di Teresa Mincione
Nel cuore del comune di Galluccio, lo scorso 16 Settembre, nell’incantevole cornice di Palazzo Mattia Seccareccia, si è tenuto un incontro d’approfondimento che ha visto l’ager Falernus protagonista indiscusso di un viaggio senza tempo tra le aziende del territorio. Sullo sfondo la 43ª edizione della “Sagra dell’Uva di Galluccio – rassegna dei vini di Galluccio e di Terra di Lavoro”, che dal 1976 ad oggi, è evento curato e organizzato dall’ l’amministrazione comunale in stretta collaborazione con l’associazione Proloco e le aziende vitivinicole del territorio. L’areale dell’ager Falernus, è stato raccontato, per le rispettive zone d’appartenenze, da cinque calici di Falerno nelle versioni bianco, rosso e da uve Primitivo.
Le aziende Villa Matilde, Masseria Felicia, Cantina Zannini, Cantina Trabucco e Azienda Torelle e gli ospiti in sala sono stati veri e propri protagonisti di un viaggio immaginario alla volta dell’antico Falernum seguendo le tracce della Roma antica, per arrivare, passo dopo passo, al moderno nettare sotto l’egida del disciplinare del 1989 e alle ultime e straordinarie scoperte archeologiche proprio sul Monte Massico.
Un viaggio straordinario attraverso le meraviglie di un areale, intarsiato nella Campania settentrionale, che affonda le radici non solo nella luce di un mondo indimenticabile quale la Roma antica, ma anche nella storia di un vino, il Falerno, che ancora oggi riesce a stupire e affascinare con lo stesso lustro dei racconti di Orazio, Plinio e Cicerone.
Catullo, in epoca repubblicana, riporta come per bere bene si poteva spendere due assi, ma per bere Falerno ne occorrevano ben quattro. O ancora, scrittori e studiosi degli scambi mercantili, narrano di come la richiesta e la vendita di questo vino fosse così elevata da attuare delle tecniche di tracciabilità finanche sugli strumenti che consentivano il suo trasporto in giro per il mondo: le anfore.
La storia e la storiografia, il disciplinare e la geologia dei terreni (vulcanici, limo sabiosi, tufacei, argillosi) sono stati, e sono, i tanti, e non ultimi, pezzi del puzzle che compongono lo straordinario terroir antico quanto prezioso della doc più antica al mondo.
Per disciplinare sono cinque le tipologie di produzione del Falerno del Massico Doc (bianco, rosso, rosso riserva, primitivo e primitivo riserva) mentre i vitigni deputati sono la Falanghina per la tipologia bianco (per almeno l’85%, mentre per il restante 15% (e nel massimo) possono concorrere uve di altri vitigni campani); per la tipologia rosso è previsto l’uso di Aglianico (in un minimo 60%) e di Piedirosso (massimo 40%) e per la restante percentuale (max 15%) possono concorrere altri vitigni campani.
Per la tipologia Primitivo è richiesto l’uso del vitigno Primitivo per almeno l’85%, mentre la restante percentuale (massimo 15%) è consentito l’uso di Aglianico, Piedirosso o Barbera.
Ai calici …
Falerno del Messico Bianco 16 Marzo 2017 Cantina Trabucco.
Cantina Trabucco nasce nel 2003 per volontà e desiderio di Nicola Trabucco, enologo, all’interno di un antico casale di metà ‘800 interamente realizzato in tufo grigio e legno destinato, a suo tempo, a stalla e deposito di attrezzature agricole. Oggi l’azienda è sotto la direzione e conduzione del figlio Danilo.
L’azienda vanta una cantina interrata (9 m s.l.s.), con una temperatura media durante tutto l’anno di circa 10 °C. Un tempo questa era destinata alla conservazione di alimenti deperibili come formaggi, salumi e oli, mentre oggi, completamente ristrutturata, è diventata luogo di affinamento del vino.
