di Paolo Mazzola
Antonello Coletti Conti è un’anima molto importante del Cesanese…, le cui origini rivendica con orgoglio: le famiglie Coletti e Conti hanno dato infatti ben 4 pontefici alla nostra storia .
Si interessa a fondo di viticultura, iniziando l’avventura aziendale solo nel 2003, sebbene avesse un nonno materno enologo.
Ha reinvestito nell’antico podere “La Caetanella” , in zona Anagni, a meno di 1 km dall’omonima uscita dell’autostrada Napoli- Roma. La cura della vigna ,con un’estensione di 20 ha ,occupa un ruolo predominante nella sua attività essendo convinto assertore che la qualità del vino si fa essenzialmente in campo ; lunghi filari di cordone speronato , orientati nord sud, con una densità di impianto di 5050 piante/ettaro ed una resa di 50/60 q.li/ha per il Cesanese di Affile destinato al Romanico, e 65-70 q.li per il Cesanese di Affile destinato all’Hernicus.
Per favorire la competizione radicale e contenere il vigore vegetativo è presente un inerbimento permanente dell’interfilare.
Sono presenti altri vigneti, con uve a bacca rossa di varietà internazionale, come Cabernet Franc , Cabernet Sauvignon, Syrah, Merlot e Petit Verdot , destinati alla produzione del Cosmato, elegante rosso IGT dell’azienda..
I vigneti a bacca bianca, fra cui il Manzoni bianco, la Passerina ed altri, sono destinati alla produzione dell’Arcadia e di un nuovo bianco a base di Passerina, che vedrà la luce nel 2012.
Vinifica solo il 20-25% delle uve prodotte e vende ad altri vinificatori la parte rimanente.
Camminando fra i filari Antonello mi racconta la storia recente del Cesanese di Affile , varietà a bacca rossa più importante del Lazio.
Negli anni ‘70 erano iscritti all’albo della DOC circa 500 ettari, pian piano poi ridotti alla fine degli anni 90, a soli 60 ettari ; ma da allora , grazie anche al lavoro di Andrea Franchetti, che riteneva fermamente che dal vitigno si potesse fare un grande rosso, c’è stata una buona ripresa, culminata con il riconoscimento della DOCG qualche anno fa.
Abbiamo degustato il Romanico Cesanese del Piglio DOCG, prodotto di punta dell’azienda in circa 5000 bottiglie annue.
L’uva viene raccolta ad una maturazione di 25 Brix per un prodotto finito che ha fra i 15 e i 16 gr. alcolici, in funzione della resa in fermentazione, caratteristica abbastanza variabile di anno in anno.
Il ciclo produttivo inizia con la deraspatura, senza pigiatura, fermentazione innescata da lieviti selezionati e macerazioni lunghe fino a circa 30 gg.in barrique nuove di rovere francese, maturazione e affinamento prima in barrique e poi in bottiglia, da 1 anno a 18 mesi in funzione delle caratteristiche del vino.
Il nome Romanico è nato in pochi giorni; infatti il vino si doveva chiamare “Badia della Gloria”da una piccola Badia di Anagni costruita da un antenato della famiglia.
Poco prima di iniziare a produrre le etichette, però, si rese conto che il nome era simile a quello dell’azienda dell’altro grande produttore di Cesanese Casale dello Ioria, per cui, dopo rapide consultazioni anche con Paolo Perinelli, nacque il nome Romanico in omaggio al bel pavimento cosmatesco raffigurato in etichetta.
Le degustazioni si sono svolte in una casa biodinamica a basso consumo energetico, bell’esempio di sviluppo sostenibile, progettata e realizzata dal fratello di Antonello.
Abbiamo provato bottiglie di 3 annate: 2009, 2008 e 2007.
Romanico 2009
Imbottigliato il 17 Agosto, è un vino ancora decisamente giovane. L’annata è stata difficile, con una maturazione fenolica non ottimale. Colore rosso rubino denso, olfatto avvolgente, dove fa capolino qualche nota alcolica , predomina il fruttato da confettura di ciliegia rossa matura, poi spezie, pepe, cera d’api e humus di sottobosco. Al gusto ha una buona morbidezza e risulta fine ed elegante con tannini levigati e ben assorbiti, ed una buona sapidità. Antonello predilige come stile aziendale un’alcolicità sopra le righe anche per equilibrare bene l’astringenza dei tannini del Cesanese .
Romanico 2008
Parte da fuoriclasse, con un olfatto complesso dove si mescolano sensazioni di frutta rossa matura a humus, terra, fungo appena colto e poi spezie pepe e tabacco. Anche al gusto è completo e gioca su più descrittori. La morbidezza è l’elemento centrale, ma ha un’acidità non trascurabile, una importante sapidità ed una bella chiusura leggermente astringente che lo incattivisce al punto giusto. Un’annata veramente notevole.
Romanico 2007
Ha una storia in cantina più complessa: una macerazione di 60 giorni. Intense sensazioni olfattive anch’esse giocate sul frutto e sulle sensazioni terrose. Cede qualcosa all’assaggio, pur rivelando una buona freschezza ed una discreta chiusura astringente, ma non raggiunge le vette di complessità e l’amalgama del 2008.
Dai un'occhiata anche a:
- Tutto il fascino di Fontanafredda: dalla storia all’ospitalità e il Barolo di Serralunga
- Fattoria Il Capitano a Pontassieve, un’azienda coltivata con passione
- Masterclass Champagne presso la Champagneria Popolare di Napoli: Storia, Servizio, Selezione e Abbinamenti
- La Falanghina del Sannio, dieci etichette selezionate dalla Guida del Mattino 2024
- Una giornata da Nicola Mazzella a Ischia: degustazione di Vigna del Lume
- Una Verticale di Eccellenza: 5 Annate di Franciacorta Riserva Palazzo Lana Extrême Berlucchi al Ristorante Quattro Passi di Nerano
- Verticale del Fiano di Avellino Linea Tradizione Di Meo dal 2022 al 2006
- Valpolicella: l’identità territoriale dei vini Farina si consolida attraverso sperimentazione e sostenibilità