di Fabio Panci
Possiamo definirlo un inno al sangiovese la manifestazione organizzata dall’infaticabile Davide Bonucci, presidente dell’Enoclub Siena, svoltasi il 2/3 Novembre a Roma nella bella cornice offerta dall’Hotel Radisson. Uno dei vitigni simbolo della Toscana ma coltivato un po’ in tutta Italia e non solo, si è presentato al numeroso pubblico intervenuto in tutte le sue caratteristiche, peculiarità e differenze in base al territorio, alle tecniche colturali e non per l’ultima alla filosofia produttiva delle quasi 50 aziende partecipanti all’evento. Le zone d’elezione come Montalcino, il Chianti Classico, Montepulciano, hanno visto la “sana concorrenza” di sangiovesi provenienti dalla Val D’Orcia, da Pitigliano, dal Casentino, per rimanere nei confini toscani, senza dimenticare validissimi produttori “fuori regione” dall’Emilia Romagna e dall’Alta Tuscia.
Il programma della due giorni prevedeva inoltre interessantissimi seminari con abbinamenti vino/formaggio, a cura della Formaggeria di Francesco Loreti di Roma, sul Sangiovese Toscano con Marco Cum, degustazioni di vecchie annate con relatore Davide Bonucci, cru di Montalcino sotto l’esperta guida di Armando Castagno, ed infine una tavola rotonda dal titolo “Il Sangiovese tra passato, presente e futuro”.
Venendo ai banchi di degustazione e partendo dalle varie zone del Chianti Classico, l’annata 2010 ha espresso millesimi estremamente interessanti, destinati ad un ottimo invecchiamento e ad esprimere il loro potenziale anche se lasciati per un po’ di tempo in cantina. Vini, nonostante un andamento climatico molto altalenante e difficile per i vari produttori, carichi in profumi ed aromi, con alcol sicuramente presente ma equilibrato dalle componenti dure quali acidità in primis e sapidità in seconda battuta. Personalmente ho trovato già estremamente piacevoli, strutturati ma con un’ottima beva, per rimanere nella zona di Radda, il Montevertine dell’omonima azienda ed il Chianti Classico della Fattoria Vignavecchia. Passando all’area di San Casciano in Val di Pesa, ho apprezzato lo stile “senza fronzoli”, con grande frutta, floreale, speziatura leggera e scia sapida finale del Chianti Classico dell’azienda Cigliano. Sempre facendo riferimento all’annata 2010, attendo con ansia l’evoluzione in bottiglia di due alfieri dell’universo chiantigiano quali Pergole Torte e Flaccianello della Pieve, ancora “in itinere”, che celano solo in piccole dosi tutto il loro straordinario bagaglio qualitativo.
Tornando indietro alla vendemmia 2009, molto più regolare dal punto di vista climatico e foriera sin d’ora sicuramente di grandi vini, la mia scelta si orienta ancora sull’azienda Vignavecchia con il suo Raddese, un vino che possiede davvero tutto in fatto di complessità aromatica, struttura e contemporaneamente snellezza in bocca con ricordi fruttati finali piacevolissimi. Uscendo dalla Toscana invece ho apprezzato davvero molto il Castrum Castrocari vendemmia tardiva, vinificata in secco, dell’azienda tutta al femminile Marta Valpiani. Strutturato, caldo, avvolgente, quasi “masticabile” sul finale di bocca.
Passando all’enclave di Montalcino i miei personali complimenti vanno all’azienda Le Chiuse con il suo Brunello di Montalcino 2008. Annata quest’ultima, come confermato dal produttore, più fresca, con ottime condizioni di salute delle uve giunte in cantina, che hanno dato vita ad un Brunello estremamente elegante e sofisticato al naso, vena acida importante e tannino nobile in bocca, con ancora tanto da dare come piacevolezza di beva per almeno un altro decennio. Nota di merito anche alla giovane azienda Fattoria del Pino con il suo Rosso di Montalcino 2010, vino solare, schietto, che si fa amare subito dopo il primo sorso nonostante un grado alcolico da rossi del Sud Italia.
In conclusione le ultime note di degustazione del mio taccuino sono state riempite da due autentiche sorprese, due veri outsider della manifestazione. In primo luogo il Fanciot 2008 dell’azienda Poggio Concezione, situata nei terreni tufacei di Pitigliano. Chiudendo gli occhi al momento dell’assaggio, disorienta con netti sentori di idrocarburi stile riesling renani, in bocca invece torna il carattere del sangiovese con acidità, alcol, bella struttura con vena minerale in chiusura. La seconda sorpresa proviene invece dalla Val D’Orcia con il Terre di Sotto Riserva 2011 del Castello di Ripa D’Orcia. Impatto olfattivo con frutta rossa, leggero floreale, poi note speziate, con sentori tostati sul finale. In bocca entra caldo, di corpo, innervato da una bella freschezza di fondo.
Per tutti gli appassionati che si fossero persi, colpevolmente, questo evento avranno già possibilità di rimediare nel week-end 25/26 Gennaio sempre al Radisson Hotel di Roma.
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