Che i rosati abbiano rivoluzionato il mondo del vino pugliese, trainandolo al successo e contribuendo a costruire l’identità della Puglia del vino, è una verità da manuale che apprendiamo dai primi livelli del corso da Sommelier. Quello su cui sarebbe interessante riflettere è cosa è accaduto dopo.
A me sembra che il rosato abbia sì rivoluzionato la Puglia trasformandola, come accennavo, da regione “serbatoio” per i vini del nord che reclamavano le sue uve nere e i suoi vini carichi, a regione con sua precisa identità e dignità vinicola. Ma anche che, oggi, i produttori pugliesi abbiano contribuito – a loro volta – a rivoluzionare lo scenario rosa in Italia offrendo un rosato, specie quello da Negroamaro, salato e di corpo tanto da suggerire abbinamenti più spinti e approfondimenti più elaborati all’altezza di vini rossi e bianchi da invecchiamento. Non solo, una tale impostazione ci consente di costruire una nostra identità slegata da quella dominante francese (e, meglio ancora, provenzale) sostanzialmente fondata su rosati delicati nel colore e nell’anima. Ecco perché, a mio avviso, il rosato del sud è e deve restare, nonostante la recente tendenza alla “delicatezza”, un vino goloso e sostanzioso al punto di spingersi, in extremis, ad una verticale.
È quello che è accaduto in occasione di Radici del Sud 2018, nel corso del press tour organizzato per la stampa internazionale quando, la tappa presso la Cantina Garofano ci ha riservato una sorprendente verticale del loro rosato Girofle (chiodi di garofano in francese, per richiamare il nome aziendale), annate 2011, 2013, 2014, 2015, 2016, 2017 e che, evidentemente e inevitabilmente, è stata foriera di profonde riflessioni.
Cosa è accaduto nei bicchieri? Ferma restando l’immediatezza e la succosità dell’ultima annata (2017), il vino ha retto benissimo lo scorrere degli anni stabilizzandosi, dopo le ultime 2 annate più recenti, su un colore ramato luminoso. I vini continuavano ad evolvere nel calice richiedendo continue integrazioni degli appunti di degustazione più che in altre occasioni. I tratti specifici li analizziamo sorso per sorso anche considerando l’andamento delle singole annate.
La Cantina Garofano
Azienda di famiglia fondata nel 1995 da Severino Garofano, personaggio chiave nel panorama del sud, e i figli Renata e Stefano che ne ereditano lo stesso impegno e la medesima passione non solo per il mondo del vino ma per un territorio e una specifica varietà: il Negroamaro dal quale producono 3 vini oltre al rosato in questione.
L’azienda si trova a Copertino (LE), nel cuore del Salento e, più precisamente, nella Masseria Li Monaci, complesso rurale che prende il nome dai Monaci provenienti dall’Oriente i quali avevano organizzato delle attività agricole. Ad oggi lavora su 16 ettari di vigneto (di proprietà) e produce circa 150.000 bottiglie l’anno (di cui 50.000 di rosato).
La verticale di GIROFLE Rosé Salento IGP Rosato Negroamaro
Girofle 2017
Annata decisamente irregolare con periodi eccezionalmente lunghi sia di caldo sia di freddo e caratterizzata da una cronica mancanza di piogge sia in estate sia in primavera.
Il vino si presenta color corallo, brillante. Al naso è molto giovane e intenso con note di ciliegia e pompelmo rosa su uno sfondo di macchia mediterranea. Un rosato come siamo abituati ad immaginarlo seppur di grande sostanza in linea con il carattere di cui sopra. In bocca il frutto è quasi esplosivo; fresco, asciutto, accattivante, di medio corpo.
Girofle 2016
Annata ottima con abbondanti piogge in inverno e primavera che hanno consentito il giusto accumulo di riserve idriche per affrontare la calda estate mitigata dai venti freschi e asciutti del nord.
Ancora corallo seppur con riflessi vagamente aranciati. Al naso si presenta più “scuro”: terroso, vagamente vegetale con una nota di radici, poi soffi di cipria su uno sfondo di lavanda; evidente anche la nota salmastra. Il sorso è più “piccolo” del 2017, più teso, ad ogni modo materico, con retro di cappero.
Girofle 2015
Annata irregolare con temperature estive sopra la media nonché temporali e pericolose grandinate.
Il colore inizia a virare sul ramato su cui si stabilizza, ma con una bellissima luce. Al naso offre subito una nota liquorosa che ricorda il fragolino della nonna ma resta abbastanza soffuso con ricordi di noce e cenere. Al sorso è rispondente e decisamente sapido.
Girofle 2014
Annata difficilissima, molto piovosa e umida.
Purtroppo il mio campione è ridotto. Capita anche ai migliori
Girofle 2013
Annata molto buona: le piogge che hanno colpito la penisola pare abbiano risparmiato, almeno in parte, il Salento.
Ramato, luminoso. Un calice sorprendente. Liquirizia, melograno, rosmarino ed erbette secche insieme ad un leggerissimo tocco “foxy” che non distoglie l’attenzione. Introverso, si apre lentamente nel bicchiere in cambio di un’espressione gustativa composta con tocco salato e retro tostato. Piuttosto tipico, abbastanza caldo, avvolgente.
Girofle 2011
Annata eccezionale caratterizzata da una regolare siccità e buon tempo anche nel periodo della vendemmia.
Ramato, sorprendentemente luminoso. Più contenuto dei precedenti con nota liquorosa al naso, chiodi di garofano, thè agli agrumi. Sapido, ancora teso e con buona persistenza.
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