazione quale ad esempio gli spaghetti alla Nerano di Tonino dei Quattro Passi. Allora, dopo la strepitosa serata di ieri (soprattutto per l’editore: 200 copie portate e bevute) nella splendida cornice di Cerreto, un paese mozzafiato con una delle piazze più belle d’Italia, questa prima domenica di ottobre la trascorriamo sulle suggestioni del dibattito tra Rivella e Ziliani bevendo questo rosso base semplice e convinto.
Sede a Castelvenere, via Sannitica 122
Tel. 0824.940306, fax 0824.940301
Sito: http://www.venditti.it
Email: info@venditti.it
Enologo: Nicola Venditti
Bottiglie prodotte: 100.000
Ettari: 11 di proprietà
Vitigni: aglianico, montepulciano, piedirosso, barbera, olivella, grieco, cerreto, falanghina
Dai un'occhiata anche a:
- Coda di Volpe 2021 Masseria Frattasi
- Meteira Vino Bianco Frizzante – Rossovermiglio
- Piedirosso 2019 Taburno Sannio doc Fattoria La Rivolta
- Falanghina e Fiano di Aia dei Colombi, confronto sul 2009
- Vini bianchi Fattoria La Rivolta
- Greco 2019 Sannio doc, La Fortezza
- Sakar 2022 Sannio doc, Nifo
- Vigna Suprema 2017 Falanghina del Sannio doc, Aia dei Colombi