Sant’Isidoro Pizza & Bolle
Via Oslavia, 41
Tel. 06 8982 2607
Aperti a pranzo e a cena. Sabato e domenica solo la sera.
di Virginia Di Falco
Ho ricominciato a uscire un po’ alla volta. Lo ammetto. E senza molta convinzione. Sono una persona fortunata, avendo un lavoro (e una casa) a prova di lockdown e forse – ho pensato – la sindrome della capanna deve averla avuta vinta sulla curiosità e il piacere di mangiare fuori.
Di certo non sono ancora pronta per quei posti che prevedono degustazioni lunghe, con descrizioni dei piatti lunghe e attese ancor più lunghe.
Così ho cominciato ad annusare l’aria con le pizzerie. Qualcuna già la conoscevo bene, qualcuna meno. In almeno un paio di casi la ripresa ha coinciso purtroppo con dei grossi scivoloni, sulla qualità della pizza, del servizio, persino del beverage. Ancorché piuttosto delusa, ho deciso di non scriverne: prima ancora che pizzerie sono delle piccole imprese che escono con le ossa rotte da 3 mesi di chiusura. Stare su un Blog a discettare di impasto deludente o drastica riduzione dell’offerta di birre artigianali è semplicemente da idioti.
Ecco perché, allora, sono doppiamente contenta di parlare di una pizzeria che non conoscevo, aperta a Roma lo scorso dicembre, e che mi è piaciuta davvero tantissimo.
Sant’Isidoro Pizza & Bolle si trova nel quartiere della Vittoria, a ridosso di Prati.
La sala è moderna, con al centro un gigantesco bancone per cocktail e mescita, geometrico e austero. Le due pareti più grandi sono in realtà scaffali illuminati pieni di bottiglie. Insomma, qui gira tutto intorno al bere, mentre il forno (Valeriani) e la cucina sono piuttosto nascosti. E dunque si capisce sin da subito l’idea all’origine del locale, che forse potrebbe anche chiamarsi Bolle & Pizza.
I tavoli fuori sono quasi tutti pieni, ma con i miei amici scegliamo di sederci dentro: il fuori sull’asfalto dei marciapiedi, accanto alle auto parcheggiate, per me è sempre un «no, grazie».
Dentro, oltretutto, si sta benissimo: i tavoli sono ben distanziati, le sedute sono comode. Mise en place minimale, come deve essere in pizzeria, ma con i bicchieri da bollicine che mettono di buon umore anche ancora vuoti.
Menu sintetico ed efficace. Fritti, bruschette e poco meno di 10 pizze classiche. E anche per le otto pizze della sezione ‘Eccentriche’ non c’è bisogno dell’interprete.
Il vero invito a rilassarsi, però, viene dalla mescita del giorno e, soprattutto, dalla carta: frizzanti, spumanti, champagne e Franciacorta; due paginette due di bianchi e di rossi; e poi piccola lista di birre, gin, rhum, whisky, vermouth. Un servizio competente, giovane e veloce. Condivide le informazioni, non le recita annoiato; ha un sorriso e un’anima.
La pizza. Senza tanti giri di parole: una delle più buone provate a Roma. Base sottilissima, umida ma non scomposta, sostiene perfettamente la farcia. Cornicione gonfio, ma lieve e non panoso, sta al suo posto senza invadere il campo e si lascia mangiare. Non resisto e chiedo di dov’è il pizzaiolo. Napoletano. Vabbè. Goal.
Dopo aver pagato, mi affaccio per una foto: sono due ragazzi giovanissimi, il capo pizzaiolo, di Napoli, si chiama Giovanni Nesi; il suo aiuto è romano, Fabrizio Resparambia. Che bravi.
Una Capricciosa filologica, che fa fare un giro pazzesco alla memoria degli over 40 (figuriamoci agli over 50); la classica “fiori e alici” con una crema di alici di Cetara da svenimento per quanto buona e ben dosata; e, infine, la pizza dedicata a Mazara, fantastica, con le sferzatine di amaro del lime a bilanciare grassezza e golosità di gamberi e burrata. Deve essere vero, come dice il mio amico di Mazara del Vallo, che i migliori gamberi rossi a casa sua non li riesce a mangiare perché li portano tutti a Roma.
I prezzi delle pizze vanno dagli 8 euro (della margherita) ai 15 delle più elaborate. Da bere, che bellezza, si spende quanto si vuole e quanto si può.
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