Uva: aglianico, pallagrello nero, casavecchia
Fascia di prezzo: da 15 a 20 euro
Fermentazione e maturazione: legno
Chissà perché ma quando parlo di questo vino, il mio rosso preferito del Sud continentale in questo momento insieme ai Gaglioppo di Sergio Arcuri e Francesco de Franco, mi viene sempre da allargare il giro dei pensieri.
Giovanni è persona colta, misurata, uomo di mondo e di vino. Quando ne abbiamo parlato lo scorso anno ci siamo dilungato sul legno e Sabbie di Sopra il Bosco 2011 ci piacque anche se il consenso della critica non è stato unanime come nelle altre versioni. In effetti, durante la verticale di Roma da Roscioli i dispari hanno sofferto i pari.
Va bene, ma le altezze di cui parliano sono sempre eccellenti e questo rosso estratto dalla poderosa, colta e curiosa carta dei vini messa in piedi da Mario Sposito a Taverna Estia ha dato nuovamente prova soddisfacente.
Adesso l’allargo che devo fare è che questa storia degli abbinamenti è certamente importante nel percorso di educazione al gusto, ma alla fin fine il 99,9 per cento delle persone magna quello che gli piace e lo beve con quello che gli piace. Valga per tutti l’esempio dell’abbinamento della Coca Cola con la pizza napoletana, l’ennesima dimostrazione di come Woland sia tra noi, ancora tra noi, magari dopo aver fatto anche il presidente del Consiglio.
Ma quando hai finito di lavorare alle 23 e in un quarto d’ora dal centro di Napoli raggiungi Maurizio Cortese e Peppe Di Martino a Taverna Estia hai solo voglia di spararti una buona bottiglia indipendentemente da quello che mangi.
Sicché Sabbie 2011 di Nanni Copé volava in piatti opposti.
Come dire da Redzepi a Passard.
Ha sicuramente un problema di coinvolgimento nella parte finale del palato, ma al naso è ricco di frutta, note balsamiche, riferimenti terrosi mentre in bocca è fresco e sapido e proprio grazie a queste due caratteristiche riesce a far dimenticare il suo fisico un po’ gracilino.
Però, cavolo, un vino in assoluta e perfetta forma, giovane e pieno di energia, capaci di dire la propria ancora per molti anni. Vedremo come andrà a finire: ricordo il 1994 di Silvia Imparato che nel corso del tempo bbe la capacità di riallinearsi a molte altri annate.
Ma forse il punto più importante di tutti è un altro: in cantina è finito.
Ps: cosa c’entra il titolo del film vicino al nome del vino nel titolo? Nulla proprio, proprio come gli abbinamenti che abbiamo fatto a tavola. Ma funziona lo stesso:-)
Sede a Vitulazio, via Tufo, 3. Tel. 330.879815. www.nannicope.it. Ettari: 2,5 di proprietà. Bottiglie prodotte: 9.000. Vitigni: aglianico, pallagrello nero e casavecchia.
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