Meno di 110 ettari nel 1998, quasi 450 nel 2004. La dimensione del successo del Sagrantino di Montefalco è tutta qui, essere passati da 500.000 a 1.600.000 bottiglie in soli sei anni grazie alla capacità del territorio umbro di fare massa lanciandosi con poche e serie scelte oculate nel marasma comunicativo in cui vive il mondo del vino italiano. Come per esempio conservare e difendere la Settimana Enologica concentrandosi su una platea nazionale e internazionale anziché fare i «cuncertielli» di piazza per i paesi del circondario come avviene quasi ovunque ancora nel Mezzogiorno. Ecco allora quasi uno «stage» formativo a cui partecipare per capire come devono funzionare le cose giacché qui non si parla di Toscana e Langhe, ma di un territorio assente dalle scene enologiche sino a poco tempo fa nonostante avesse una lunga tradizione, accertata con il riconoscimento alla fiera di Perugia nel 1899. Un storia comune a tutto il resto del Sud. Dicevamo dello «stage» per operatori, produttori e amministratori meridionali di territori emergenti: una semplice passeggiata alla XXVI edizione della Settimana Enologica di Montefalco, iniziata ieri, che si conclude domenica. One man, one wine. Lui si chiama Arnaldo Caprai ed è il più famoso dei 23 produttori impegnati nella manifestazione nella cittadina umbra: quando nel 1971 comprò i primi ettari non immaginava che avrebbe contribuito più di tutti a fondare un territorio vinicolo, un boom che si è goduto a cavallo dei due millenni dalle finestre della sua azienda tessile perché a sgobbare tra vigne e barrique dal 1988 è suo figlio Marco, uno dei personaggi più conosciuti e al tempo stesso più veri del wine system della nostra Italietta. La Settimana Enologica è l’occasione per conoscere la difficile annata 2002, ma il sagrantino, essendo un vitigno a maturazione tardiva come l’aglianico, ha potuto sfruttare il recupero di ottobre per presentarsi sicuramente un po’ meno potente della versione 2001 ma anche più elegante. Caprai presenta il Collepiano, rosso in circa 80.000 bottiglie l’anno in uscita a meno di 20 euro che Attilio Pagli, in Campania citiamo il Greco di Tufo Vigna Cicogna di Benito Ferrara tanto per gradire, presenta in ottimo rapporto tra il frutto e il legno. Il piatto forte dell’azienda è il 25 anni, ma stavolta si è deciso di saltare un millesimo ed è il Sagrantino Collepiano il solo protagonista di questa rassegna. Un rosso del Sud, trascinatore della rinascita di una zona che i turisti usavano superare d’un fiato nel corso del loro passaggio in Umbria. Invece oggi il Sagrantino più di ogni altro vino interpreta agli occhi degli appassionati questa regione nel bicchiere.