Via Santo Strato, 10
Tel. 081.7691288
www.ristoranterosiello.it
Sempre aperto, chiuso il mercoledì.
Ferie una settimana a gennaio e una in agosto
Siamo sulla salita più bella del mondo, quella di Posillipo dove, proprio in cima alla collina, di fronte a Capri, c’è il famoso ristorante Rosiello gestito da Salvatore Varriale. Vorrei, se permettete, iniziare dalla campagna che lo circonda, circa quattro ettari di ortaggi, uva, olivi che lo rendono unico nel suo genere in città. Ma anche fuori. Qui l’enologo Michele De Simone ha impostato i nuovi impianti a spalliera di quello che è un piccolo museo ampelografico all’aperto nel cuore di Napoli: falanghina dei Campi Flegrei e del Beneventano, uva Rosa, sangenella, catalanesca (in dialetto posillipino catranesca), piedirosso. Ed ecco i vini di Rosiello: Santo Strato Per‚ ‘e Palummo Campi Flegrei doc fermentato in legno, il rosato e la Falanghina igt, in tutto qualche migliaio di bottiglie vendute esclusivamente ai clienti del ristorante. Anche qui prevale la cultura dell’orto: oltre all’uva Salvatore produce infatti olio dalla cultivar Itrana, verdure, ortaggi, frutta mentre la sorella Carmela provvede personalmente a fare le confetture di fichi e agrumi. La cambusa baciata dal sole a picco sul mare di uno dei ristoranti più accorsati, un presidio della cucina partenopea sempre sospesa tra l’inflenza marinara delle cotture leggere, discrete e quella fantasiosa e opulenta, di necessità si fece virtù, vegetariana. Il ristorante ha vissuto due stagioni: quella strana ed euforica degli anni ’80, meta di politici e molto chic, e quella rurale e misurata degli ultimi anni, legata ai prodotti della terra. Venire qua, cenare sotto il pergolato, resta una delle cose migliori che può regalare Napoli. La cucina è classica, lo stile è sempre stato lo stesso da quando lo segue Salvatore, senza uscite ‘e tririci come si dice: dai sauté di vongole e frutti di mare, agli scialatielli melanzane e provola che vanno direttamente alla gola tanto sono buoni e plenti, le zuppe di ciurilli, di fave, la minestrina maritata d’invenro, il pescato del giorno all’acqua pazza, al forno, il fritto di paranza. Con il freddo il locale cambia volto, sempre all’insegna della tradizione, salcicce e friarielli, tracchiole al ragù, braciole e polpette da estrema unzione, il casatiello. Non parliamo, ovviamente dell’Aversana e del caciocavallo, discreta anche la selezione di salumi. Non si sbraca sui dolci: babà, zeppole, crostate fatte con la propria frutta, sorbetti di agrumi. I vostri amici napoletani vi diranno che è caro, in realtà costa meno di un mediocre ristorante milanese o romano, studieriete l’abbece dario dei veri sapori di Napoli sostando qualche oretta in Paradiso. Venite, fate un giro nell’orto e poi vi sedete. Impagabile. Bacio il cielo.
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