Trattoria Etruria
Via Etruria, 39 (San Giovanni)
Tel. 06 7720 2454
Aperto a pranzo e a cena
Chiuso: domenica
di Virginia Di Falco
Trattoria a gestione familiare, solo cucina romana. Formula secca, non ci si può sbagliare.
Chissà quante ancora ce ne saranno così, nei diversi quartieri della Capitale, soprattutto quelli meno centrali.
Una cosa è certa. L’ultimo decennio di nuove aperture, con posti moderni o modernissimi, cosiddetti ‘multifunzionali’, aperti da mattina a notte, non hanno scalfito l’efficacia di questa di vecchia formula. Anzi. Sono ormai molti i locali che stanno riproponendo quello che è diventato un vero e proprio modello: pochi piatti, in gran parte mutuati dalla tradizione e con ingredienti o prodotti di recupero, calendario e lavagna a sostituire menu pre impostati e plastificati. Il tutto in ambienti arredati in maniera molto semplice e confortevole.
La famiglia di Gianluca De Santis questo modello lo applica con successo da 7 anni in via Etruria 39, strada del quartiere popoloso di San Giovanni, a cinque minuti da piazza Re di Roma, e che dà il nome alla trattoria.
Il bisnonno di Gianluca faceva già l’oste, a Trastevere, nei pressi di Campo de’ Fiori, dove era nato, e dove suo figlio continuò a portare avanti l’attività. Poi il papà, Claudio, aprì sempre in quella zona, una delle prime tavole calde negli anni ‘70 e vi rimase per circa un decennio.
Gianluca, a sua volta, dopo circa vent’anni di ristorazione collettiva ha deciso di raccogliere nel migliore dei modi l’eredità della sua famiglia aprendo una propria trattoria di vera cucina romana insieme alla mamma Rosella ed ora anche ad una delle sue tre giovanissime figlie.
L’esperienza, dunque, è quella di tre generazioni, con la quarta che si affaccia in sala, già con piglio sicuro.
Una sala con circa 35 coperti, tovaglie a quadri, arredo quasi spartano. Una delle pareti occupata dalla lavagna del menu del giorno, con tutti i piatti della cucina romana scritti fitti fitti nell’ordine che detta il calendario: martedì e venerdì pesce, giovedì gnocchi, e così via.
La pasta tirata a mano, poi, è un vanto di famiglia. Non è difficile, la mattina, sbirciando attraverso le vetrate della trattoria, assistere allo spettacolo della signora Rosella che prepara le fettuccine col matterello. Le trovate sempre tra i primi: tenaci e irregolari per spessore e lunghezza, proprio come quelle di casa. Servite con le classiche rigaje di pollo oppure – nella versione appagante che abbiamo provato – con crema di broccoletti, guanciale e pecorino. Tra i primi, oltre alla sacra triade cacio e pepe, carbonara e amatriciana, anche ravioli con pomodorini e basilico, strozzapreti con zucchine romanesche, guanciale e pecorino (ai quali avrebbe giovato una dose più generosa di guanciale e meno formaggio, che copre troppo i sapori), rigatoni con la pajata.
Anche per i secondi piatti e i contorni non si esce dal seminato romanesco: vitella alla fornara, polpette al sugo (che vanno a ruba), saltinbocca, coda, abbacchio, una trippa più che discreta, e, ancora, puntarelle con le alici (molto buone e croccanti), cicoria ripassata, carciofo alla romana tenero e ben eseguito. Nel complesso una cucina semplice, quasi casalinga, dunque riconoscibile, solo leggermente alleggerita ma che resta ricca e gioiosa come ci si aspetta in trattoria, dove non si esita a portare prontamente il secondo cestino di pane perché a lasciare il sugo nei piatti si fa peccato.
Sul vino non c’è la stessa attenzione che invece si nota sull’olio e, più in generale, sulla qualità della spesa. La maggior parte della clientela si affida alla mescita, tuttavia i proprietari non dicono no al diritto di tappo.
In sala il servizio, giovane e spedito, non manca di accortezza e consigli, contribuendo in maniera sostanziosa al nome di un indirizzo solido e piacevole.
Nota finale. L’esperienza non potrà dirsi completa se non si chiude con il cremosissimo zabaione della casa, con – o senza – lingue di gatto.
Soddisfatti e contenti, con una spesa che non arriva a 30 euro.
Trattoria Etruria Roma
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