Sagrantino Montefalco, report sull’Anteprima

Pubblicato in: Verticali e orizzontali
Degustazione Tabarrini

di Alberto Nigro

Il Sagrantino è e resta il re del territorio di Montefalco. Al di là della crisi che stanno attraversando molti grandi rossi, soprattutto quelli che portano in dote struttura, tannini e grado alcolico elevato, poche cose al mondo riescono a rappresentare un’area geografica come fa questo vino con la sua. In tal senso, la manifestazione «A Montefalco» promossa dal Consorzio di Tutela (da qualche mese guidato da Paolo Bartoloni) andata in scena il 12 e 13 giugno, ha rappresentato una conferma e il fatto che l’annata 2020 assaggiata in anteprima abbia ottenuto 96 punti e 5 stelle sicuramente ha offerto un grande contributo.

Tuttavia, se è vero che questo verdissimo pezzo d’Umbria fino ad oggi ha avuto a che fare, aristocraticamente parlando, solo con il re, è altrettanto vero che qualcosa sta cambiando. È infatti venuto fuori un principe, il Trebbiano Spoletino (vitigno storicamente coltivato in zona, ma recentemente riscoperto), che, complice la crisi dei rossi di cui sopra, sta rapidamente scalando le classifiche di gradimento sia dei produttori che dei consumatori.

Il percorso, sia chiaro, e solo all’inizio. Stando ai campioni assaggiati nel corso della manifestazione, infatti,
ad emergere, oltre alle incredibili potenzialità di questo vitigno, è stata anche la sostanziale mancanza di un filo conduttore che faccia capire in quale direzione si andrà, tuttavia è nell’ordine delle cose. Ogni azienda sta percorrendo la propria strada e tra qualche tempo qualcuno individuerà quella giusta (fermo restando che quella giusta non è mai una soltanto) facendo da apripista.

Quello che, però, è certo già oggi è che parliamo di un vitigno dalle qualità straordinarie. Innanzitutto è resistente alle malattie e ai capricci del meteoe questo, in un tempo di cambiamenti climatici, non è un fattore irrilevante. Poi è versatile. Si presta a diversi tipi di vinificazione e risulta gradevole sia giovane che dopo qualche anno.
Con il trascorrere del tempo, infatti, sviluppa aromi terziari in grado di affascinare esperti e semplici appassionati.

Di Trebbiano Spoletino nei giorni della kermesse di Montefalco si è parlato ampiamente e ogni azienda ha proposto ai giornalisti giunti da ogni parte del mondo diversi assaggi.

A spiccare per equilibrio, mediamente, è stata l’annata 2021 (davvero difficile trovare un’etichetta non godibile), ma andando a ritroso nel tempo sono emerse le scoperte più interessanti. In tal senso non è possibile non segnalare la 2016 proposta dalla Cantina Ninni e la 2009 degustata da Tabarrini, con le loro note idrocarburiche, la loro lunghezza e la loro incredibile vivacità.

Sfumature interessanti, comunque, si sono riscontrate in diversi assaggidell’ultime annate (tra la 2023 e la 2020) fatti in giro per cantine. In quel di Perticaia (sapidità, freschezza e grande equilibrio), da Scacciadiavoli(intriganti note speziate, frutta secca e accenni minerali), nella piccola ma intraprendente realtà di Ilaria Cocco (frutta tropicale e note balsamiche) e nella splendida oasi naturale che ospita Terre di San Felice (slanci fruttati e mineralità). E poi la bella esperienza da Colle Ciocco dove ad una miniverticale 2022 – 2021 – 2020 ha fatto seguito un elegante assaggio di passito 2022.

Insomma, il Trebbiano Spoletino sembra essere davvero destinato a grandi cose. L’importante è andare per gradi, evitando di bruciare le tappe e consentendo innanzitutto ai produttori di fare il proprio percorso e i propriesperimenti. Il resto verrà da sé.

 


Dai un'occhiata anche a:

Exit mobile version