CANTINA MORONE
Uva: piedirosso
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno (una parte del vino)
Fascia di prezzo: da 5 a 10 euro
Tra le tante anime del Sannio dei vini diversi va sempre più emergendo il fascino di un vitigno antico dal volto moderno. Il piedirosso. Un vitigno protagonista di tante storie nel Sannio, un percorso che già negli anni in cui era rilegato ad un ruolo marginale faceva registrare le interessanti bottiglie prodotte (praticamente da sempre) da Ocone a Ponte, dalla Cantina del Taburno nell’area del vitulanese e da Mustilli a Sant’Agata dei Goti.
Oggi, con l’arrivo di tanti giovani artigiani del vino, quest’uva antica, capace di far soffrire come poche altre in vigna e in cantina, arriva a tavola con un volto moderno. Una rivoluzione che ha visto affiancare agli storici produttori nuovi interessanti percorsi: Meoli a Dugenta, Fontanavecchia a Torrecuso, I Pentri divisi tra Castelvenere e Guardia Sanframondi. Una rivoluzione che ha innestato nuovi stimoli, con altre giovanissime storie enologiche che decidono di farne il proprio biglietto da visita più importante.
E’ il caso della Cantina Morone di Guardia Sanframondi, che in realtà di giovane ha solo i volti che attualmente interpretano uno storia enologica secolare. A Eleonora tocca il lavoro in loco, seguire terreni e cantina; al fratello Giovanni che vive a Roma (medico fisiatra, ricercatore presso la Fondazione Santa Lucia) quello esterno, con la commercializzazione. A muoverli nel 2009 (anche se la prima vendemmia in bottiglia è stata la 2011) è stata la passione, quella passione inculcata dal nonno materno Antonio Colangelo (tra i 33 soci fondatori de La Guardiense) e da papà Pasquale. Passione e tradizione, con la famiglia che ancora possiede un’antichissima cantina nel cuore antico del paese, praticamente sotto il castello dei Sanframondo.
Da questa storia familiare Eleonora e Giovanni hanno ereditato i quattro ettari di vigneti, dove coltivano falanghina, fiano, piedirosso, sangiovese e barbera. Campagne dislocate nelle zone più interessanti della sponda destra del fiume Calore: Vassallo, Cavarena, Monaci e Galano. Dalla vigna di località Galano (in conversione biologica – come le altre), con circa tre lustri di vita, arrivano in cantina le uve piedirosso. Pochi frutti, visto che la resa si aggira intorno ai 40 quintali per ettaro, da cui si ricavano circa 3.500 bottiglie di ‘Fiori di Galano’. Bottiglie che sono frutto di un percorso in cantina seguito con cura dell’enologa Anna Maria Della Porta, di Castel Campagnano, con studi ed esperienza in terra toscana (Università di Pisa).
Nel calice il lavoro delle donne è ben marcato, con un vino che va incontro proprio alle tendenze del gusto femminile: fruttato, con note di lamponi, marasca. A seguire le morbide noti dovute al passaggio in legno di parte del vino. Legno ben usato. Il gioco regge, per un vino che si avverte freschissimo, a tratti bello sapido e minerale. Grazie alla sostenuta spalla acida ben nasconde il volto alcolico, che raggiunge i 14°, mai avvertiti. Freschezza e corpo lo rendono ottimo compagno a tavola, capace di reggere a svariati abbinamenti. Noi l’abbiamo provato su un ricco antipasto, con ottimi salumi e formaggi accompagnati da peperoni ripieni e, a seguire, sul raviolo con ricotta di bufala e pomodorino fresco. Da riprovare sulla zuppa di pesce. Una bottiglia per la cucina tipica campana.
Questa scheda è di Pasquale Carlo
Cantine Morone – Sede a Guardia Sanframondi, Via Municipio 189 – tel/fax 0824.864340 – mobile 349.6365602 – www.morone.it – info@morone.it – enologo: Anna Maria Della Porta – ettari: 4 di proprietà più 1 in fitto – vitigni: falanghina, fiano, piedirosso, sangiovese, barbera – bottiglie prodotte: 16.000
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