Uva: pallagrello nero, aglianico, casavecchia
Fascia di prezzo: da 10 a 15 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno
Vista 5/5. Naso 27/30. Palato 28/30. Non Omologazione 31/35
Il Sabbie 2009 è il Dorian Gray dell’enologia campana: passano i mesi e mentre noi, intendo Giovanni Ascione and me, invecchiamo visibilmente lui è sempre fresco e arzillo e naturalmente il suo ritratto qualche vino che invecchia per lui.
Lo riprovo nel mare di Capo La Gala su decisione di Giulia Tavolaro e mi continua a piacere da matti. La sensazione piacevole è data una materia prima giovane che scorre facilmente in booca senza lasciarti una sensazione di incompiutezza e di sottrazione, come tavolta capita con vini di buon impatto olfattivo e beva sottile.
Invece il rosso di Giovanni ha tanta materia, ma elastica, come una pizza napoletana, ghiotta e saporita, senza mediazioni dolci se non i sentori di frutta. Insomma, un vino appena entrato in commercio che è un peccato aprire. Confermo il titolo di sei mesi fa e lo lascio, basta scriverne per salivare come un boxer.
Scheda del 12 marzo 2012. Non ho molti dubbi: il rosso di Giovanni Ascione nella versione 2009 è in questo momento il miglior campano. L’ho riprovato ieri sera alla Taverna del Capitano perché cercavo classicità e modernità, eleganza e struttura e sapevo di trovarla, ma non immaginavo che sei mesi di bottiglia avrebbero giovato in modo incredibile a questo vino.
In effetti Sabbie, oltre ad essere espressione di un maniacale lavoro in vigna senza pari dalle nostre parti, gioca la sua partita con un grande vantaggio sui Taurasi e gli Aglianico: è un blend. Questo enorme bonus agricolo e concettuale gli consente di lavorare con un maggiore margine e di porsi in maniera complessa e al tempo stesso facilmente leggile. Il naso croccante di ciliegia, la piacevole nota fumé, le spezie appena accennate sono l’espressione di un uso semplicemente perfetto del legno, per nulla invasivo e centrato. In bocca tutto è giocato sulla freschezza compiuta e non scissa, forse ancora una punta di eccesso annuncia tanta giovinezza e conferma il colore rubino brillante con unghiata ancora violacea. In bocca i tannini sono presenti e ben vellutati, c’è struttura, complessità, lunghezza e intensità.
A differenza dell’Aglianico, c’è perfetta corrispondenza tra quanto annunciato al naso e quel che poi si ritrova in bocca.
Il vino è cangiante di continuo, sempre piacevole ma non piacione.
La giusta mediazione di venti anni di dibattiti, sintesi completa che stacca ogni altra bottiglia ancora impegnata in sentieri già battuti e iperanalizzati. Qui, un po’ come il Montevetrano 1992, si apre invece una nuova frontiera per i rossi campani che ha sulla sua scia alcuni Piedirosso capolavoro fatti da La Sibilla, Contrada Salandra, Agnanum e Cacciagalli: bevibilità e prontezza, nessuna sofferenza, eleganza naturale e non ostentata.
L’eleganza e i tannini consentono a Sabbie 2009 di lavorare molto bene a tavola lasciandoci solo il dubbio sulla possibilità del tempo lungo di valorizzare ancor di più questo blend.
Ma la domanda a questa risposta è affidata, appunto,solo al tempo che deve venire.
Intanto, chi vuole lo stappa e lo beve pronto senza pensare a come sarà. Ed è questo il momento di sintesi moderna tra vini pronti ma piacioni e dopati con merlot e altro o vini da attendere a lungo ma non nella cantina del produttore.
Un grande vino e ci ride il cuore al pensiero che a farlo sia stato un amico.
Ma il vino, a ben pensarci, riflette sempre le persone che lo fanno:-)
Scheda del 19 settembre 2011. Questo vino è un piccolo grande capolavoro nato dalla pignola sapienza in vigna e dagli innumerevoli assaggi picamirondoleschi di Giovanni Ascione. Si tratta cioé di un bicchiere moderno senza essere condannato allo stile retrò o pauperistico, proprio come accade con l’Aglianico del Vulture di Elena Fucci: ha cioé imparato la lezione degli anni ’90 e pur rovesciando lo stile ampolloso e ciccione, fruttato e morbido, non ha però rinnegato alcuni parametri di fondo positivi di quell’epoca che distinguono un vino nato come progetto enologico da uno di mera tradizione territoriale.
Parliamo della pulizia olfattiva, della buona concentrazione, dell’uso della barrique, dell’alcol. Ma è il punto su cui si fissa l’equilibrio a stupire, decisamente a favore di una freschezza fantastica, non scissa, precisa dall’inizio alla fine in una serie esaltante di stop and go dentro il palato dopo aver avvolto il naso di aromi dolci di frutta, note di menta, sciuscelle.
Hai così un vino a metà tra l’eleganza e la finezza dei grandi Piedirosso di Di Meo, Agnanum e Contrada Salandra e la potenza sostenuta della materia dell’Aglianico di Luigi Tecce e Contrade di Taurasi.
Al momento è il vino rosso campano che mi intriga di più, anche se voglio necessariamente aspettarlo per capire se esprime adesso il meglio di se o, al contrario, ha grandi terziari da regalarci in futuro. Il Sabbie di Sopra il Bosco 2008, ad esempio, ha avuto un percorso esaltante all’inizio poi a distanza di un anno si è un po’ ritirato camminando con il freno a mano tirato in bocca. Ovviamente ne seguiamo trepidi l’evoluzione.
In questo momento, invece, il 2009 è un vino perfetto, di ispirazione bordolese, con una bella profondità regalata dai tre autoctoni sulla cui composizione si deve giocare bene per ottenere il grande risultato.
Sede a Vitulazio, tel. 0827.74085. www.nannicope.it. Bottiglie: 8.500. Vitigni: aglianico, palagrello nero e casavecchia
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