Il Falerno del Messico Bianco 16 Marzo 2017 è un calice di Falanghina in purezza allevato a Guyot nella vigna di proprietà denominata Vigna Alessandro situata a 260 mt s.l.m. su un terreno di natura vulcanica ricco di scheletro tufaceo e esposto a sud. La produzione massima viene limitata a 90 quintali ad ettaro. Dopo una soffice diraspapigiatura il mosto fiore viene avviato alla fermentazione a temperatura controllata non superiore a 15° c. Questo vino non svolge la fermentazione malo lattica e prima della messa in commercio resta a contatto con i suoi lieviti per almeno 5- 6 mesi. È sottoposta a diversi batonnage. Il primo filare fu piantata nel 1997 anno in cui nacque il figlio Danilo per cui Nicola decise di dedicargli il bianco mettendo quale nome del vino la data di nascita. Vigna Alessandro, situata a 260 m sul livello del mare, è la vigna dei cru d’azienda (Rapicano e 16 marzo) con terreno tufaceo e presenza di scheletro.
Il 16 Marzo affina in acciaio per cinque 5 mesi per poi ulteriormente affinare in bottiglia altri 30 giorni.
Paglierino luminoso dalla nuance sottile si apre in un corredo aromatico incentrato su toni di fiori bianchi e frutta croccante a pasta bianca. Iris, fiori di arancio, polvere di pietra, zafferano.Pesca bianca. Al sorso è scattante, dinamico e si lascia riassaggiare con piacere. Verticale ma mai scontroso racconta il territorio nelle sue sfumature. Buona la spalla acida e interessante la verve sapida che riesce a conservare sino alla fine del l’assaggio. Buona la chiusura di bocca. Certamente giovane ma dalle buone prospettive.
Falerno del Massico Bianco Vigna Caracci 2014 – Villa Matilde
Villa Matilde è un’azienda vinicola che produce, da oltre mezzo secolo, vini di qualità in tutta la Campania (dall’alto casertano al Sannio beneventano, all’Irpinia). Un percorso legato fortemente alle radici eppure sempre con uno sguardo al futuro fatto di sviluppo, innovazione tecnologica, costante ricerca scientifica. Negli anni 60 Francesco Paolo Avallone, avvocato e appassionato di vini antichi, incuriosito dagli scritti di Plinio, Di Virgilio, di Marziale, di Orazio sul vino Falerno, decise di riportare in vita il leggendario vino scomparso e, dulcis in fundo, fondò villa matilde.
Il Vigna Caracci 2014 è un calice di Falanghina in purezza (biotipo falerna della vigna caracci) che nasce da vigneti di 50 anni situati a 150 m s.l.m. da terreni vulcanici con buona dotazione di fosforo, potassio e micro elementi. La prima annata di produzione è stata la 1989. Dopo una criomacerazione delle uve, parte del mosto fermenta in acciaio e una parte in barriques di Allier di media tostatura per circa 20 giorni. Affina in acciaio e poi in bottiglia per un tempo minimo di otto mesi.
Paglierino intenso dalle venature dorate. Un bouquet di straordinaria finezza e tipicità, ricco e poliedrico. Note salmastre si affiancano ai refoli iodati. Il roteare sussurra tracce di camomilla, ginestra, zafferano. Tutto si fonde in un unicum di estrema eleganza. All’assaggio è complesso e di struttura ma la sua voluttuosità affascina e conquista. Un istrione di classe che si racconta ad ogni roteare in un bilanciato rapporto acido sapido. Territorialità e verticalità i suoi punti di forza.Uno straordinario esempio di qualità, identità e riconoscibilità.
Falerno del Massico Rosso Falè 2014 Azienda Torelle
L’azienda nasce nel 2014 per volontà di Emanuele Guardascione giovane agronomo ed enologo. Nel 2009 il desiderio di produrre vino lo porta ad acquistare dei terreni a Rongorise e nel 2014 a fare la sua prima vendemmia. Nel 2016, inaspettatamente, e prematuramente, Emanuele viene a mancare lasciando nelle mani della sorella il suo progetto e la sua azienda. Giuliana Guardascione eredita il lavoro del fratello e decide di continuare ciò che lui aveva iniziato. Oggi la neonata azienda vanta 3 ha di proprietà con una produzione annua di 15.000 bottiglie. La cantina è a Cascano in un antico oleificio di inizio novecento e l’azienda è in conversione biologica.
L’etichetta del Falè 2014 è dedicata a Emanuele Guardascione e realizzata ad acquerello dall’artista Ludovica Bastianini.
Un calice che invecchia in barriques di rovere francese nella bottaia di proprietà scavata interamente nel tufo a 10 m di profondità.
