di Virginia Di Falco
Una piacevole conferma, a otto anni esatti dall’apertura, per la cucina delle Tre Zucche al Portuense. Dallo scorso gennaio, inoltre, i soci Federico Chessa e Fabrizio Sepe (uno in sala, l’altro in cucina) hanno aperto anche una fornitissima bottega lì accanto, completa di forno, con pane, pizze e dolci.
L’ambiente delle due sale è raccolto, arredato in maniera semplice, con colori tenui che ricordano le possibili sfumature verso il giallino chiaro chiaro di alcuni tipi di zucche. In diverse parti delle sale le bacheche con le bottiglie. I vini che trovate in carta sono tutti di buon livello e con ricarichi onesti. E anche la scelta al bicchiere è proposta con l’intento di suggerire il miglior abbinamento possibile ai piatti.
Il servizio colpisce per garbo e perfetto coordinamento con la cucina, e così i tempi sono quelli giusti, anche nel pienone del sabato sera. Pane fragrante, focaccina e grissini gustosi (il cestino costa 2 euro).
E veniamo alla cucina. Il menu parla una lingua molto comprensibile, spaziando tra lievi rivisitazioni della tradizione romanesca e laziale e qualche guizzo di fantasia.
Dopo un crostino di benvenuto al salmone e polenta, il primo antipasto, un voulevant di polenta farcito di baccalà mantecato su guazzetto nero e calamari che mantiene in un buon equilibrio la rusticità del baccalà e polenta, con il mare forte e deciso del nero di mollusco. Profumata e appagante la vellutata agrumata di patate con la tartare di gamberi rossi.
Nella media per sapore e profumi, ma anch’essa di ottima qualità, la zuppa di fagioli di Acquapendente – una delle varietà di legumi preferite dallo chef – servita qui con cavolo nero e crostini al ciauscolo.
Tra i primi piatti: gnocchetti di patate e zenzero con calamaretti spillo, indivia riccia e mandorle tostate. E ci sentiamo di segnalare un ottimo sugo utilizzato per condire la più classica delle richieste di un bambino a tavola: la ‘pasta al pomodoro’.
Senza sorprese la variazione di baccalà (in pastella, alla romana e con finocchietto e olive) mentre vale l’assaggio, per gli amanti del genere, la quaglia farcita: il petto viene bardato di pancetta insieme alle patate affumicate, e le coscette sono servite con foie gras e castagne.
Si chiude con biscottini dal forno di bottega, gentilmente offerti, e una bella scelta di dolci al cucchiaio, tra i quali un cremoso tiramisu’ espresso (anche in versione ‘mini’ per chi crede di aver esagerato).
Nell’insieme una cucina piuttosto equilibrata ma non noiosa, esecuzioni senza sbavature. L’importanza della scelta e della qualità della materia prima (stagionale laddove possibile) viene fuori in ogni piatto, quasi a sottolineare il manifesto dei due soci fondatori. Il tocco lieve, anche nelle ricette più tradizionali, e un pizzico di fantasia contribuiscono a lasciare una sensazione di gradevolezza.
Alla carta sui 50 euro. Menu degustazione (minimo per due persone) a 35.
Via G. Mengarini, 43
Tel. 06. 5560758
Aperto a pranzo e a cena.
Chiuso: domenica sera
www.letrezucche.it
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