Osteria Palmira a Roma
Via Abate Ugone,29
Tel. 06 58204298
Aperto tutti i giorni a pranzo e a cena
osteriapalmira.it
di Virginia Di Falco
E’ stato un bel ritornare il nostro pranzo all’Osteria Palmira. Complice il passaparola di amici e appassionati concordi nel riconoscerle un miglioramento non solo in cucina, ci siamo seduti a tavola belli carichi.
La sala interna e la parte verandata sono sempre molto ben curate, a partire dalle piante all’ingresso, a dimostrazione che a Roma ‘dehors’ si può anche non tradurre in «tavoli disposti alla meno peggio sul marciapiedi». L’arredo è semplice e genuino, oggi molto più accogliente; le sedie da vecchia trattoria coabitano con il conforto dei pannelli fono-assorbenti; la cantina (ampliata e rinverdita) è a vista; il servizio professionale, con il tocco coinvolgente che riserva la gestione familiare.
Senza tanti giri di parole la regina dell’osteria è lei: l’amatriciana. Imperdibile.
Famiglia di Amatrice, guanciale di Amatrice, pecorino di Amatrice. Non a caso una amatriciana con atmosfera incorporata. Non è tanto il servizio nella zuppiera bianca anni Cinquanta, che ormai si trova un po’ dappertutto. E’ proprio la mano sicura che si legge nel piatto, ricco, pieno, completo. Pomodoro avvolgente ma ben dosato, proprio come il formaggio. Guanciale che ha restituito sapore eppure non è spento, tantomeno esausto. Forchettate al dente, davvero golose e appaganti.
Il menu manda a memoria le ricette tradizionali della cucina romana, con attenzione a quello che la campagna offre di stagione, con una interessante varietà di piatti vegetariani, come le polpette di pane e cicoria, la panzanella e il polpettone di verdure. Oltre, ovviamente, a tutte le declinazioni del quinto quarto, fegatini in testa.
Da non perdere le polpette di bollito, servite con salsa verde e cicoria ripassata. Le ricordavamo molto buone, le abbiamo (ri)trovate davvero speciali. Frittura croccante e pulita, dentro morbide e gustose.
Ci siamo tornati in giugno e dunque abbiamo approfittato delle lumache di San Giovanni, con sughetto da scarpetta di ordinanza.
Non male l’ossobuco, che perde un po’ con la salsa alle carote in verità. Ma trovarlo in carta è sempre una gioia. La carne viene acquistata da fornitori di fiducia e non si sbaglia a scegliere una tagliata oppure un roastbeef, dalla cottura centrata.
Una cucina concreta, affidabile, solida. Forte internamente dei riferimenti familiari e forte nella gestione complessiva grazie ai rapporti coltivati negli anni con tanti piccoli produttori di Amatrice e del Lazio.
Non chiudete pranzo o cena che sia senza affrontare con coraggio la fettona di torta ricotta e visciole: frolla spettacolare, ricotta rustica il giusto, visciole veraci. Ci sbilanciamo a dire che non teme la concorrenza del forno Boccioni al Ghetto. Provare per credere.
Conto medio sui 40 euro, per una gioia a tavola molto oltre la media.
qui la nostra prima scheda del 27 marzo 2015:
di Virginia Di Falco
L’Osteria Palmira festeggia proprio in questi giorni i suoi primi due anni. Eppure, sebbene sia di recente fondazione, ha tutte le caratteristiche della consolidata osteria di quartiere. Sarà la gestione familiare, con un’ospitalità e qualche angolo della sala che ricordano l’atmosfera casalinga, oppure sarà la barra dritta su tradizione romanesca e amatriciana. Sta di fatto che Claudio e Assunta Rocchi, aprendo la loro attività a Monteverde, hanno voluto fare omaggio ai genitori (Palmira è il nome della madre) che dalla metà degli anni Cinquanta hanno fatto gli osti in via del Boschetto nel rione Monti.
Una grande specchiera come nelle sale da pranzo di una volta, un bel bancone di legno all’ingresso e una grande veranda dove sulla lavagna troneggia un cartello di Amatrice, giusto per dare subito le coordinate di prodotti e cucina.
Si parte con antipasti che sono una selezione rigorosa di ciò che offre la regione e, soprattutto, il territorio di Amatrice, a partire da salumi e formaggi.
Ma sono soprattutto i primi piatti e le zuppe il vero punto di forza del locale: dagli gnocchi ricci di Amatrice col sugo di castrato alle fettuccine tirate a mano con i durelli di pollo; dagli spaghetti all’amatriciana, fatti molto bene, alla classica minestra romanesca di pasta spezzata con broccolo e arzilla, ricca di sapore. Sostanziosa, per condimento e quantità anche la gricia, qui proposta con le mezze maniche, al giusto punto di cottura.
Sfiziosi, tra i secondi, la scamorza con il prosciutto e il tortino di patate, entrambi passati al forno nel coccio di terracotta. Tenere, asciutte ma non secche le costolette di abbacchio impanate e fritte. Il bonus va però alle polpette di bollito cotte al forno, tenerissime, con la crosticina perfetta che non fa rimpiangere la frittura. Qui vengono servite con insalatina mista e salsa verde della casa; l’olio extravergine della Sabina e dell’agro pontino vengono serviti a parte.
Il menu percorre dunque tutte le possibili strade della cucina di territorio, dedicando una pagina alla provenienza dei prodotti e dei presidi Slow Food (da quest’anno l’osteria è anche in Guida).
Il servizio è familiare, premuroso, anche se con qualche piccola défaillance da fine servizio. La cucina schietta ed immediata, i tempi rilassati, qualche buona etichetta di vino che si accompagna a diverse birre artigianali ne fanno un punto di riferimento – fuori dai soliti giri – per gli amanti della cucina romana.
Si chiude con dolci davvero casalinghi, come la crostata con confettura di visciole o prugne, le pere cotte nel vino, il tiramisù servito in barattolo, cremoso e con la giusta dose di caffè; oppure con i gelati artigianali. Conto sui 35 euro.
OSTERIA PALMIRA
Via Abate Ugone, 29
Tel. 06.58204298
Aperto: a pranzo e a cena
Chiuso: mai
www.osteriapalmira.it
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