Avevamo scritto che la 2016 è una delle annate migliori di sempre, giudizio ben confermato l’altra sera sulla cucina di Domenico Candela all’Hotel Parkes di Napoli. Scegliamo questo rosso che rappresenta il top nella sua categoria in Campania e ritroviamo, se possibile una energia anche superiore al nostro precedente assaggio. Il vino è freschissimo, un anno e mezzo di bottiglia gli ha regalato un assetto sicuramente superiore, con una complessità olfativa impressionante che varia dalla frutta croccante e matura alle note fume, ai rimandi di caffè e liquirizia amara e china. Proprio la nota agrumata è il segno distintivo di questo vino spaventosamente buono che ha appena iniziato il suo percorso. Una delle espressioni più alte di sempre toccate dal rosso in Campania, paragonabile ai Fiano di Antoine Gaita e di Guido Marsella.
scheda dell11 febbraio 2018. Nanni Copè anticipa un po’ i tempi, di qualche mese. I suoi fans si aggirano disperati nelle cantine. Disperati e assetati, le sue 7000 bottiglie di pallagrello nero (con un po’ di aglianico e casavecchia) vengono rapidamente assorbite e lui resta senza. Proviamo allora il 2016 secondo un rituale che ormai è arrivato al nono anno: ci si vede in un ristorante e si chiacchiera, stavolta con la minaccia di fare come Battisti, Mina, ossia ritirarsi al massimo del successo.
Non sappiamo se lo farà, certo non è certo facile fare il vigneron, seguire Centopassi, vivere a Vitulazio e avere la famiglia a Roma, gli anni incalzano anche per Giovanni Ascione, l’eterno fanciullo del vino italiano. Noi speriamo che questo non avvenga mai perchè il suo vino è tra i più buoni in assoluto, come abbiamo potuto vedere anche stavolta in una piccola verticale insieme ad Antonella Amodio sulla cucina di Francesco Sposito a Taverna Estia. Una piccola verticale dalla quale si evince che la 2016 è tra le migliori annate di sempre di questo blend rosso campano, completa, ampia, fresca, pimpante, assolutamente da non perdere.
Intendiamoci, non è migliore perché è l’ultima, come spesso accade quando si fanno gli assaggi e al produttore interessa spingere. Ma perché ricorda molto la 2010 per il suo equilibro raggiunto.
Quella di Sabbie di Sopra il Bosco è una bella storia del vino campano, un po’ anomala perché nasce dalle esperienza di giornalista del vino con progetti molto chiari e soprattutto una visione laica della vita e della vite. E in questo momento di banalizzazione e omologazione la complessità aiuta chi ha la pazienza di aspettare i tempi giusti. E, a proposito di tempi, quanto vive Nanni Copè? Impossibile dirlo, ogni anno che passa migliora, ne riparleremo tra una ventina d’anni.
Chi vivrà, berrà.
www.nannicope.it
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