di Virginia Di Falco
Ho un po’ di amici, romani e non, che sono clienti affezionati di Silvio alla Suburra. Mi ripromettevo di andarci da un bel pezzo anche perchè ci passo davanti ogni volta che ho voglia di un buon panino da Tricolore Monti.
Siamo in via Urbana, rione Monti, conosciuto come Suburra (Svbvra) nell’antica Roma quando era un popoloso quartiere scelto dal re di origine etrusca Servio Tullio la propria residenza.
Dal 1988 Silvio e la sua signora portano avanti questa osteria pizzeria con un menu praticamente enciclopedico nel senso che fa concorrenza a Wikipedia per ciò che concerne i classici della cucina romana e di quella italiana. O meglio, di quella che ci si aspetta che ci sia in una osteria italiana.
La carta è quindi innanzitutto un abecedario della tradizione romanesca: pajata, trippa, animelle, amatriciana, carbonara, puntarelle, rognoncino e così via. E poi ci sono gli evergreen, ai quali ammetto che ho cominciato da poco a guardare con rispetto. Primo perchè se ci sono piatti che sopravvivono a tutte le stagioni bisogna sempre chiedersi il perchè con curiosità intelligente e non con acritico snobismo. Massimo Bottura docet. E Moreno Cedroni pure. Secondo perchè – fatta ovviamente salva la qualità media dei prodotti – se una ricetta supera per trenta o quaranta anni la prova del palato di un cliente o un turista (meglio se viaggiatore) che ritorna per mangiarla non vedo perchè non farla trovare e riprovare. E qui da Silvio non avrete che l’imbarazzo della scelta: tortellini con panna piselli e funghi, tortellini in brodo, ragù alla bolognese, vitello tonnato, e via rimembrando.
Insomma, qui si viene per mangiare senza fare tante storie e senza storcere il naso. Non si re-interpreta nulla. Si esegue. Ma lo si fa con mestiere, con un servizio pratico, veloce e cortese. E con un rapporto qualità prezzo che piace ai romani ma anche ai tanti stranieri che da qualche tempo hanno cominciato a leggere con cura le ricevute fiscali del centro storico prima di tirare fuori il portafoglio.
Sala e tavoli esterni sono quelli che ci si aspetta, tovaglie a quadrettoni incluse. Le due salette interne sono ampie e si sta più più larghi di fuori, alle pareti scaffali con qualche buona etichetta laziale e nazionale, soffitto con le travi in legno, piantine di basilico ovunque.
Su un tavolo centrale dopo l’ingresso, al buffet in bella mostra come usava una volta, sperlunghe di melanzane farcite, zucchine, cipolline in agrodolce, olive condite con il peperoncino, funghi arrostiti, patate o pomodori al forno, peperoni in padella, zucca grigliata.
In cucina la mano è robusta ma bene impostata. La carbonara è buona, ben condita anche se gli spaghetti li avrei tirati su un minuto prima. Anche le fettuccine al pomodoro sono una buona scelta: callose il giusto e leggermente irregolari così come vengono con lo “stennerello” (mattarello) che dà il titolo ad un interessante capitolo del menu: quello della pasta con la sfoglia tirata a mano. Da non perdere le maltagliate con cozze, pecorino e fave (cotte e conservate a suo tempo: quindi le trovate anche fuori stagione).
Esecuzione classica per i saltimbocca alla romana, teneri e non eccessivamente sapidi come spesso si incontrano. Da manuale il pollo con i peperoni. Scelta praticamente infinita di primi piatti, secondi di pesce e di carne, quinto quarto in testa, ovviamente. Io ho scelto la specialità della casa: le lumache alla romana, con l’acciuga, il pomodoro, la mentuccia e un’idea di aceto.
Un piatto, la «ciumacata», che si preparava una volta per la festa di San Giovanni, il 24 giugno e che qui da Silvio si trova tutto l’anno grazie ad un allevamento di fiducia nel viterbese. Sapore deciso per una sfizioseria da gustare lentamente nell’attesa che un po’ di venticello faccia dimenticare il colpo di coda dell’afa estiva.
Chiuderete con un gradevole tiramisù casalingo e un conto sui 30 euro.
Osteria della Suburra – Da Silvio
Via Urbana, 69
Rione Monti
Sempre aperto, a pranzo e a cena
Chiuso il lunedi
Tel. 06.486531
www.osteriadellasuburra.com
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