Salvatore Lioniello ha 29 anni, due figli e lavora sodo ogni giorno (festivi compresi) con il fratello Michele (27 anni) nella pizzeria creata dal padre scomparso, purtroppo giovanissimo, nel 2014. A Tuttopizza ha appena vinto la sua ennesima competizione conquistano il primo posto per le selezioni di Masterchef.
Avevo voglia da parecchio tempo di provare la sua pizza, essere consigliati (ora si dice sponsorizzati) da Tommaso Esposito e Marco Lungo all’unisono non è da tutti i giovani pizzaioli.
Volevo vedere se dietro la sua simpatia e sotto il cappello da Borsalino ci fosse anche sostanza, se si stava bene a tavola da lui come è gradevole scorrere la sua pagina social magnificamente seguita da Egidio Cerrone.
Ma già la sua biografia è eticamente rassicurante, in un momento storico in cui tanti quarantenni e ultraquarantenni italiani giocano ancora a chi si spara più gin tonic la notte.
La pizzeria si chiamava Paradise, adesso Lioniello. Anche questo è un segno dei tempi che cambiano, dalla evocazione topica alla firma e al volto di chi ti fa da mangiare. Sta a via San Salvatore nel cuore di Orta di Atella, un paese del Casertano che confina con la provincia di Napoli, a 25 chilometri da via dei Tribunali. Ma chi lo spiega a un critico straniero che sono molto più vicine Milano e New York?
Salvatore Lioniello ha costruito da solo il forno perché prima si occupava anche di questo: il suo impasto è leggero come una piuma, passa dalla 00 alla canapa usando farine di vari mulini a secondo del suo progetto di pizza.
Si è molto concentrato sull’impasto, sicuramente uno dei migliori a Napoli e dunque del mondo.
La sua pizza è però troppo piaciona, a dimostrazione che deve avviare un ragionamento sulla materia, soprattutto quella vegetale di cui è appassionato essendo anche vegano e per far questo deve subito andare a bottega da gente come Francesco Sposito, Gennaro Esposito, Nino Di Costanzo, Niko Romito. Per citare i più vicini. Più verde di stagione, pomodoro quando è necessario, usare anche il limone come acidificante. Insomma, c’è un mondo da mettere su questi impasti da re.
Il cuoco serve al pizzaiolo che non si accontenta proprio per trasmettere le tecniche di cottura della materia prima che finisce sulla pizza.
L’altra domenica Franco Pepe ci confessava quanto sia stato importante per lui conoscere Nino. Della serie, inutile stripparsi sugli impasti leggeri se poi il carico è troppo.
Sono convinto che Salvatore Lioniello completerà il suo percorso formativo prima ancora del restyling del locale perché è vero che in Italia la forma è sostanza, ma per diventare un fuoriclasse, ci vuole sostanza prima della forma.
E Salvatore Lioniello ha la stoffa per diventarlo perché ha una capacità molto rara oggi: ascolta prima di parlare.
In bocca al lupo guagliò!
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