Il ristorante Metodo Classico ha chiuso. Lasciamo la scheda per archivio.
Virginia Di Falco
Allora. Qui funziona così. Solo pesce. Sempre fresco. Raggio di provenienza: le poche miglia tra Terracina e Civitavecchia. Il menu non è scritto. E mai lo sarà: cambia a seconda di cosa decide il mare, quindi inutile fissare su carta le onde. Il «biglietto da visita» sono i circa venti piccoli antipasti. Crudi e cotti. I primi piatti, invece, sono sempre e solo quattro. I secondi dipendono dal pescato. Così è, se vi piace.
Non vi dirà molto di più, ma lo farà in una sala arredata con gusto e circondata dai fiori freschi dei quali si occupa personalmente, Samba Gaetani Lovatelli d’Aragona, proprietaria, insieme allo chef Marco Salis, di uno dei posti gourmet più trendy della capitale.
Siamo in zona Flaminio, a due passi il capolavoro straordinario di Zaha Hadid. L’ingresso del locale è caldo e accogliente, si dimentica subito l’anonimo palazzone che lo ospita. L’ambiente e il servizio sono volutamente informali. Ma nulla è li’ per caso. I tulipani e i lilium sono scelti con cura, come le luci e gli arredi. Qui “classico” non è solo il metodo per le bollicine, ma anche il registro seguito in cucina e, più in generale, l’indirizzo che detta lo stile.
La carta dei vini contempla circa 500 etichette (ma, ci spiega Samba, gran parte sono andate esaurite durante questi giorni di festa e quindi a lei non va di presentarla sguarnita. Ci fidiamo, noblesse oblige). Col timore di sentircele recitare a voce tutte circoscriviamo nella richiesta almeno l’areale. Con competenza ci suggerisce a voce tipologia di vitigno, caratteristiche e costo.
Si comincia dunque con la sequenza di antipastini. Tante monoporzioni di pesci, pescetti e crostacei. Tutti ben eseguiti, molto semplici e senza fronzoli. Maniera classica, appunto. Qualità e freschezza fuori discussione. Ombrina con zucchine alla scapece, gambero su salsa tzatziki, crostino con baccalà mantecato, scampo su nuvoletta di patate, arzilla su crema di broccoli, crostino con passata di bieta e arzilla fritta; mini panini fatti in proprio con mini burger di tonno.
Tra i quattro primi piatti, ne scegliamo uno rosso e uno bianco: tonnarelli con gamberi rossi e paccheri al pesce bianco e limone (versione del giorno con la spigola). Gli altri due in carta, ancora un rosso e un bianco, sono: linguine con scampi e spaghetti alle vongole veraci. La pasta ha il giusto punto di cottura, sapore e sapidità. Il pomodoro del piatto rosso si vede e si sente, ma non è aggressivo con i crostacei. Volendo optare per un secondo piatto si poteva scegliere tra fragolino, sarago, spigola, gamberi e gamberoni, mazzancolle, sogliola. Griglia o padella.
Per chiudere, tortino al cioccolato e cannolo siciliano aperto con crema di ricotta. Conto sui 55 euro. Se vi piace, così è.
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