TERRE DEL PRINCIPE
Uva: palagrello e casavecchia
Fascia di prezzo da 5 a 10 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio
Ed ecco l’ultimo nato a casa “dei principi” a Castel Campagnano. Presentato in anteprima a Vinitaly 2009, appena 2000 bottiglie, aspettavo il momento e lo spirito giusto per riassaggiarlo. L’occasione è arrivata con Sorsi di Lune 2010, l’evento annuale delle Donne del Vino della Campania.
Il rosato scorreva a fiumi, ma sono andata diritta da una sorridente Sommelier Fisar per un bicchiere da degustare in un angolo, lontana dalla folla. Questo rosato da pallagrello nero e casa vecchia, Roseto del Volturno, nasce da una vecchia idea di Manuela Piancastelli per due ragioni una storica, di affezione, infatti, con Peppe Mancini sono stati i primi a declinare questi due vitigni del casertano in rosa, prima della nascita di Terre del Principe. Poi, Manuela è una fan dei rosati che ritiene vini versatili, intriganti e che si prestano a molte interpretazioni.
Ergo, con la dolcezza e la “capa tosta” che la contraddistinguono, ha convinto “il principe” a fare una prova con appena 2000 bottiglie già andate a ruba. Nasce da uve casavecchia e pallagrello nero della vigna di Monticelli (terreni sabbiosi-argillosi con le arenarie di Caiazzo) e fa una leggera macerazione sulle bucce, giusto un paio d’ore per estrarre un po’ di colore, visto che entrambe le varietà sono cariche di antociani, quindi bisogna prestare attenzione al momento giusto per la svinatura. Il mosto viene fermentato come un bianco, in acciaio, dove svolge la fermentazione.
Le uve di Pallagrello e Casavecchia arrivano in cantina sempre perfettamente mature e integre, grazie alla maniacale cura quotidiana delle vigne, così la fermentazione genera un notevole sviluppo alcolico, il che rende questo rosato un po’ anomalo nel panorama della tipologia, fatta di vini, spesso meno alcolici e strutturati. Proprio questa carica glicerica, bilanciata da una decisa freschezza lo rende unico, accattivante e di piacevole beva, con il corpo del rosso (arriva dalle stesse vigne del Castello delle Femmine con il medesimo blend al 50%) e un palato possente quanto elegante, ben pensato per la nostra cucina di mare e di terra, ricca di pomodoro e sapori decisi.
Penso al Tortino di Baccalà e pipi cruschi di Antonella Iandolo della Maschera di Avellino, alla zuppa di cicoria e vellutata di fave di Maria Rina del Ghiottone, a piatti di crostacei importanti, a una tradizionale zuppa di mare, ma, anche alle lagane e ceci di Giovanna Voria di Corbella , o, su formaggi semi stagionati.
Il colore è accattivante, rosa antico che – racconta Manuela – mi ricorda, con un pizzico di nostalgia, la cipria di mia nonna. Al palato è avvolgente, fresco, sapido e con lo stesso equilibrio del Castello delle Femmine. Il nome è di fantasia, prosegue la “principessa”: ha la stessa radice del nome di mia madre Rosalia ed evoca il colore della rosa, con l’aggiunta del Volturno che è il fiume che segna il territorio, così come in Francia gli Chateaux devono guardare l’acqua. Ancora un bel tiro messo a segno dal “principe azzurro” di Lady Pallagrello, stavolta in rosa.
Questa scheda è di Giulia Cannada Bartoli
Sede a Castel Campagnano, contrada Mascioni, Tel 0823.867126, www.terredelprincipe.com Enologo: Luigi Moio Bottiglie prodotte: 55.000 Ettari: 11 di proprietà. Vitigni: pallagrello bianco, pallagrello nero e casavecchia
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