La Tavernaccia da Bruno a Roma
Via Giovanni di Castel Bolognese, 63
Tel. 06 5812792
Aperti a pranzo e a cena
Chiusi il mercoledi
www.latavernacciaroma.com
Conto medio sui 40 euro
La Tavernaccia da Bruno a Roma
Via Giovanni di Castel Bolognese, 63
Tel. 06 5812792
Aperti a pranzo e a cena
Chiusi il mercoledi
www.latavernacciaroma.com
Conto medio sui 40 euro
di Virginia Di Falco
Per quanto plurivaccinati contro il virus del ‘nuovismo’, per cui cadiamo poche volte nella trappola delle nuove aperture, senza dare cioè modo ai locali di assestarsi e tirare fuori il meglio di sè (se del meglio c’è), capita ogni tanto di trascurare validi posticini storici.
E’ il caso della Tavernaccia da Bruno, osteria romana tra la stazione di Trastevere e Testaccio, aperta dal 1968, dove mancavamo da un bel po’.
In realtà si tratta di un punto di riferimento della cucina tradizionale romanesca, con una caratteristica piuttosto rara: la consigli spesso ad amici e parenti e ogni volta ti confermano di essersi trovati molto bene. Davvero una costante eccezionale.
Gli anni passano, in cucina c’è sempre Giuseppe Ruzzettu e senza segni di stanchezza. Non si è persa la voglia di selezionare con cura produttori e aziende e di presentarli in carta (salumi e formaggi, innanzitutto), così come la curiosità enologica, col risultato di una lista dei vini solida e vivace.
Il servizio è molto accogliente, quasi alla buona, verrebbe da dire, ma perchè sincero e senza fronzoli. Forse con le due sale piene va un po’ in affanno, almeno nella fase iniziale, ma poi l’esperienza fa rientrare tutto nei tempi giusti.
Gli antipasti non sono mai una sequela di piatti buttati un po’ li’ per placare la fame, come purtroppo accade in tante osterie romane: curate ed eseguite con ottimi ingredienti le bruschette: sia quelle con il lardo e miele che quelle farcite con carciofi, ricotta e crema di topinambur; di buona qualità la mozzarella di bufala campana con pomodorini che sanno di pomodorini.
Tra i primi piatti una amatriciana molto ben equilibrata per sapori e sapidità, con il guanciale rosolato ma non rinsecchito e i rigatoni che non muoiono affogati nel pomodoro.
La gran parte dei secondi, a partire dal celebrato maialino con patate, godono della cottura (o ripassata) nel forno a legna, sin dall’inizio uno dei tratti della cucina della Tavernaccia. Buona pure la trippa fojolo in bianco con spezie e pecorino, anche se avrebbe giovato non servirla in pezzi così grandi.
Una cucina nel complesso solida e rassicurante, gioiosa, che continueremo a consigliare.
Conto finale con un buon rapporto tra qualità e prezzo, siete sui 40 euro.
Qui di seguito la scheda della nostra prima visita del 16 aprile 2015:
di Virginia Di Falco
Alla Tavernaccia, autentica osteria romana situata in un angolo a dir poco strategico – tra Testaccio, Trastevere e Porta Portese – hanno ancora tutti la faccia della felicità, dopo il ritorno ufficiale della pajata nei menu della capitale. A quasi 15 anni dallo scandalo della mucca pazza, infatti, l’alto burocrate di turno ha dato la benedizione formale e definitiva al via libera di uno dei piatti più amati dai romani.
D’altro canto, qui da Paola e Patrizia Persiani le ricette classiche della tradizione romanesca sono sempre state il punto fermo da quando il padre Bruno aprì nel 1968. Da qualche anno, dopo una ristrutturazione che ha reso i locali più ampi e luminosi, le due sorelle hanno raccolto il testimone di un posticino che ha mantenuto la sua caratteristica originaria di trattoria verace senza rinunciare a qualche prudente innovazione.
Intanto, un senso dell’ospitalità davvero genuino, con il sorriso delle due sorelle in sala che è davvero l’espressione del piacere di accogliere. Qui spiegare la particolarità di un prodotto, l’origine di un piatto, il perché di una ricetta, è considerata la parte bella del lavoro, il modo più naturale di far sentire un ospite come a casa. Con curiosità e passione, senza retorica.
Fiori freschi ai tavoli e sul grande bancone all’ingresso sono il tratto gentile che convive in armonia con il pentolone di trippa sul tavolo di servizio, dove si affetta il pane al momento. Il forno a legna per le pizze serve anche per cuocere e tener calde le pietanze. In cucina, la mano tranquilla di Giuseppe Ruzzettu, il marito sardo di Patrizia, che infatti non a caso fa un maialino al forno da dieci e lode.
Si comincia con affettati e formaggi selezionati tra produttori soprattutto regionali e che lavorano in aziende bio, o con piccoli piatti sfiziosi come la lingua o i nervetti. Nulla della cucina del quinto quarto viene tralasciato e le ricette povere, poverissime, sono eseguite con mano sicura e rispettosa.
Rigatoni con la pajata, oppure all’amatriciana, gnocchi con il sugo di castrato, ovviamente carbonara e cacio e pepe. Ma anche una gustosa lasagna che per sua – e soprattutto nostra – fortuna non ha conosciuto il calore ustionante di un forno a microonde. Di sapore ma anche ben equilibrate nel condimento le pappardelle al cinghiale.
Anche per i secondi piatti, tra involtini e quinto quarto, rispettato tutto il decalogo capitolino, come nel caso della tenera vitella alla fornara con patate.
Nella sala, arredata molto semplicemente, il servizio gira in perfetta sintonia con la cucina; i vini – una sessantina di etichette, prevalentemente da viticoltura biologica – così come le birre, vengono rinnovati con passione e competenza e con prezzi che invitano alla degustazione. Si chiude con qualche delizia siciliana, in primis cassata o cannoli, oppure con i dolci amalfitani di Salvatore De Riso.
Insomma: in maniera convinta e soddisfatta, si può aggiungere un altro capitolo al volume sulle osterie romane che nel corso degli anni sono riuscite a rinnovarsi senza perdere autenticità.
LA TAVERNACCIA DA BRUNO
Via Giovanni di Castel Bolognese, 63
Tel. 06 5812792
Aperti a pranzo e a cena
Chiusi il mercoledi
www.latavernacciaroma.com
Conto sui 35 euro
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