Rubino brillante. Un aglianico in purezza che racconta immediatamente e senza veli la sua giovinezza e il suo voler essere immediato. Frutta croccante e succulenta, refoli di mora, ribes, ciliegia. Grani di Pepe nero, sottobosco. All’assaggio rivela la sua anima schietta e senza fronzoli. Il tannino ha una buona dimensione e ben si innesta nel quadra acido-sapido. Le spezie accompagnano la chiusura in un buon gioco di coerenza gustolfattiva.
Falerno del Massico Rosso Ariapetrina 2009 – Masseria Felicia
Masseria Felicia è una realtà vitivinicola locale che racconta non soltanto l’amore per il territorio ma anche la dedizione per la propria terra. A Sessa Aurunca frazione Carano località San Terenzano, piccola frazione di Sessa Aurunca, Felicia Brini, laureata in storia del teatro, abituata alla Napoli frenetica, era solita tornare nella piccola tenuta di campagna nei tempi di festa e per salutare i nonni. Sceglie di trasformare la propria esistenza e dedicarsi alla terra come aveva fatto il padre Alessandro dal 1995. Oggi ben 7 ha di proprietà, impiantati a mano a mano nel 1995, 2003 e 2015. Piedirosso Falanghina Gaglianico i vitigni coltivati. Nel passato enologo d’azienda è stato Nicola trabucco, oggi segue il lavoro in vigna Vincenzo Mercurio. I terreni sono di natura vulcanica e l’ azienda è a conduzione biologica. Il calice di Ariapetrina prende il nome dai ritrovamenti di un altare dedicato a San Pietro lungo la facciata del monte Massico.
La vigna che da origine a questo calice ha otto anni ed è di appena 1,5 ha situata a 200 m s.l.m..Nasce dal blend di aglianico (80%) e piedirosso (20%) e fa un lungo affinamento in bariques. Lo scugnizzo di casa Brini si offre in un rubino luminoso e compatto. Regala intensi profumi di frutta rossa matura, spezie dolci, bacche di pepe nero, cuoio. Carruba, tabacco, noce moscata. Al palato è deciso, nerboruto, dinamico e a sprazzi irriverente. Ha carattere e lo dimostra mostrandosi senza mezze misure nel suo tannino e nel suo carattere intraprendente ma sempre piacevole. La freschezza gioca una buona performance e la sapidità allunga il passo fino alla intensa chiusura di bocca.
Falerno del Massico Riserva Campierti 2011 – Cantina Zannini
Produttori di vino fin dal 1800, un filo sottile lega Domenico e papà Carlo oggi continuatori dell’antica tradizione di famiglia. L’azienda vanta un’antica cantina scavata nel tufo dove si rivengono botti in legno e moderne cisterne d’acciaio.
Il Campierti, Primitivo in purezza, nasce da vigne adagiate ai piedi del Monte Massico su un terreno calcareo e argilloso. Un vino che racconta una tradizione lunga di secoli e che, allo stesso tempo, sa essere moderno e tipico. Macera in acciaio e la vinificazione in rosso è a temperatura controllata.
Rubino smagliante. Affiorano all’olfatto sentori di marasca, sottobosco, ribes, spezie dolci. Carruba, pepe nero, mora, piccoli frutti rossi, mirtillo.Al palato racconta tutta la forza del Primitivo e il carattere della sua possenza senza mai dimenticare l’equilibrio del sorso. Gustoso e dal tannino garbato.
I calici di Falerno sono stati accompagnati dalle interessanti e deliziose varietà gastronomiche ideate per l’occasione dallo chef Peppe Daddio della scuola di cucina Dolce e Salato di Maddaloni (CE).
Voleva essere una parmigiana (versione healthy della tradizione)
Cavatelli con ristretto di Falerno Doc (fagioli di Gallo Matese, guanciale e scarola)
Risotto cacio e pepe (con fichi affogati al Falerno Doc)
Torta con pere al vino rosso e cannella (con gianduia e Falerno Doc).
In uno sguardo d’insieme, oggi il Falerno ha ancora tanta storia da raccontare e tanta qualità da comunicare al mondo. L’areale è un piccolo e prezioso angolo di paradiso vocato per posizione e territorio dove ciascun produttore, a suo modo e con la sua storia, s’impegna a perseverare nell’obiettivo qualità.
Infine, come dare torto a Marziale? Raccontava che questo vino fosse immortale perché aveva due capacità: invecchiare e non morire mai!
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